Caparezza – Fuori dal Tunnel: spiegazione e significato del testo [VIDEO]

Caparezza
Credits: telecaparezza / YouTube
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La canzone di Caparezza che ha fatto impazzire tutti ma che quasi nessuno (all’epoca) ha capito

Un destino bizzarro quello di Fuori dal Tunnel, super-successo di Caparezza. Uno dei suoi brani più celebri, nonché quello, assieme a Vengo Dalla Luna, che lo ha consegnato al grande successo nazionale. Un brano tanto cantato quanto poco capito.

Il paradosso di una canzone pensata come parodia delle hit “da festa”, che grazie al ritmo trascinante, alle metafore spassose e all’accattivante video diventa, però, tormentone da party a sua volta. Succede nel 2003, all’uscita dell’album Verità Supposte.

La canzone, come espresso in realtà molto chiaramente se la si ascolta bene, intende criticare il bisogno di divertirsi a tutti i costi: la cultura del party, appunto, potremmo dire. E l’ironia finale è che il brano finisce proprio col divenire uno degli inni del divertimento stesso che intende antagonizzare.

In Fuori dal Tunnel, infatti, Caparezza spiega che gli è impossibile divertirsi in maniera stereotipata e scontata, come l’animale da festa medio. Quando esce di casa “si annoia”, infatti, e trova sciocchi ed inutili i classici divertimenti della civiltà del consumo.

“Sono fuori dal tunnel del divertimento
Sono fuori dal tunnel del divertimento
Quando esco di casa e mi annoio sono molto contento
Quando esco di casa e mi annoio sono molto più contento”

Il classico dilemma, che qualcuno comprenderà e altri no: uscire di casa per divertirsi, ma con il rischio (spesso quasi certezza) di annoiarsi ancora di più. Esco, o non esco, direbbe qualcuno. Capa individuava il dilemma già nel 2003.

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“Di te che spendi stipendi stipato in posti stupendi
Tra culi, su cubi, succubi di beat orrendi
Succhi brandy e ti stendi, dandy, non mi comprendi
Senti, tu non ti offendi se ti dico che sei trendy”

Qui il testo identifica il classico frequentatore di locali e night club, un po‘ yuppie alla Charlie Sheen, che si gode alcolici e spettacoli di spogliarello. Capa, sia da lodare o da biasimare, è fatto di tutta un’altra pasta.

“Prendi me, per esempio, non mi stempio
Per un tempio del divertimento
Essendo amico di Baldan Bembo
Sono un silenzio che può diventare musica
Se rimo sghembo su qualsiasi tempo che sfrequenzo”

Come nella canzone “L’Amico è” del cantautore Dario Baldan Bembo, Caparezza è un silenzio che può diventare musica; nel senso che, con il giusto stimolo, si può aprire e rivelare di sé molto più di quanto ci si aspetta: prerogativa dei timidi e degli introversi.

“Collaudo l’autoradio, nell’auto cauto resto
Faccia a faccia con una focaccia, altro che lauto pasto
Capomastro, con validi manovali ricostruisco
Gli argini di una giornata ai margini della disco”

Capa, appunto persona restia ad unirsi alla caciara degli “fatti da party”, rimane nell’auto, oppure appoggiato al muro della discoteca, senza gettarsi nelle danze, come gli 883 ne La Regina del Celebrità. Pure, consuma solo un pasto frugale: altro che cene dispendiose con amici.

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“E mi stupisco quando si uniscono al banchetto che imbastisco
Che dopo mischiano il brachetto e non capisco
Com’è che si finisce a parlare di Jeeg Robot
E delle Strade di San Francisco”

Pure nel suo modo alternativo di “divertirsi”, Capa riesce a trovare una compagnia: è quella dei nerd, con i quali si parla, appunto, argomenti ben lontani dalla solita triade pallone/motori/figa. Per esempio l’anime cult Jeeg Robot, o la serie tv Le Strade di San Francisco, con Michael Douglas.

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