Lo scorso 17 settembre è uscita l’attesissima stagione 3 di Sex Education, la serie britannica di Netflix, tra le più apprezzate della piattaforma on demand.
Una delle ragioni del suo successo è sicuramente il pubblico diversificato: Sex Education piace ai giovanissimi, ai millennials e pure ai loro genitori, nonostante parli prevalentemente dei primi.
Le prime due stagioni ci hanno intrattenuto ed emozionato. Ci siamo insomma genuinamente affezionati alle vicende di Otis (Asa Butterfield) e Maeve (Emma Mackey), che si improvvisano consulenti sessuali nella loro scuola.
Con l’arrivo della terza stagione è doveroso però fare qualche considerazione in più sulle direzioni della serie: sarà all’altezza delle nostre aspettative oppure si prepara al triste ma comune “salto dello squalo”?
Ma andiamo per ordine.
Moordale: un universo colorato e sospeso nel tempo
La terza stagione di Sex Education si conferma originale e colorata, con i suoi verdissimi paesaggi e gli outfit sgargianti (una nota di merito ai vestiti stupendi di Gillian Anderson, madre di Otis ndr).
I personaggi, sia i ricorrenti che le new entry, fanno risplendere le loro diversissime identità, anche grazie alla fotografia fresca e alla regia in generale. Si conserva insomma quel magnetismo tipico di Sex Education, tanto che, come al solito, poco ci importa di capire in che anno ci si trovi e dove esattamente. L’universo di Sex Education è volutamente sospeso e fiabesco.
Sex Education: la Trama
Nel finale della seconda stagione avevamo lasciato Otis e Maeve alle prese con un tipico impasse amoroso, che ci ha fatto mordere le unghie e tenuto in sospeso in attesa dei prossimi sviluppi sentimentali tra i due.
Nella terza stagione li ritroviamo impegnati nelle rispettive vite con le proprie ambizioni e, soprattutto, alle prese con dei nuovi interessi romantici. Intanto alla Moordale Secondary School c’è un cambio di guardia: arriva un’inquietante preside “rivoluzionaria” decisa a cancellare la depravazione e il sesso dalla scuola.
Ma Sex Education dà spazio anche ad altri personaggi, rendendoli sempre tutti in qualche modo protagonisti. Nella terza stagione troviamo ad esempio Eric (Ncuti Gatwa) e Adam (Connor Swindells) impegnati a gestire la loro nuova relazione “ufficiale”. Inoltre ci sono tanti sviluppi anche per gli altri nostri eroi, Ola, Lily, Aimee e l’atletico Jackson, che dovranno affrontare le loro relazioni mentre cercano la loro identità e il loro posto nel mondo.
Nel mondo degli adulti, invece, la mamma di Otis (Gillian Anderson) ha qualche sopresa in arrivo, che la porterà a scendere a compromessi con il suo stile di vita, per com’è sempre stato. Insomma, una trama noiosa non è sicuramente nelle corde di Sex Education.
Sex Education: la Recensione senza Spoiler
Un mondo diverso ma fatto (solo) di sesso
Il sesso, ovvimente, resta al centro di tutto. Anzi, diventa addirittura una reputazione per la scuola Moordale che comprensibilmente deve combattere (sebbene controvoglia) con la nomea di “scuola del sesso”. Non c’è propriamente da stupirsi: sembra che tutte le situazioni sessuali possibili – utili espedienti per la “lezione” del giorno – accadano a quegli studenti. Spesse volte sono anzi problemi e curiosità sessuali che troverebbero posto in una puntata di Sex and The City, più che in una scuola secondaria britannica.
All’apice (esasperato) delle loro tempeste ormonali, soprendiamo gli studenti a limonare con foga in ogni angolo e addirittura ad accoppiarsi in pubblico senza che nessuno dei coetanei se ne soprenda poi troppo. Che scuola, la Moordale Secondary!
Devono averlo pensato anche gli autori che nell’ultima puntata mettono un’esclamazione simile in bocca al simpaticissimo Eric, che becca gli ennesmi compagni in flagrante.
Ma la strizzata d’occhio non basta ad ignorare l’analogia un po’ grottesca tra adolescenti e sesso, che rischia di essere svilente e semplicistica rispetto alla realtà. Insomma, non proprio tutti i problemi degli adolescenti ruotano intorno a questo e gli altri temi – che ci sono – trovano pochissimo spazio e vengono presto dimenticati.
Purtroppo, sappiamo bene (come altre serie netflixiane come “Tredici” ci insegnano) che l‘adolescenza è un età estremamente complessa, proprio per la moltitudine di problemi che possono presentarsi. Alla luce di questo, il focus sul sesso della terza stagione, ancora maggiore delle precedenti, può risultare quasi stucchevole.
Sebbene quindi questa stagione di Sex Education resti coerente a sè stessa, il monotema sessuale e altri pattern narrativi ripetuti rischiano quasi di rompere quell’incantesimo di leggerezza. Così che diventa più difficille ignorare anche che degli adolescenti, verosimilmente, non possonoessere così maturi in fatto di sesso, neanche con una buona educazione sessuale.
La paura di rovinare l’atmosfera fiabesca
Questa monotonia tematica, per quanto ancora gradevole, si unisce ad un altro aspetto di Sex Education che comincia un po’ a vacillare: sono tutti un po’ buoni e nessuno mai veramente cattivo.
L’esempio lampante in questa stagione è quello della preside Hope, che incarna indubbiamente tratti di crudeltà, ma della quale si sottolineano subito i problemi personali e l’aspetto emotivo. Ne deriva un personaggio che dovrebbe porsi come villain, e invece diventa un ibrido indefinito, mostrando un po’ di mancanza di coraggio da parte degli autori.
Insomma, sembra esserci la paura di non rovinare né polarizzare mai l’atmosfera fiabesca di Moordale, dove moltissimi sono gli spunti per una tensione drammatica, ma sempre appena accennati e subito risolti, spesso in modo sbrigativo. Come le due rotture sentimentali della stagione, finite – entrambe – a tarallucci e vino.
Nonostante ciò le avventure di Otis, Maeve e i loro amici non smettono di strapparti qualche sorriso e – non si sa bene come – di farti luccicare gli occhi. In fondo, non puoi fare a meno di tifare per loro e apprezzare che gli autori spingano, seppure in uno scenario chiaramente surreale, temi delicati come la sessualità LGBTQ+ e l’identità di genere, sensibilizzando chi guarda sulla loro bellezza e complessità.
Sex Education, in definitiva, continua ad essere una visione a cui vale la pena dedicarsi. La stagione 3 si conferma un piacevole passatempo che non manca di emozionare e non annoia, pur mostrando molti limiti a livello di evoluzione drammatica.
Aspetteremo comunque la stagione 4 (ancora non confermata) sperando che la serie tenga il suo ritmo e corregga le direzioni incerte verso un finale degno delle prime stagioni.