La prima Playstation, console Sony arrivata sul mercato nell’ormai lontano 1994 rappresenta uno di quei momenti nei quali la storia del medium vidoeludico è cambiata per sempre. Certo fu una rivoluzione in prima battuta dal punto di vista hardware con l’avvento dei giochi su CD che andavano totalmente a sostituire quelli classici in cartucce. Tuttavia il motivo dell’enorme successo e seguito ottenuto da Playstation va ricercato sicuramente nei giochi che metteva a dispozione.
Personaggi divenuti iconici, storie indimenticabili e gamplay leggendari. Tutto questo ha creato la fortuna della casa giapponese che dura tutt’oggi. Abbiamo deciso dunque di parlarvi di quelli che per noi sono i 10 titoli più emblematici di quella storia console.
I 10 Giochi per Playstation più leggendari: i criteri
Scegliere solo 10 titoli per Playstation è ovviamente un’impresa impossibile. Verranno dunque lasciati fuori giochi che meriterebbero un posto in classifica. Non vedrete assolute pietre d’angolo del medium come Ridge Racer, Tomb Raider, Soul Reaver, Wipeout 2097. Vuoi perchè usciti inizialmente per altre piattaforme, vuoi per la concorrenza con altri giochi “similari”, abbiamo deciso di lasciarli fuori. Per scegliere quali giochi inserire e quali no abbiamo cercato di seguire alcuni criteri:
Abbiamo selezionato solamente un capitolo per ogni saga onde evitare di saturare la lista con giochi successivi di uno stesso franchise
Abbiamo lasciato fuori titoli leggendari appartenenti all’iconico mondo Disney: questa scelta banalmente proviene dalla volontà futura di creare una top simile tutta basata sui giochi della casa di Topolino
Il giudizio soggettivo: non esistono criteri oggettivi per i quali un gioco andrebbe inserito prima o dopo in classifica. Dunque la lista è stata stilata facendo riferimenti alle esperienze e alla sensibilità dei redattori coinvolti. Aspettiamo ovviamente di sapere da voi quali modifiche avreste fatto
Fatta questa rapida, ma doverosa premessa, iniziamo.
Una fabbrica gigantesca, lavoratori trattati come schiavi, un antico popolo sottomesso alle spietate esigenze industriali di una razza aliena. In mezzo a tutto questo c’è Abe, protagonista di una vera odissea (Oddyssee, gioco di parole con il termine odd) nell’omonimo gioco per PlayStation.
Il videogioco di Oddworld Inhabitants, innovativo e originale per il panorama dell’epoca, sconvolge la scena videoludica degli anni ’90 per la sua crudezza, per il gameplay all’avanguardia e per le tematiche trattate. Fino a quel momento, più o meno, non si è mai visto nulla del genere.
Abe deve fuggire dagli immensi mattatoi Ernia (Rupture Farms), portando con sé quanti più lavoratori/schiavi della sua specie (Mudokon) gli è possibile salvare. Il tutto per sfuggire agli spietati Glukkon, capi d’industria senza scrupoli, volto di un inarrestabile capitalismo interplanetario.
I Glukkon hanno devastato il pianeta di Abe, schiavizzando la sua gente e trucidando le specie animali che lo popolano per produrre alimenti. Nella sua fuga, Abe riscopre le tradizioni della sua terra e antichi poteri dimenticati. Il contrasto con il freddo mondo industriale moderno è palese, e voluto.
Anche se Abe è in 2D, per la maggior parte, le innovative dinamiche di gioco (che passano specialmente per dialoghi e comandi) lo rendono intrigante e geniale. La sua odissea, la riscoperta di un mondo antico ma anche una crescita personale, coinvolge i giocatori di tutto il mondo.
A cura di Andrea Campana
9) Medievil
Sviluppato nel 1998 dai ragazzi di Guerrilla Cambridge, il gioco narra le epiche avventure di Sir Daniel Fortesque, scheletro tornato dalla tomba per salvare il regno di Gallowmeredal temibile stregone Zarok.
