“Sparagli Piero, sparagli ora E dopo un colpo sparagli ancora Fino a che tu non lo vedrai esangue Cadere in terra a coprire il suo sangue“
“E se gli spari in fronte o nel cuore Soltanto il tempo avrà per morire Ma il tempo a te resterà per vedere Vedere gli occhi di un uomo che muore“
A questo punto si pone la classica ardua decisione, che chissà quanti soldati si saranno tragicamente trovati a dover compiere in conflitto: “Io o lui”. Piero non deve esitare, è letteralmente questione di vita o di morte. Nessuno può aiutarlo e c’è solo da vedere chi compirà la prima mossa, prendendo la decisione “giusta” in anticipo sull’avversario.
“E mentre gli usi questa premura Quello si volta, ti vede e ha paura Ed imbracciata l’artiglieria Non ti ricambia la cortesia“
Ma Piero esita per un momento di troppo. L’altro, spinto, come viene sottolineato, non da cattiveria o violenza, ma semplicemente dalla paura di perdere la sua stessa vita, fa fuoco per primo. Al contrario di Piero, non ha alcuna esitazione e il nostro soldato viene colpito a morte.
“Cadesti a terra senza un lamento E ti accorgesti in un solo momento Che il tempo non ti sarebbe bastato A chiedere perdono per ogni peccato“
“Cadesti a terra senza un lamento E ti accorgesti in un solo momento Che la tua vita finiva quel giorno E non ci sarebbe stato ritorno“
Il terribile, inimmaginabile momento in cui Piero si rende conto di star per morire. Solo in pochi nella letteratura, come Tolstoj ne La Morte di Ivan Il’ič (1886) hanno osato spingersi ad immaginare che cosa può provare una persona in un istante del genere. I pensieri di Piero vanno all’amata, e all’amara ironia di una fine giunta in un bel giorno di primavera e non in un triste giorno d’inverno.
“Ninetta mia crepare di maggio Ci vuole tanto troppo coraggio Ninetta bella dritto all’inferno Avrei preferito andarci d’inverno“
“E mentre il grano ti stava a sentire Dentro alle mani stringevi un fucile Dentro alla bocca stringevi parole Troppo gelate per sciogliersi al sole“
“Dormi sepolto in un campo di grano Non è la rosa non è il tulipano Che ti fan veglia dall’ombra dei fossi Ma sono mille papaveri rossi“
Così finisce la vita di Piero, soldato anonimo senza un destino e senza un vero nome, come tanti altri caduti in battaglia per ragioni distanti e intangibili per loro. Con una semplice e delicata ballata, De André riassume tutta l’umanità della quale l’uomo viene spogliato dall’insensatezza della guerra.