Siamo alla fine dell’estate del 1998 e sugli scaffali arrivano queste cartucce per Game Boy provenienti da un franchise che in Giappone sono già due anni che spopola: Pokèmon Rosso, Blu (in Sol Levante Verde) e dopo qualche anno anche Giallo. Da quel momento in poi il mondo del gaming non sarebbe mai stato più lo stesso. Abbiamo voluto fare questo tuffo nel passato per capire i motivi che hanno portato questi giochi e poi i sequel a divenire alcuni dei titoli più amati e giocati della storia.
L’importanza del primo storico pool di Pokèmon
Innanzitutto, banalamente, grande merito del successo planetario avuto dai giochi va cercato nei protagonisti: i Pokèmon (qui i 10 mostriciattoli tascabili più belli di prima generazione). Il lavoro creativo fatto da Ken Sugimori e soci per la creazione delle loro prime creature è senza dubbio la miccia che ha fatto esplodere la mania. 150 (+1) mostri, tutti da catturare, tutti diversi. Bellissimi, unici e ispiratissimi. Queste creature, pensate per divenire anche protagonisti di figurine, peluche e quant’altro, sono stati progettati in modo da far innamorare qualsiasi bambino.
Punto di forza assoluto: gli starter. La scelta tra Charmender, Squirtle e Bulbasaur è uno momento che qualsiasi bambino degli anni ’90 ha tatuato sul cuore. Il fatto, inoltre, che quasi tutti i Pokèmon potessero evolversi divenendo creature più forti e mature ha reso la caccia a tutti i mostriciattoli tascabili una vera ossessione per i giovani giocatori dell’epoca. L’ideazione di creature leggendarie, che avremmo avuto una e una sola possibilità di catturare, in unione a determinati Pokèmon rarissimi e difficilissimi da incontrare, hanno dato infine la spinta definitiva verso la fidelizzazione dei più giovani.
Ideale geniale infine il Pokèdex. Perchè se è vero che gli sprite dei primi giochi erano tutt’altro che indimenticabili, rivedere i Pokèmon disegnati in modo perfetto in una sezione accessibile in ogni momento dove si sarebbero potuto scoprire le caratteristiche uniche di ogni creatura non ha fatto altro che appassionare sempre di più i giocatori.
Il Gameplay
Sebbene il livello di difficoltà non sia mai stato troppo impegnativo, i primi titoli Pokèmon risultano ancora oggi, ed anche per persone adulte, estremamente fruibili e divertenti. L’incredibile varietà di creature con le quali formare la squadra migliore possibile per affrontare e sconfiggere tutti gli avversari di Kanto, rende ogni partita unica ed inimitabile. Cosa che, gioco forza, conferisce ai titoli una rigiocabilità pressochè infinita.
Ci sono 150 Pokèmon, ognuno con decine e decine di mosse apprendibili per livello o attraverso interventi esterni e solo 4 slot da poter utilizzare in combattimento. Il che si traduce nel fatto che anche creando due squadre identitche, non si avranno mai Pokèmon perfettamente uguali.
Inoltre questa enorme varietà di mosse, unite alla componente prettamente RPG fatta di statistiche e skills, permette ai giocatori di affrontare i titoli sia in maniera semplice pensando solo a lottare e a catturare i Pokèmon che anche in modo più adulto cercando di creare un set di mosse e un insieme di statistiche ben congegnate. Questo avrebbe dato vita, in futuro, a tutto il comparto competitivo, componente fondamentale del franchise moderno di Pokèmon.
La Storia
Scavando nel passato di Pokèmon si è scoperto come l’idea iniziale era quella di creare una storia più cupa e adulta rispetto a quanto visto nei giochi defintivi. Tuttavia si decise di sacrificare una profondità di temi e concetti per lasciare spazio ad una storia più dedicata ai bambini e più family friendly. Il solo fatto che i Pokèmon non vengano uccisi in battaglia ma finiscano solamente esausti è un segno lampante di come il franchise fu pensato e realizzato per essere giocato principalmente dai più piccoli, sebbene, come detto, il gameplay è tutt’oggi fruibile anche dai più grandi.
Anche la storia stessa di Rosso rimane una banale avventura nella quale sconfiggere dei nemici che sono cattivi per il gusto di esserlo. Una storia molto diversa e semplificata rispetto a quella della quale si può avere traccia in alcuni dialoghi o scavando nella storia della creazione dei giochi.
Conclusioni
Pokèmon è oggi un franchise consolidato nella nostra cultura popolare anche e non solo dal punto di vista videoludico. Tuttavia tutto nacque da qui. Dai primi titoli che riuscirono a fare centro conquistando il mercato occidentale con un genere non sempre apprezzatissimo da questa parte dell’oceano ma che, con le giuste accortezze, sono riusciti a sfondare ragalandosi un successo senza pari. L’esemplificazione più lampante di come scelte oculate e un lavoro maniacale sui dettagli fanno la differenza.