Il Voyager Golden Record è un doppio album studiato per fare conoscere la nostra cultura e i suoni del nostro mondo agli “alieni”
Come sapete, nel 1977 la sonda Voyager 1 è stata lanciata dalla NASA verso l’esterno del Sistema Solare e fino allo spazio interstellare, dove del resto si trova oggi. Oltre alla missione di ricerca scientifica che la sonda dovrà compiere, si è pensato di sfruttarla anche in un altro modo. Rispondendo cioè alla domanda: “E se una civiltà aliena la trovasse?”
Sappiamo bene che la presenza di vita aliena al di fuori del nostro pianeta è tutt’ora un’ipotesi: non verificabile, ma neppure smentibile a priori. Quindi, i responsabili del progetto hanno pensato bene di far partire a bordo della sonda anche un disco, tutto d’oro, contente suoni e rumori del nostro pianeta.
Si chiama il Voyager Golden Record e oltre a musica, rumori e suoni contiene una serie di informazioni anche grafiche sulla nosra civiltà. Veniamo alla parte che ci interessa: cosa potrebbero udire degli eventuali extra-terrestri su questo album? Ovviamente, prima di tutto dovrebbero capire come farlo funzionare. Le istruzioni ci sono e del resto ci si aspetta che la civiltà che lo ritrovi sia tecnologicamente avanzata.
Il disco si apre con un messaggio di saluto pronunciato in inglese dal segretario delle Nazioni Unite del 1977, Kurt Waldheim. Seguono saluti veri e propri in 55 lingue, le più parlate del mondo, ma anche lingue antiche come il sumero e il latino. Il saluto in italiano, enunciato da Debby Grossvogel, recita: “Tanti auguri e saluti”.
Il disco contiene poi vari suoni caratteristici del nostro pianeta e della nostra specie, compresi cani che abbaiano, tuoni nel cielo e canti di uccelli, ma anche una registrazione di Codice Morse, il rumore di un treno e suoni di passi. Un comitato presieduto da Carl Sagan ha selezionato i suoni, assieme alle canzoni che menzioneremo tra poco.
Si arriva quindi alla musica. Come rappresentare la produzione musicale e sonora di un intero pianeta con tradizioni e culture varie e diverse? Facile: prendendo composizioni fondamentali dalle culture di tutte le nazioni. Alcune scelte sono abbastanza ovvie: per l’Austria, per esempio, c’è secondo atto de Il Flauto Magico di Wolfgang Amadeus Mozart.
Gli Stati Uniti presenziano invece per esempio con una modernissima registrazione rock and roll: la canzone Johnny B. Goode di Chuck Berry, uno dei brani fondativi del genere, risalente al 1958. L’Italia purtroppo qui non è presente, mentre gran parte delle altre musiche incluse sono registrazioni di composizioni folk e tradizionali tipiche di popoli antichi di paesi come Zaire, Perù e Cina.
Fanno eccezione grandi capolavori della musica classica come La Sagra della Primavera di Igor Stravinsky, o la quinta sinfonia di Beethoven. Va detto che i criteri non concedono lo stesso spazio a tutti i paesi, ma si può dire che più culture possibili sono rappresentate: ci sono anche un canto Navajo, il famoso brano tradizionale bulgaro Izlel ye Delyo Haydutin, e così via.
Leggenda vuole che Carl Sagan in persona avrebbe insistito per inserire nel disco anche Here Comes the Sun dei Beatles (1969), ma che la casa EMI avrebbe rifiutato. Ma altri testimoni sostengono che la canzone sarebbe proprio rimasta fuori da ogni criterio di selezione. Il che è un vero peccato.
Una copia del Golden Record si trova anche sulla sonda gemella di Voyager 1, cioè Voyager 2, lanciata poco prima. Attualmente, come si diceva, entrambe le sonde hanno lasciato definitivamente il Sistema Solare e si trovano nello spazio interstellare: i primi due oggetti umani a raggiungere questo traguardo. Smetteranno di funzionare nel 2025 ma il loro viaggio continuerà per sempre. Qualcuno, o qualcosa, le troverà mai?