Luci al neon, vendetta, violenza. Il nuovo pot-pourrì firmato Netflix risponde al singolare nome di Al Nuovo Gusto di Ciliegia, serie dai connotati ampiamente horror che racconta un esoterico dietro le quinte del mondo hollywoodiano anni Novanta.
Un altro adattamento dunque, dopo la trilogia di Fear Street, che entra a far parte del catalogo Netflix. Un catalogo che in tutta questa estate ha saputo rispondere alle richieste horror dello spettatore tipo, aggiungendo ai titoli anche il meraviglioso A Classic Horror Story.
Al Nuovo Gusto di Ciliegia, la Trama
Lisa Nova (Rosa Salazar) è una giovane e promettente regista che ha diretto un terrificante cortometraggio di successo. Tanto basta per far circolare il suo nome nei palazzi di Hollywood, dove Lou (Eric Lange) è il produttore più veloce a intercettarla. Ma anche il più viscido, sfortuna di Lisa.
Un avance rifiutata e una conseguente ripicca, porteranno Lisa su tutte le furie, arrivando a chiedere a Boro (Catherine Keener), una strega conosciuta ad un party droghereccio, di aiutarla con un malocchio. La situazione però cadrà molto presto in un baratro di violenza e follia.
Al Nuovo Gusto di Ciliegia, la Recensione
Adattamento da romanzo horror numero due per Netflix. Dopo la saga di Fear Street, Netflix prosegue a battere la strada che porta sullo schermo romanzi dell’orrore contemporanei, arrivando a scomodare la revenge story di Todd Grimson. Stavolta però nessuna trilogia ma otto puntate. Un ritorno alla serialità per chi delle serie ha fatto il suo marchio di fabbrica.
Nato dall’ideatore di Channel Zero, altra serie antologica horror, Al Nuovo Gusto di Ciliegia si presenta in maniera molto accattivante sin da subito. La confezione con cui Nick Antosca ha deciso di impacchettare il “suo” adattamento balza all’occhio dello spettatore con l’intendo di rimanerci. E in un crescendo di sangue e violenza che raramente si è vista su Netflix.
Eppure gli autori hanno voluto osare nel mostrare tutto il mostrabile (seppur nei limiti) in ambito di gore. Da scene di sesso quantomeno singolari a scene di vera e propria crudeltà e ferocia. Condito da momenti di puro surrealismo mischiato al classico humor nero che regala un tocco di grottesco. Impagabili tutti i momenti in cui la povera Lisa sarà costretta a vomitare gattini, dove assisteremo da vicino fino all’ultimo momento.
Da un lato si potrebbe guardare ad Al Nuovo Gusto di Ciliegia come il classico contenitore citazionista. Bastano pochi secondo ed ecco balzare all’occhio Strade Perdute di David Lynch e il suo incipit (ma senza David Bowie). E andando avanti, ecco The Neon Demonincontrare a suo modo David Cronenberg, con la sua “nuova carne“. E forse proprio quest’ultima è la derivazione maggiore.
Dall’altro lato, ci troviamo davanti ad una revenge story che lascia perplessi sotto molti aspetti, tra tutti la velocità con cui i personaggi evolvono e si rubano la scena. Oltre a vari spunti su quanto possa essere orribile Hollywood a causa di personaggi gretti, dove l’originale Weinstein assume le fattezze del viscido produttore Lou.
Tematiche che però non risparmiano la sensazione di già visto in ogni salsa possibile. Era quindi necessario cambiare le carte in tavola e provare a dare qualcosa di nuovo quantomeno sul piano formale visivo, tentando di scavare nelle viscere più profonde della suddetta tematica. In tal senso, l’esperimento Al Nuovo Gusto di Ciliegia trova un suo compimento ma con delle falle.
Le contaminazioni dei sottogeneri dell’orrore, tra zombie, streghe e fantasmi, riescono a trovare spazio in un incastro molto pulito, a differenza dell’evoluzione del cast, dove spicca la brillante prova di Rosa Salazar (Undone e Alita: Angelo Della Battaglia). Lo scontro di ego dei personaggi, anche secondari, non riesce mai ad ingranare. Notiamo come da una parte nessuno sia realmente innocente e come dall’altra manchi sempre qualcosa a dare una quadra precisa e generale.
Sebbene l’ambiguità regni sovrana in chiunque,resta difficile affermare che ci sia stata cieca volontà di portare avanti tutti i personaggi in questo modo specifico. E qui si potrebbe aprire una parentesi più politica e nauseabonda rispetto al voler ripartire in parti comunque uguali le colpe degli abusi hollywoodiani. A pensar male si farà anche peccato e confidiamo che sia solo un pensiero cattivo e pregiudizievole.
È inevitabile restare ammaliati dal comparto tecnico e registico, fatto di luci al neon e inquadrature ben lontane dall’essere simmetriche. La telecamera lascia libertà di movimento a chiunque, adattandosi sempre all’azione. Un’azione che il più delle volte richiama proprio il body horror grottesco degli anni Novanta.
Al Nuovo Gusto di Ciliegia resta quindi un prodotto forse fin troppo carico di di vicende ma che comunque al tempo stesso può regalare un grande intrattenimento sanguinolento a chi ama l’horror. Sebbene prevedibili, i colpi di scena restano ben orchestrati. Ma di certo la trama di questa serie non è il suo punto forte, cedendo il passo a immagini dove la morbosità facilita a catturare lo sguardo spettatore voyeur. Avremo una seconda stagione?