Nevermind – La Spiegazione dell’album dei Nirvana che ha fatto la Storia

La nostra analisi di un album simbolo di una generazione

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30 anni di Nevermind – Spiegazione dell’album dei Nirvana

2. In Bloom

Passando al secondo brano di Nevermind in scaletta, nonché quarto e ultimo singolo estratto – In Bloom – non ci sono particolari differenze significative tra il testo scritto sui diari e quello che è diventato poi il testo ufficiale della canzone.

Probabilmente qui Kurt Cobain aveva già le idee molto chiare sul significato che voleva attribuire al brano. Si tratta sostanzialmente di un attacco ai finti fan che li seguono in concerto e cantano le loro canzoni in coro senza capirne il senso (il titolo originale del brano infatti avrebbe dovuto essere “Don’t Know What It Means”).

La sottile ironia di Cobain sta nel fatto che questo messaggio viene veicolato a sua volta attraverso un ritornello da cantare in coro – e non a caso si tratta proprio di uno di quelli più orecchiabili e cantabili di tutta la produzione della band:

“He’s the one who likes all our pretty songs
And he likes to sing along
and he likes to shoot his gun
But he don’t know what it means”

Nel terzo verso viene lanciata una frecciata anche a un certo tipo di pubblico machista fatto di gente a cui “piace sparare con la pistola”. Un elemento, quello delle armi da fuoco, che purtroppo continua a ritornare come triste presagio involontario della sua morte.

Allo stesso modo, anche l’elemento dell’anti-machismo cobaiano è riscontrabile da più parti: Kurt era pur sempre quello che aveva dichiarato “Non sono gay ma vorrei esserlo per il solo desiderio di far incazzare gli omofobi” e infatti da giovane andava in giro a scrivere “Dio è Gay” sui rimorchi dei camion di Aberdeen (frase che poi ritornerà anche nel finale del brano Stay Away ). Inoltre, nelle note di copertina di Incesticide aveva fatto scrivere:

“Se odiate gli omosessuali, le persone dalla pelle di colore diverso o le donne fateci un favore: restate fuori dalle palle! Non venite ai nostri concerti e non comprate i nostri dischi.”

A ulteriore conferma, nel video ufficiale del brano di Nevermind si alternano le immagini – fintissime – dei membri della band sul palco dell’Ed Sullivan Show – gentili, pacati e vestiti di tutto punto – inframmezzate da quelle molto più realistiche di loro tre che demoliscono gli strumenti con indosso abiti da donna, grazie ai quali riescono a esprimere la loro vera natura.

3. Come As You Are

Altro singolo e altro brano da Nevermind in cui si fa riferimento a una pistola – in questo caso negandone il possesso (And I swear that I don’t have a gun), ma instillando ugualmente nell’ascoltatore il dubbio che si tratti di una sorta di ossessione dell’autore – è Come As You Are.

Anche in questo caso il “verso pistolero” sembra essere un po’ slegato dal resto del brano che invece parla a suo modo di alienazione e accettazione del diverso attraverso un susseguirsi di immagini contraddittorie: “Vieni come sei, come voglio che tu sia”, “Prenditi il tuo tempo, fai in fretta”, “Come un amico, come un vecchio nemico”.

In particolare c’è una di queste immagini che è particolarmente potente e merita un’ulteriore approfondimento, ovvero:

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Come doused in mud, soaked in bleach
Vieni immerso nel fango, impregnato nella candeggina

Per chi non lo sapesse si tratta di una storpiatura di una vecchia campagna sulla droga di Seattle con cui si invitavano le persone tossicodipendenti a lavare le siringhe con la candeggina per ridurre i rischi di contrarre l’HIV.

Lo slogan originale “If doused in mud, soak in bleach” è stato trasformato da Kurt in modo da renderlo una sorta di inno sull’accettazione dell’altro indipendentemente dall’aspetto e dalle apparenze – non importa che tu sia ricoperto di fango o sterilizzato nella candeggina, vieni come sei.

Anche qui non manca, quindi, il riferimento più velato alla droga e di conseguenza non poteva mancare pure quello alle armi da fuoco. Kurt Cobain nel testo “giura di non averla”, eppure la pistola è sempre lì e la si vede chiaramente anche all’inizio del video della canzone mentre precipita sul fondo della piscina.

Nel testo scritto sul diario c’è anche un’ultima frase cerchiata in maniera evidente che però non è stata usata:

Hai detto che io ti ricordo come sarai domani.

Una frase ambigua che gioca col tempo e rimane lì sospesa tra passato e futuro, come una storia spezzata.