Raramente si è visto un gioco così in grado di miscelare ambientazioni cupe e gotiche con un gameplay convincente e con momenti di sincera e pura ironia. Medievil è tutto questo e anche di più. Ogni livello, a fronte dei mezzi contenuti per l’epoca, è rifinito con dettagli e unicità che rendono ogni avventure mai banale. Il livello di sfida, vuoi anche per il sistema di movimento difficoltoso, è abbastanza alto e, specie nelle battute finali, richiederà molta attenzione al giocatore.
Rimarchevole davvero la volontà di inserire molte armi e meccaniche che, insieme alla quantità di nemici diversi, riesce a non tediare mai il giocatore. Inoltre i momenti nel Salone degli Eroi nei quali il nostro povero protagonsita viene inizialmente bistrattato da eroi ben più blasonati di lui ma che loro malgrado finiscono per aiutarlo toccano apici comici che da un gioco del genere non ci si aspetta.
Se non lo avete mai provato, approfittate anche della remastered per Playstation 4 (qui la nostra recensione) e guidate in battaglia Sir Daniel, non ve ne pentirete.
8) Tekken 3, Namco, 1997
Tekken 3 è non solo uno dei più celebri picchiaduro, ma è anche il titolo centrale per molti versi della omonima, celebre saga. Più del primo, ancora molto influenzato dalle dinamiche arcade, più del secondo, meno sviluppato e in qualche modo fermo a metà strada.
La forza del franchise, ossia la varietà di personaggi e vicende che si incrociano, prende particolarmente l’abbrivio a partire da questo titolo. La trama, che circonda la maledizione della casa Mishima, coinvolge lottatori provenienti da tutto il mondo in una sequela di intrecci coinvolgenti e inaspettati.
Le dinamiche di gioco, basate su scontri a coppie che vedono sempre un vincitore e uno sconfitto, si integrano perfettamente con le storie personali e con gli stili di combattimento individuali. Fanno la loro parte anche le ambientazioni, le atmosfere e i singoli costumi personalizzabili.
Dai personaggi icona, come Jin , Yoshimitsu, Paul, Law e Gun Jack (la versione del robot Jack di questo titolo), ai nomi inediti come Bryan, Eddy e Hwoarang, la composizione del carnet di lottatori è ancora oggi leggendaria.
Se l’esperienza di gioco non fosse sufficientemente soddisfacente (e di certo lo è), tutti ricordano anche le altrettanto divertenti modalità secondarie. Tekken Ball, un volleyball/combattimento, e Tekken Force, una mode beat ‘em up. Tutto memorabilissimo.
A cura di Andrea Campana
7) Crash Bandicoot 3: Warped, Naughty Dog, 1998
Nella saga di Crash, per molti versi il terzo capitolo si può considerare il più completo. Per vari motivi: primo fra tutti, l’introduzione della celebre prova a tempo che compensa le prestazioni di velocità con le leggendarie reliquie.
Secondo: i viaggi nel tempo, che consentono di vedere l’amata mascotte PlayStation calata nei più diversi e fantasiosi scenari. Vero, la caratterizzazione storica lascia a desiderare (il mondo “dell’Egitto”, il mondo “del medioevo”), ma per il tipo di platform proposto va benissimo così.
Il target, per l’epoca e per il prodotto, è infatti ancora principalmente mirato a giovani e ragazzi: non parliamo certo di Assassin’s Creed. Terzo punto di forza: l’inclusione di nuovi poteri e nuove modalità di gioco, che rendono l’insieme più divertente e variegato.
Così, per esempio, Crash guida un triplano durante la Prima Guerra Mondiale, mentre la sorella Coco (inclusa stavolta attivamente, se pur con un ruolo minore) guida una moto ad acqua nei mari infestati dai pirati.
Un gioco insomma mai noioso, mai inutilmente difficile (come Crash Bandicoot 4, il titolo più recente) e sempre capace di offrire nuove sfide interessanti. Questo è anche il titolo nel quale vengono introdotti personaggi poi classici della saga, come Uka Uka e N. Tropy.
Per l’anno in cui esce, Crash Bandicoot 3 rappresenta l’eccellenza del platform PlayStation e rivaleggia attivamente con tutti i migliori titoli del genere. Ancora oggi, per quanto pecchi di ingenuità e goliardia, rimane un super-classico.
