Dopo l’11 settembre 2001 si ritenne prudente non trasmettere in radio parecchie canzoni che potessero ricordare l’evento o esprimere sentimenti anti-americani. Ecco quali erano
11 settembre 2001. Le torri crollano e il mondo cambia. Il cambiamento più immediato, almeno negli Stati Uniti, riguarda la decisa reazione dell’amministrazione Bush di fronte a quanto avvenuto. E non solo: un po’ in tutto il paese si diffonde un’ondata di patriottismo che, come ricordiamo, raggiungerà livelli estremi specie nella prima metà della decade.
Uno dei più immediati sintomi di questo comportamento, giunto subito dopo l’attentato, porta ad una specie di censura per quanto riguarda i contenuti musicali da trasmettere in radio. Si dirà: ma che male potranno mai fare delle canzoni? Anzi, semmai la musica dovrebbe servire da sfogo, ancora di salvataggio.
Ma non si ragiona così: l’essenziale in quel momento è far sentire il paese al sicuro, cercando di coprire o negare il trauma almeno per quanto riguarda l’industria dell’intrattenimento. Non si tratta, attenzione, di una censura vera e propria, nel senso che non è un organo statale ad intervenire in tal senso: sarebbe come se oggi si vietasse di trasmettere canzoni che parlano di virus e malattie.
L’iniziativa invece viene lanciata su base aziendale, per esempio dal gruppo Clear Channel Communications (oggi famoso come iHeartMedia), che dà istruzioni a più di 1100 emittenti su quali canzoni “preferibilmente” evitare di trasmettere. Ed ecco qui sotto la relativa lista.
Dopo l’11 settembre c’è un paese da far sentire al sicuro
Alcuni titoli sono comprensibili. Tutto ciò che riguarda guerra, fuoco, distruzione, esplosioni e conseguentemente paura, sofferenza, trauma e morte, è da bannare. Da censurare sono anche, per fare un esempio, canzoni come Jump dei Van Halen: ricordiamo tutti come diverse persone intrappolate nelle torri cercarono una disperata via di fuga saltando letteralmente nel vuoto.
Notare, poi, come venga vietata in blocco tutta la discografia dei Rage Against the Machine: la band, da sempre critica nei confronti delle istituzioni e dei modelli americani, rappresenta in quel momento né più né meno che una voce nemica. Ci sono poi altre scelte ancora che, rilette oggi, lasciano un po’ perplessi, parlando di 11 settembre e dintorni.
Canzoni come Walk Like an Egyptian delle Bangles non si possono trasmettere perché “ricordano” il Medio Oriente. Vogliamo iniziare a ragionare sul fatto che la canzone fa riferimento all’antico Egitto e che si tratta di un pezzo di intrattenimento innocuo basato su un popolare ballo? Non ne vale neppure la pena.
Gli altri esempi di sprecano: Smokin’ dei Boston (che pure nessuno conosce), no, perché ricorda il fumo che sale dalle torri; Learn to Fly dei Foo Fighters: no, perché fa ripensare agli aerei; Mother dei Pink Floyd: no, presumibilmente perché contiene il verso “Mother do you think they’ll drop the bomb?” E così via. Ecco qui la lista completa.
# – F
3 Doors Down — Duck and Run
311 — Down
AC/DC — Shot Down in Flames, Shoot to Thrill, Dirty Deeds, Highway to Hell, Safe in New York City, TNT, Hell’s Bells
Ad Libs — The Boy from New York City
Alanis Morissette — Ironic
Alice in Chains — Rooster, Sea of Sorrow, Down in a Hole, Them Bones
Alien Ant Farm — Smooth Criminal
Animals — We Gotta Get Out of This Place
Arthur Brown — Fire
Bangles — Walk Like an Egyptian
Barenaked Ladies — Falling for the First Time
Barry McGuire — Eve of Destruction
Beastie Boys — Sure Shot, Sabotage
The Beatles — A Day in the Life, Lucy in the Sky with Diamonds, Ticket To Ride, Ob La Di, Ob La Da
Billy Joel — Only the Good Die Young
Black Sabbath — War Pigs, Sabbath Bloody Sabbath
Blood Sweat and Tears — And When I Die
Blue Oyster Cult — Burnin’ For You
Bob Dylan/Guns N Roses — Knockin’ on Heaven’s Door