Attorno al mondo dei videogiochi esistono centinaia di teorie. Alcune bislacche, altre molto plausibili. Altre ancora addirittura confermate dagli stessi autori. Quella che vi stiamo per raccontare e che ruota attorno a Super Mario Bros 3, gioco per NES del 1988 appartiene a quest’ultima categoria.
Sul web era infatti divenuta virale questa idea che tutto il gioco fosse in realtà un enorme spettacolo teatrale.
La primissima schermata infatti inizia con l’apertura del sipario che poi viene chiuso una volta terminata la partita. Il titolo sembra essere appeso a mezz’aria, fuori dal fondale perché ci sono ombre visibili che escono dalle lettere sullo sfondo, che dovrebbe essere il nulla. Piattaforme e blocchi sono imbullonati allo sfondo, alcune piattaforme sembrano appese al tetto e le piattaforme mobili funzionano tramite una macchina dietro un set. Ogni volta che un livello finisce, lo schermo va in un’area completamente nera oltre un zig-zag, quindi smette di muoversi. Questo appare dunque come Mario che va dietro una tenda.
Alcuni degli sfondi sono solo di un unico colore, come l’azzurro per un cielo comune, ma non tutti gli sfondi sono uguali e sembra che i progettisti di sfondi siano stati necessari per simulare l’aspetto di altri luoghi nel gioco. Nel Mondo 6, lo sfondo è a strisce bianche e blu per dargli un aspetto ghiacciato, ma quante volte hai visto strisce bianche e blu nel cielo?
Anche lo stile dell’intero gioco è molto diverso dai due precedenti. Molte cose sembrano essere state rinnovate da zero. Questo è il primo gioco di Mario a introdurre i costumi, come il costume da Tanooki e il costume da rana, come potenziamenti. È quasi come se Mario dovesse cambiare rapidamente gli abiti, un concetto comune nella maggior parte degli spettacoli teatrali.
Se pensate che effettivamente sia tutto molto plausibile, avete ragione. Shigeru Miyamoto, ideatore del gioco rispose nel 2015 ad alcune domande dei fan relative al mondo Nintendo. Quando gli chiesero esplicitiamente: “Super Mario Bros 3 era solo uno spettacolo teatrale?” La sua risposta è stato un ancor più esplicito: “SI”.