A cura di Andrea Campana
6) Castlevania: Symphony of the Night, Konami, 1997
Se avete amato perle recenti come può essere Hollow Knight, sappiate che non avrebbe mai potuto esistere senza questo immortale capitolo della saga di Castelvania. Fu infatti il primo gioco 2D ad introdurre caratteri RPG che andranno a caratterizzare tutto il genere del cosiddetto MetrodiVania, uno dei più influenti in questo specifico ambito del medium.
L’esplorazione dei luoghi del castello del figlio di Dracula, Alucard, è una delle migliori di tutta la saga. La colonna sonora, come sempre ci ha abitauto Castelvania è di altissimo livello in grado di incollare totalmente il giocatore allo schermo nonostante le frequenti sconfitte dovute al livello di difficoltà, come sempre, molto elevato grazie a nemici temibili, puzzle ambientali complessi ed azione frenetica. Un mix di un livello così alto che è quasi impossibile da replicare.
Se vogliamo trovare un gioco per la prima Playstation che nel corso degli anni ha influenzato in maniera irreversibile il mercato videoludico, non c’è dubbio: quello è Castelvania Symphony of the Night. Capolavoro senza tempo.
5) Silent Hill, Konami, 1998
Punto centrale della tradizione survival horror giapponese al fianco di Resident Evil, questo Silent Hill dà ancora i brividi a più di vent’anni di distanza dalla sua uscita. Nel gameplay grottesco e orrifico si fondono in un miscuglio letteralmente senza tempo.
Il punto di forza del gioco è la costante sensazione di spaesamento che accompagna il vagare per le strade della città semi-deserta. La paura è sempre dietro l’angolo ma viene accentuata dall’impossibilità di considerare gli eventi secondo parametri razionali.
Si colgono nel gioco parecchie influenze derivanti dall’horror giapponese, fatto di jumpscare e traumi irrazionali molto spesso legati alla morte e al mondo spirituale dell’aldilà. La trama stessa del resto tocca a più riprese e in maniera sensibile i punti di incontro tra mortalità e poteri occulti e oscuri.
L’adultività proposta dall’esperienza di gioco è proprio l’elemento che colpisce, in un contesto videoludico (nel 1999) nel quale i videogiochi stentano ancora a sollevarsi dalla dimensione più “goliardica” che li ha visti emanciparsi in primis.
Silent Hill, se pur con tutte le limitazioni grafiche (e di gameplay) del caso, cerca di varcare il cofine con il cinema da una parte e con le tradizionali tematiche che da sempre assillano la psicologia dell’essere umano dall’altra.
A cura di Andrea Campana
4) Resident Evil 2, Capcom, 1998
Questo gioco ebbe il merito di prendere un grandissimo titolo, quale è stato il primo capitolo di Resident Evil e trasformarlo in un franchise, uno dei più amati al mondo. Se nel primo quasi tutta l’avventura si svolgeva all’interno della classica magione, in questo secondo i protagonisti Leon Scott Kennedy e Claire Redfield dovranno girovagare per le infestate strade di Racoon City.
Il survival horror puro e crudo visto nel primo gioco lascia entrare anche un actiond i buon livello con sequenze nelle quali gli zombie soverchieranno i nostri che saranno costretti alla fuga e a centellinare le munizioni. Ovviamente non mancano gli indovinelli, elemento tipico inserito nel primo Resident Evil e l’ansia ad ogni angolo è sempre presente. Tuttavia l’aver aggiunto anche componenti più action ha dato ai giocatori la possibilità di non annoiarsi mai.
Se infatti nel primo gioco non sapevamo bene chi avevamo davanti, ora conosciamo perfette la Umbrella Corporation. Dunque un gameplay che si limita a creare attesa di un qualcosa oramai noto, avrebbe rischiato di tediare.
Invece si tratta del titolo più bilanciat tra horror, survival, indovinelli ed action. Una perla di quelle alle quali raramente metterete mano. Garantito.