4. Lithium

L’ultimo singolo in ordine di apparizione su Nevermind – ma terzo in ordine di uscita temporale – s’intitola Lithium, in riferimento al medicinale prescritto per la cura del disturbo bipolare.

Ancora una volta, quindi, la questione dell’assunzione di sostanze che intervengono sulla percezione della realtà è una parte fondamentale del brano, al punto da esser scelta come titolo.

Si tratta di un brano in cui ogni verso sembra essere al tempo stesso triste e felice – “Sappy” (ovvero Sad + happy) direbbe Kurt Cobain, giusto per citare il titolo di un’altra sua canzone. I famosissimi versi iniziali ne sono un esempio lampante:

I’m so happy ‘cause today I found my friends
They’re in my head
I’m so ugly, that’s okay, ‘cause so are you
Broke our mirrors

Sono così felice perché oggi ho trovato i miei amici,
sono nella mia testa
Sono così brutto ma va bene così, perché lo sei anche tu
e abbiamo rotto i nostri specchi

Stando all’interpretazione data da M. Azzerad, il brano parla di un uomo che cerca di elaborare il lutto della donna amata e per superare il dolore si affida alla religione, trovando così un finto conforto che gli consente di tenere a bada l’istinto suicida. Gli amici che ha nella testa sono dunque una proiezione extra-terrena di un qualcosa che fa capo alla fede religiosa (Light my candles in a daze ‘cause I’ve found God).

Per altri invece potrebbero essere un riferimento a Boddah, l’amico immaginario che Kurt Cobain si era “creato nella testa” quand’era piccolo per fronteggiare la sua solitudine e superare il divorzio dei genitori.

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Lo stesso Boddah a cui è dedicato il famoso biglietto d’addio lasciato da Kurt prima di iniettarsi una quantità di eroina capace di stendere un cavallo e spararsi un colpo di fucile alla nuca, lasciando girare nel lettore cd l’album dei R.E.M. Automatic For The People.

Un disco sulla morte. E non è difficile immaginarsi il fantasma di Michael Stipe che da dietro la porta gli urla Let Me In (il brano che i R.E.M. dedicheranno alla morte di Kurt). Dai diari leggiamo ancora:

I Nirvana non sanno decidersi se essere Punk o R.E.M.
L’indecisione può spesso a volte uccidere un gruppo e
I Nirvana hanno tendenze suicida

Nel brano, in realtà, questa volta la pistola non c’è, o meglio non viene menzionata, ma è qualcosa che aleggia nell’aria, proprio come la nebbia di Milano citata in quel famoso film di Totò: c’è ma non si vede.

Il protagonista è chiaramente un uomo sull’orlo di una crisi, lo si capisce da una frase che ripete più volte (forse nel tentativo di autoconvincersi) – I’m not gonna crack, non cadrò a pezzi.

La frase è posta a conclusione di tutti i versi che compongono il ritornello o quello che potrebbe essere considerato un ritornello – o suo prolungamento distorto tanto quanto il suono della chitarra di Kurt Cobain:

I like it, I’m not gonna crack
I miss you, I’m not gonna crack
I love you, I’m not gonna crack
I killed you, I’m not gonna crack

In particolare c’è quest’ultimo verso – I Killed You , I’m not gonna crack – che non si capisce bene a chi sia destinato, ma trattandosi di un brano sul disturbo bipolare potrebbe benissimo essere rivolto a sé stesso. Comunque sia, il verso presuppone che un colpo sia stato sparato e a rimanere accasciato alla fine del brano nel video della canzone, così come nella vita vera, sarà lo stesso Kurt Cobain.

In conclusione, per tirare le somme, potremmo estendere a tutto l’album Nevermind una riflessione fatta da Simon Reynolds a proposito di Smells Like Teen Spirit. Secondo il grande critico inglese la canzone dei Nirvana sarebbe potuta diventare una Anarchy in The Uk degli anni ’90 se solo non fosse stata intrisa di quell’ironia amara derivante dall’ambivalenza del titolo, che di fatto la fa sprofondare nello sconforto e nel fatalismo apatico della generazione X.

La differenza è che mentre i fan dei Sex Pistols cantavano “non so cosa voglio, ma so come ottenerlo” (Don’t know what I want / But I know how to get it), quelli dei Nirvana si limitano a dire “quello che voglio lo trovo difficile o è difficile da trovare…e comunque sia non importa”.

Nevermind è diventato così un album-simbolo di una generazione confusa e sconfitta che non solo non sa cosa vuole, ma che molto probabilmente non avrebbe avuto la forza di prenderselo, nemmeno se lo avesse saputo.

“I found it hard, it’s hard to find, oh well, whatever, never mind”.