I dieci brani da conoscere se volete capire (e amare) i Nirvana
Sono trascorsi ormai trent’anni dall’esplosione del fenomeno Nirvana. Il trio – Kurt Cobain, Krist Novoselic, Dave Grohl – ha segnato la storia della musica rock come pochi altri complessi. Interpreti di quella forma di rock alternativo definita grunge e colorata dal malessere esistenziale della poetica di Cobain, hanno cambiato tutte le carte in tavola per quanto riguarda il rock mainstream degli anni ’90.
Pur proponendo una musica aggressiva, nichilista, cinica e a tratti brutale, le canzoni dei Nirvana lasciano in realtà trasparire tutta la sensibilità e l’esigenza espressiva di un artista tormentato, quale Cobain era. La sua necessità: parlare dei mali del mondo, che erano anche i suoi, per tramite di quella che per lui era una specie di musica punk mischiata ad influenze classiche e melodiche.
Tre album, alcuni singoli extra e un disco live leggendario. Questo tutto ciò che i Nirvana hanno potuto regalare al mondo, prima della tragica fine del loro leader e del tramonto di un intero genere e di una intera concezione della musica. Per molti, addirittura la “morte” del rock. Sono passate tre decadi e ancora non abbiamo dimenticato. Ecco le migliori canzoni dei Nirvana.
10. Polly, 1991
Una delle più delicate ballad acustiche degli anni ’90: parla di uno stupro, dal punto di vista di uno stupratore. Un pezzo incredibilmente rivoluzionario, provocatorio e, non c’è da sbagliarsi, detrattore di tutta una bella fetta della cultura occidentale e degli Stati Uniti, quella sessista e maschilista, che Kurt condanna senza se e senza ma.
9. Sliver, 1990
Forse la canzone più “punk” tra tutti i successi dei Nirvana, questo brano semplice racconta il ricordo spiacevole (e chiaramente ingigantito) di una permanenza “forzata” dai nonni. La debolezza e l’impotenza della fanciullezza si ritrovano nell’energia punk scomposta e mal gestita dell’adulto che, come il bambino, non può fare a meno di sfogare le proprie insicurezze gridando, fuori di sé.
La visione particolarmente sarcastica che Cobain ha della moderna adolescenza, un misto tra malizia interessata e triste ingenuità, mescolate insieme in una concezione del futuro e delle nuove generazioni che, per lui, non può che essere tetra. Si parla, chiaramente, anche di ricordi d’infanzia suoi propri e di traumi passati, che con il presente creano un ponte fragile e traballante.
7. You Know You’re Right, 1994
L’ultima, grande traccia della band, pubblicata postuma e con estremo ritardo solo nel 2002, ma registrata nel 1994. Difficile guardare oltre il suono di questo brano: in qualche modo, non si possono concepire dei Nirvana “successivi” a quello che sentiamo qui, anche perché abbiamo un suono talmente oscuro e privo di speranza che ci è davvero impossibile immaginare un “dopo”.
6. Heart-Shaped Box, 1993
Celebre per la sua alternanza tra strofa leggera ma inquietante e refrain al vetriolo, questa canzone rappresenta l’apice della raffinatezza nichilista nel percorso di espressione di Cobain. Ogni nota è un capolavoro, così come l’indecisione espressa dalle alternanze tra le parti di batteria e dal cantato lamentoso e avvelenato che decorano il tutto. Un buco nero, più che una canzone: bellissimo, ma tremendo da guardare direttamente.
5. Come As You Are, 1991
Vero è che il riff di chitarra della canzone somiglia molto a quello del brano Eighties dei Killing Joke, ma è anche vero che qui Kurt lo sfrutta per il tratteggio di una propria visione personale particolare e concreta che ne giustifica, in qualche modo, il “ladrocinio”. Pezzo centrale della tracklist di Nevermind, è uno dei pezzi rock più coinvolgenti e ritmati di tutta la discografia del gruppo.
Semplicemente Kurt Cobain che, con un sarcasmo velato da incurabile malinconia (o viceversa), si “scusa” per come lui è. Si scusa di essere sè stesso, suo più grande orgoglio ma anche sua più grande croce. Non c’è scelta: dall’esistenza fedele alla propria natura emerge solo sofferenza. Questo straordinario pezzo lo comunica con elegante forza, tra atmosfere acustiche, grida laceranti e un finale decrescente da leggenda.
3. Rape Me, 1993
Una delle canzoni più forti, certamente, tra tutte quelle scritte da Cobain. Ma non per questo una di quelle meno riuscite, anzi. Poche altre tracce tra quelle dei Nirvana esprimono una disperazione tanto evidentemente amara, consegnata ad un ironia arrendevole che constata la pochezza della realtà circostante senza speranze per l’avvenire.
2. Lithium, 1991
Altra traccia fondamentale di Nevermind, questa canzone vede Kurt celebrare un benessere mentale artificioso e fittizio, ricercato come fuga da un’esistenza tanto tremenda da richiedere costanti sedativi (metaforici o meno). In tutto questo, uno dei più famosi riff del chitarrista, e un refrain che è solo un grido di gioia e dolore simultanei. Difficile non parlare di genio, decisamente difficile.
1. Smells Like Teen Spirit, 1991
Semplicemente, una delle canzoni rock più celebri di sempre. Irresisitibile, energica, criptica, coinvolgente, apparentemente rude ma in realtà attentamente prodotta, questa traccia è in assoluto la più famosa, chiacchierata e discussa di tutta la produzione del trio. L’eredità del brano supera qualunque commento vi si possa ricamare sopra. Semplicemente: “Here we are now / Entertain us”: è storia, ormai scritta.