Big Red Machine: il super-progetto di Justin Vernon e Aaron Dessner trionfa ancora
Se fossimo negli anni ’70 e stabilissimo che Justin Vernon è Neil Young e Aaron Dessner è David Crosby, i Big Red Machine sarebbero sicuramente i loro CSN&Y. Non è proprio la stessa cosa, naturalmente: a completare la formazione non ci sono uno Stephen Stills o un Graham Nash, ma una serie di collaboratori tra i nomi migliori possibili immaginabili del genere.
Anche così (anzi proprio per questo), tuttavia, la portata del progetto Big Red Machine è più ampia che mai. Il nu folk affrontato in un album come How Long Do You Think It’s Gonna Last? (che no, non parla del virus) non è della qualità folktronica dei Bon Iver e nemmeno di quella indie rock di The National. Piuttosto, è una formula originale e tradizionale a sé stante: neo-traditional?
I due cantanti creano un suono coeso che guarda al passato, alle melodie dolci e alle armonie soavi, al folk rock e al soft rock anni ’70, al cantautorato e alla delicatezza e intensità della composizione. Ma gli arrangiamenti sono sufficientemente complessi da rendere il disco perfettamente attuale nel panorama contemporaneo.
La grande quantità di ospiti di livello fa il resto. Anaïs Mitchell, Ben Howard, i Fleet Foxes (cioè, Robin Pecknold), Bryce Dessner e una Taylor Swift ormai completamente (qui, perlomeno) votata al folk e alla musica “adulta”. E infatti adulta è la musica offerta dai Big Red Machine. Musica seria, impegnativa, fatta di tratti complessi e studi d’arrangiamento non banali.
Proprio per questa ragione, è musica da assaporare lentamente e non offre grandi emozioni al primo ascolto. Sarebbe a dire, non emozioni quali sorpresa, eccitazione o, sia pure, tristezza e rabbia. C’è piuttosto quella particolare malinconia, già ben nota nelle opere singole di Dessner e Vernon, racchiusa in un contenitore sontuoso, dalla costruzione precisa e raffinata.
In conclusione, i Big Red Machine sono quel gruppo da ascoltare se si apprezza la musica fatta dai musicisti “veri”, indifferente al richiamo delle classifiche e sensibile all’espressione di fragilità e sentimenti. Indie folk, nu folk, folktronica, indie rock, pop folk, country folk; usiamo pure tutti i termini che ci vengono in mente. Se ci sono Vernon e Dessner, di sicuro è buona musica.