Il 1990 è ricordato principalmente per lo scoppio della prima guerra del Golfo. Il conflitto, che ha tuttora ripercussioni sull’attualità, contrappose l’Iraq a una coalizione di 35 stati guidati dagli Stati Uniti. Nello stesso anno, poi, Michail Gorbačëv vinse il premio Nobel per la pace e Nelson Mandela venne liberato dal carcere dopo 27 anni di prigionia.
Una seconda conquista per gli afroamericani avvenne in America, con l’elezione di Douglas Wilder come governatore in Virginia. Wilder, infatti, era il primo politico afroamericano a ricoprire tale carica.
In Italia, invece, vennero a mancare Sandro Pertini e Ugo Tognazzi, mentre Giuseppe Tornatore trionfava agli Oscar con Nuovo Cinema Paradiso. Nello stesso anno sarebbe uscito il suo Stanno tutti bene, con Marcello Mastroianni, che ricevette anche un remake americano nel 2009, con Robert De Niro. Ma Stanno tutti bene è solo uno dei numerosi titoli prestigiosi usciti nel 1990; ve ne proponiamo altri 13.
1) Cuore selvaggio – David Lynch (1990)
Sailor (Nicolas Cage) e Lula (Laura Dern) sono due amanti legati da una forte passione. Una sera, tuttavia, un killer cerca di uccidere Sailor, che si difende e lo elimina. La mandante pare essere la madre della ragazza, Mariette (Diane Ladd), che sostiene che Sailor abbia cercato di sedurla. Ma sembra esserci dell’altro sotto…
Cuore selvaggio è uno dei film più apprezzati di David Lynch, che, un po’ come Fulci, si comporta da terrorista dei generi. Infatti l’opera mischia road movie, thriller, dramma psicologico, noir, grottesco e, a tratti, anche il fantastico. Soprattutto l’impronta noir messa in scena in modo sovversivo ha certamente ispirato registi come Quentin Tarantino, Tony Scott e Robert Rodriguez.
La storia, tratta dall’omonimo romanzo di Barry Gifford, si ispira molto ai racconti di fuga e ribellione tipici della Beat Generation. Il senso di ribellione e fuga dei giovani viene a scontrarsi con genitori fin troppo apprensivi da una parte e le insidie del mondo dall’altra. E a proposito di genitori, merita una lode l’interpretazione nominata all’Oscar di Diane Ladd, madre di Laura Dern anche nella realtà.
Ovviamente, però, il tutto è in perfetto stile David Lynch. Quindi aspettatevi streghe, fate, personaggi bizzarri e folli, assassini spietati e canzoni nella penombra dei nightclub. Infine, il regista usa largamente la metafora, soprattutto tramite il fuoco e un incidente d’auto. Se vi abbiamo incuriosito e volete saperne qualcosa in più, correte qui.
Lo scrittore Paul Sheldon (James Caan), deciso ormai a concludere il suo serial di successo, decide di far morire la protagonista Misery. Concluso l’ultimo capitolo, lo scrittore riparte per casa, ma un incidente stradale lo lascia intrappolato esamine nella sua auto. A prestargli soccorso è la sconosciuta e sinistra infermiera Annie Wilkes (Kathy Bates), fan dello scrittore e della saga…
Tratto da un romanzo di Stephen King, Misery non deve morire è un thriller psicologico che mette in equilibrio tensione e ironia. La vicenda narra dell’incubo di ogni scrittore, ossia di cadere vittima di un ammiratore fanatico. Ma Misery ha in realtà una dimensione anche più profonda: King stesso ha affermato di essere una metafora della sua dipendenza dalla cocaina.
Lo stile del film ricorda molto quello delle opere di Alfred Hitchcock, studiate a fondo dal regista Rob Reiner prima di seguire la macchina da presa. Abbondano le inquadrature a camera fissa che mostrano l’immobilità e la claustrofobia provate da Sheldon. I primi e primissimi piani all’infermiera, coadiuvati da un buon lavoro di luci, delineano invece il senso di minaccia rappresentato dalla donna.
Kathy Bates, premiata con meritatissimo Oscar, ha dato vita a un personaggio schizofrenico che non smetterà mai di terrorizzare. Da infermiera premurosa ad eccitata ammiratrice passando per spietata omicida, Kathy Bates riesce a regalarci un’interpretazione versatile e sempre credibile. Buona anche la prova di James Caan, nel ruolo della stoica ma calcolatrice vittima della donna.
3) Atto di forza – Paul Verhoeven (1990)
Nel 2084, Douglas Quaid (Arnold Schwarzenegger) continua a sognare di essere su Marte con una donna diversa dalla moglie (Sharon Stone). Un giorno, mentre si reca al lavoro, scopre che l’azienda “Rekall” permette di impiantare sogni nel cervello come fossero veri. Quaid decide di usufruirne…
Atto di forza deve essere ricordato per alcuni motivi. Il primo è che è tratto dal racconto Ricordiamo per voi del grande Philip K. Dick, uno dei maestri della fantascienza distopica. Il secondo sono gli effetti speciali, a volte molto realistici (smalto cambia colore) a volte grotteschi (Quaid-donna).
Inoltre, il film è una riflessione sulla tecnologia e sul suo impatto nelle nostre vite, in una anno in cui Internet non era così invadente. I finti ricordi che possono essere impiantati e spacciati per veri ricordano molto la finzione del mondo dei social, che spesso sostituiscono le nostre vite.
Infine, si riconosce il tocco di Paul Verhoeven, reduce da un altro fantascientifico distopico, il cult RoboCop (1987). Il suo stile molto personale fonde perfettamente fantascienza, dramma e commedia, permettendogli di girare quasi sempre cult movie.
4) Quei bravi ragazzi – Martin Scorsese (1990)
Quei bravi ragazzi è un gangster movie del tipo rise and fall, ossia mostra la nascita e il declino di un malavitoso. Nel nostro caso si tratta di Harry Hill, esistito realmente, e della banda criminale di cui faceva parte. L’attore che lo interpreta, Ray Liotta, illustra i fatti durante l’intera durata del film con la sua voce fuori campo, prestata anche da Lorraine Bracco, nel ruolo della moglie Karen.
Tale espediente porta con sé la particolarità del film: esso non solo racconta una storia vera, ma mostra anche le abitudini del mondo criminale. Ecco che i criminali sono ripresi anche nel loro tempo libero e le dinamiche delle loro relazioni e delle loro azioni vengono meticolosamente spiegate. Quei bravi ragazzi ha infatti un taglio fortemente documentaristico e dinamico.
Lo strabiliante cast comprende anche Robert De Niro, Joe Pesci, premiato con l’Oscar, Paul Sorvino, Frank Vincent e molti altri. Alcuni di loro figurano anche nella serie TV I Soprano, la cui sceneggiatura è ispirata a quella di Quei bravi ragazzi. A proposito del nome, ‘Goodfellas’ è il modo con cui i malavitosi mostrati nel film si chiamano tra di loro.
Infine, Martin Scorsese dirige l’opera con tocchi da maestro degni della sua nomea. Per esempio, annuncia l’arrivo dei malavitosi più potenti con solenni carrellate dal basso verso l’alto, spesso anche con una certa ironia. Poi, abbonda il pianosequenza man mano che ci si addentra negli ambienti più malfamati. Infine, l’ultima parte del film presenta un montaggio frenetico per veicolare lo stress e la tensione provati dall’organizzazione ormai al suo tramonto.