I 10 chitarristi più sottovalutati della storia del rock [LISTA]

Se siete convinti di conoscere ed apprezzare appieno tutti i migliori chitarristi della storia del rock, forse questa lista vi farà ricredere. Ecco quali sono per noi alcuni tra i più sottovalutati di sempre

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Credits: The Police / YouTube
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10 nomi tra i chitarristi assolutamente da riscoprire

I chitarristi sono, da sempre, le figure centrali della musica rock. Chi si avvicina a questo genere quasi sempre lo fa passando per le sei corde, in quanto lo strumento chitarra rappresenta alla perfezione l’indole energica e rumorosa di questo stile. Perciò è normale che nel corso degli anni chitarristi come Jimi Hendrix, Eddie Van Halen o Steve Vai siano diventati delle vere e proprie leggende.

Ma che dire di quelle figure più discrete, meno note ma magari soprendentemente valide, ingiustamente ignorate dalla storia dello strumento magari solo perché poco “tecniche” o scarsamente carismatiche? Qui ve ne proponiamo dieci, da rivalutare e da riconsiderare in virtù di qualità stilistiche individuali sulle quali spesso purtroppo si soprassiede. Iniziamo.

10. Peter Green

Peter Green, fondatore dei mitici Fleetwood Mac e figura centrale della storia del blues inglese, è venuto a mancare circa un anno fa. La sua eredità, dalla composizione di classici come questa Black Magic Woman (no, non è di Carlos Santana) alla re-invenzione di un intero genere, va ancora misurata appieno. Unico il suo stile fortemente intenso, perso tra tradizione e essenzialità d’espressione.

Fleetwood Mac – Black Magic Woman, 1968

9. Hillel Slovak

Il vero iniziatore dello stile unico dei Red Hot chili Peppers, Hillel Slovak è tra i pochi a fondere sapientemente punk, alt rock e funk in un miscuglio unico, interessante e, per gli anni ’80, estremamente innovativo. Riff e assolo dello scomparso chitarrista, del resto, sono la scuola alla quale si forma il suo successore, nientemeno che John Frusciante.

Red Hot Chili Peppers – Jungle Man, 1985

8. Steve Hackett

Di Steve Hackett di solito la cosa che si ricorda è la sua “invenzione”, con anni di anticipo su Eddie Van Halen, della tecnica del tapping. In realtà, questo è il meno della sua rivoluzionaria attività con i Genesis, all’avanguardia della scena prog e con in mente una concezione della chitarra differente e distante dalla norma, a dir poco. Assolo, arpeggi e invenzioni di Hackett sarebbero oggi da riscoprire tutti daccapo.

Genesis – The Musical Box, 1971

7. Kim Tahyl

Se pure è vero che Chris Cornell è sempre stato la colonna portante del progetto Soundgarden, è anche vero che senza l’eclettico e inarrestabile Kim Tahyil le cose non sarebbero di certo state le stesse. Perfetta controparte per i riff storditi e paranoici di Cornell, Tahyil mostra una delle migliori tecniche della scena grunge e, nel contempo, esprime una personalità chitarristica negli anni ’90 da pochi eguagliata.

Soundgarden – Loud Love, 1989

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