3) Gran Turismo, Polyphony Digital, 1997
Si parlava di giochi della prima Playstation in grado di cambiare per sempre il medium giusto? Ebbene, il mondo dei simulatori di corse non sarebbe assolutamente come lo conosciamo oggi se nel 1997 non fosse arrivato sul mercato Gran Turismo.
Fu una vera rivoluzione del medium, in grado di stabilire nuovi standard nei titoli dedicati alle corse in auto mai più abbandonati. I ragazzi di Polyphony Digital riuscirono a creare un sistema fluido come non se n’erano mai visti nel quale guidare la macchina, una volta preso confidenza diventava un piacere.
Il livello di difficoltà si mostrò fin da subito importante con un’intelligenza artificiale della CPU ben realizzata e percorsi ben strutturati per i quasi bisognava trovare il giusto feeling come un autentico pilota. Inoltre l’introduzione delle patenti obbligatorie per accedere a quella o quell’altra gara fu una trovata vincente che resero ancor più tangibile l’abilità necessaria per padroneggiare l’auto in corsa.
Menzione finale per la grandissima pletora di auto messe a disposizione dal gioco e per la grande personalizzazione lasciata al libero arbitrio del giocatore che avrebbe dovuto trovare il giusto assetto per far mangiare la polvere agli avversari. Una parola per questo gioco: immancabile.
2) Final Fantasy 7, Square, 1997
Nei JRPG esiste un’era pre Final Fantasy VII ed una post Final Fantasy VII. Pochi giochi sono stati in grado, quanto questo gioiello di casa Square, di fare da spartiacque nella storia del medium. Da questo punto in poi infatti questa tipologia di giochi lasciano i classici modelli fantasy medievale per introdurre quelle atmosfere Cyberpunk che così tanto ci hanno fatto innamorare delle avventure dell’iconico Cloud Strife.
Il sistema migliorto di combattimento a turni diede la spinta per tutta l’evoluzione degli RPG che da lì in poi si sarebbero creati. Inoltre, cosa non secondaria, Final Fantasy VII disponeva di una storia intensa, commovente ed anche con forti ripercussioni sul mondo reale.
Le connotazioni ecologiche, i dubbi esistenziali di Cloud tra il sacrificio necessario e l’uccisione di vittime innocenti, la continua lotta anche morale con Sephirot. Tutti questi elementi hanno creato un gioco che dalla prima Playstation ha continuato a persistere fino ai giorni nostri quando è arrivato, a gran voce richiesto dai fan, un remake ad hoc. Semplicemente immortale.
1) Metal Gear Solid, Konami, 1998
Spesso considerato uno dei titoli davvero groundbreaking nella generazione PlayStation 1, Metal Gear Solid è il primo vero exploit del maestro Hideo Kojima. In superficie, un gioco d’azione ambientato tra guerriglia e spionaggio. In profondità, molto di più.
La missione di Solid Snake, soldato dal passato oscuro, lo conduce attraverso snodi psicologici complessi che coinvolgono tutti i comprimari ma anche i nemici che deve affrontare. Non ci sono solo buoni o cattivi, ma personaggi dalla morale complessa e dai trascorsi intricati.
Snake non può mai veramente fidarsi di nessuno, nemmeno di sé stesso. La paranoia, propria del mondo spionistico e in special modo di quello post-Guerra Fredda, è il sentimento dominante che guida le azioni e le ragioni di ogni attore in scena.
Il gameplay, con le note interruzioni meta-testuali, disegna un secondo livello di lettura parallelo a quello del gioco, coinvolgendo il giocatore stesso ed invitandolo a porsi domande e a sollevare dubbi.
La varietà delle possibilità di gioco, che va ben oltre lo shooting e lo stealth, richiede una compresione di ambiente, contesto, psicologia e persino momento storico come mai visto in nessuno altro gioco.
Naturalmente è solo l’inizio: da lì in poi Kojima seguiterà a sviluppare le sue idee con altrettanta complessità, sempre sfidando regole e convenzioni (e per questo, inimicandosi l’industria dei videogiochi a più riprese). Metal Gear Solid rimane comunque sempre il capolavoro che è.
A cura di Andrea Campana
Cosa ne pensate di questa nostra classifica? Quali altri giochi avreste inserito? Fateci sapere la vostra nei commenti.