Molti ricordano il 1970 principalmente per le morti di Jimi Hendrix e Janis Joplin a soli 27 anni e lo scioglimento dei Beatles, ma altri eventi importanti avvennero. Da una piccola ripresa della pandemia causata dall’influenza di Hong Kong si passa all’elezione di Salvador Allende in Cile.
Intanto, negli Stati Uniti il diritto di voto viene abbassato a 18 anni e Washington si riempie di folle di dimostranti contro la guerra in Vietnam. In Italia, invece, vengono approvati lo statuto dei lavoratori e la legge sul divorzio. Infine, fallisce il golpe Borghese, colpo di stato di matrice neofascista.
Insomma, siamo di fronte a un anno di conclusioni e cambiamenti. E il cinema non ne è di certo esente.
1) El Topo – Alejandro Jodorowsky (1970)
Il fuorilegge El Topo (Alejandro Jodorowsky) sfida i Quattro Maestri del Deserto. Dopo averli sconfitti tutti, fallendo però l’inganno teso al quarto, l’uomo si interroga sulla sua moralità e sul senso della sua vita vuota. Ma, a un tratto, la donna senza nome incontrata sul suo cammino inganna El Topo e gli spara, lasciandolo morente. Tuttavia, una tribù di emarginati lo soccorre…
Non bisogna stupirsi della trama, in fondo El Topo è un film di Alejandro Jodorowsky, il primo a colori. Il regista cileno è noto per il suo stile fortemente simbolico ed ermetico, con riferimenti al misticismo orientale, ai tarocchi e anche al Cristianesimo. Il forte surrealismo della pellicola, le scene oniriche e l’ambientazione lo rendono etichettabile come “acid western“.
Il film segue le tappe tradizionali del viaggio dell’eroe, ma, a differenza del western classico, siamo di fronte a un’opera di formazione che tocca più lo spirito. Il regista è famoso per i contenuti profondamente spirituali dei suoi film, oltre a una composizione scenografica e a volte coreografica dell’immagine. In particolare, El Topo avvalora la credenza della reincarnazione.
L’opera è inoltre caratterizzata da una massiccia dose di violenza, che ha scioccato buona parte del pubblico. Anche la componente sessuale ha scandalizzato, in quanto il regista ha studiato la sua parte più triviale e selvaggia. Tutti tranne John Lennon, che considerava El Topo il suo film preferito, David Lynch e persino Marilyn Manson.
2) Il conformista – Bernardo Bertolucci (1970)
Roma, 1938. Marcello Clerici (Jean-Louis Trintignant) è un docente di filosofia promesso sposo a Giulia (Stefania Sandrelli). I due convolano a nozze, ma per Marcello è solo una copertura: infatti, l’uomo è una spia fascista in missione a Parigi per uccidere Luca Quadri (Enzo Tarascio), dissidente politico emigrato in Francia. L’agente speciale Manganiello (Gastone Moschin), però, non perde mai di vista Marcello…
Tratto dall’omonimo romanzo di Alberto Moravia, Il conformista è sicuramente tra i migliori film di Bernardo Bertolucci. Marcello ha subito abusi ed è stato abbandonato dai problematici genitori. Una volta allontanandosi dalla fede cattolica, abbracciata invece del fanatico padre, l’uomo ha deciso di conformarsi alla società, ossia al regime fascista, accettando una missione omicida.
A distanza di un solo anno dalla guerra, l’atmosfera del film risulta priva di sentimenti e diviene fortemente cupa, come quella che si respirava negli Anni di piombo. Assistiamo a diverse figure controverse, facciamo la conoscenza del passato di Marcello e comprendiamo i motivi che spingono l’uomo al conformismo.
Il film porta con sé i temi cari a Bertolucci, ossia amore e politica, omosessualità e crisi esistenziale, oltre all’ambientazione parigina. La sua regia predilige l’ombra, filtri blu e atmosfere nuvolose. La fotografia ponderata e geometrica di Vittorio Storaro attribuisce al film un’aura di solennità ed estemporaneità. Infine, il montaggio di Franco Arcalli propone un dedalo di flashback per enfatizzare la crisi esistenziale provata da Marcello.
3) Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto – Elio Petri (1970)
Un uomo senza nome (Gian Maria Volonté) elimina la propria amante Augusta Terzi (Florinda Bolkan) nell’appartamento di lei. Subito dopo, si scopre che l’assassino è in realtà un dirigente della Polizia. A poco a poco, l’uomo comincia ad agognare (e agevolare) la propria punizione…
Primo di una sfavillante trilogia, Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto è un duro attacco al potere e ai tutori della legge da parte del regista e del co-sceneggiatore Ugo Pirro. Petri non risparmia proprio nessuno, scagliandosi anche contro la criminalità dei reazionari di estrema sinistra, in un periodo molto difficile per l’Italia intera. Molti sono, inoltre, i riferimenti del film, da Kafka (citato esplicitamente nel finale) a Marx, Dostoevskij, Twain, Brecht, con ispirazione al thriller politico americano.
Siccome ogni personaggio è bersaglio dell’attacco di Petri, il suo stile si riempie di primi o primissimi piani e mezze figure. Non mancano, però, anche spaesanti panoramiche e vertiginose carrellate per mostrare l’incombenza del male e gli intrighi vari. La colonna sonora di Ennio Morricone, inoltre, citata tra le sue migliori, cattura appieno la psiche disturbata del protagonista e degli altri personaggi.
Da menzionare, infine, la straordinaria interpretazione di Gian Maria Volonté, che nel 1970 caratterizzò due personaggi diversi ma carismatici (l’altro è Vogel di I senza nome). Ma è doveroso ricordare anche la straordinaria Florinda Bolkan, il cui personaggio sviluppato attraverso flashback e visioni l’ha portata all’attenzione internazionale.