Voce unica, infallibile intuito per la melodia, eclettismo ineccepibile ed emotività intensa e pacata a un tempo. Arlo Parks, classe 2000, cockney fin nel midollo, rappresenta tutto quel che di buono si può cercare di dire della nuova generazione musicale; cioè quella Z, dei nati all’inizio del millennio.
Il suo primo album, Collapsed in Sunbeams, rappresenta l’unione di tutta una serie di tratti caratteristici di classe e genere: il bedroom pop, come è stato alternativamente chiamato. Qui si può parlare più legittimamente di bedroom R&B, dato che la cantante non tralascia di scoprire le sue vene black nella fusione tra stili e melodie che udiamo nelle sue canzoni.
Gli arrangiamenti della fantastica tracklist dell’album vanno dall’essenzialismo di un folk lo-fi tipico dei cantanti “zoomer” alla complessità ricercata di una artista cresciuta in un mondo di infinite possibilità musicali. Sentiamo influenze rock, R&B, rap ed emo rap (nelle ritmiche, più che altro) e soul, tutte intessute in una trama asciutta, sobria ed elegantemente sopraffina.
Pur affidandosi a uno sfondo sonoro ricercato ed eclettico, Arlo fa in modo di tenere sempre in primo piano l’impatto della propria voce. Che è, poi, il vero miracolo delle sue canzoni e di questo disco. Una voce potente e umile allo stesso tempo, alla Tracy Chapman; leggera, soave, non provocatoria. La voce di chi cerca un dialogo, di chi spiega, illustra, considera.
Fa abbastanza impressione constatare come ogni singola canzone funzioni alla perfezione. Da Hurt, il capolavoro indiscusso, a Green Eyes, Caroline, Too Good, Black Dog, Eugene. Ce n’è abbastanza da convincere lo scettico più restio e alieno alle produzioni musicali dei giovanissimi: impossibile non riconoscere talento, inventiva, abilità tecnica e motivazione confessionale.
Gli sfoghi apparentemente apatici e spenti di Arlo Parks celano in realtà mondi di emozioni che, con la fragilità della Gen Z, la cantante si spinge appena a suggerire, mostrandone tuttavia tutta la profondità. Non sono solo note e non sono solo parole; se c’è qualcuna che si merita la fiaccola di autrice generazionale per questa nuova risma di cantautori, lei è certamente in prima fila.