Uno dei testi più belli di Fabrizio De André: sincero, diretto, poetico
La Guerra di Piero è un singolo di Fabrizio De André del 1964. Scritta attorno a Vittorio Centanaro, è uno degli esempi della sua poetica più fulgidi ed esemplari. Una ballata folk che ripercorre una storia di un soldato qualunque in una guerra qualunque, costruita sulla stessa melodia che scivola su un giro di accordi ripetuto per dare il sapore di una filastrocca favolosa.
La canzone vuole riportare la guerra alla sua componente umana, soldato contro soldato e uomo contro uomo, raccontando della fine di una persona qualsiasi sotto l’arma di un nemico persona qualsiasi come lui. Com’è noto, l’ispirazione venne a De André dai racconti dello zio, che aveva combattuto in Albania durante la guerra.
“Dormi sepolto in un campo di grano Non è la rosa non è il tulipano Che ti fan veglia dall’ombra dei fossi Ma sono mille papaveri rossi“
Si inizia dalla fine. Il soldato caduto non è mai rientrato in patria e sulla sua lapide non vengono poggiati i fiori dedicati ai cari estinti. Al contrario, si trova in un anonimo campo di grano e gli unici fiori per lui sono papaveri. La scelta non è casuale: fin dal primo dopoguerra, è proprio questo il fiore che si usa per rendere omaggio ai soldati deceduti in battaglia.
“Lungo le sponde del mio torrente Voglio che scendano i lucci argentati Non più i cadaveri dei soldati Portati in braccio dalla corrente“
“Così dicevi ed era d’inverno E come gli altri verso l’inferno Te ne vai triste come chi deve Il vento ti sputa in faccia la neve“
Inizialmente pacifista, il soldato (per ora ancora senza nome) si ritrova suo malgrado coinvolto nel conflitto, non sappiamo quale. Viene implicato che parte per senso del dovere ma controvoglia (come tutti del resto). Il riferimento al freddo, all’inverno e alla neve potrebbe riportare alla campagna di Russia durante la Seconda Guerra Mondiale, ma l’indicazione è volutamente vaga.
“Fermati Piero, fermati adesso Lascia che il vento ti passi un po’ addosso Dei morti in battaglia ti porti la voce Chi diede la vita ebbe in cambio una croce“
“Ma tu non lo udisti e il tempo passava Con le stagioni a passo di giava Ed arrivasti a varcar la frontiera In un bel giorno di primavera“
In marcia verso il fronte, Piero sfiora il “vento” della guerra che giunge fino a lui. I morti sono già tanti e pur conoscendone la sorte il soldato arriva comunque, giunta la primavera, sul luogo dei combattimenti. Il dovuto avvertimento sulla sua triste sorte gli è già giunto, ma egli non lo ha udito.
“E mentre marciavi con l’anima in spalle Vedesti un uomo in fondo alla valle Che aveva il tuo stesso identico umore Ma la divisa di un altro colore“
Per qualche motivo Piero è solo, e si trova in presenza di un soldato nemico. Come sottolinea De André, la vera differenza tra i due sta semplicemente nel colore della divisa, indice di schieramenti avversari. Ma il “nemico” è esattamente come Piero: inesperto, pauroso, umano. Se fosse per lui, non si troverebbe certo lì.