Una delle più famose leggende nella storia dei videogiochi: quella del gioco di E.T. che fece sprofondare Atari
Anno 1982: E.T. l’extraterrestre è uno dei più popolari personaggi dell’epoca grazie all’amatissimo film di Steven Spielberg. Una vera e propria svolta per il cinema anni ’80 e anche per il genere di fantascienza, che una volta tanto rappresenta un alieno “buono” in contrasto con le figure più oscure e cupe dei decenni precedenti.
Visto il successo, l’occasione non è da farsi sfuggire: bisogna trarne un videogioco. Parliamo di un medium all’epoca ancora nuovo, che sperimenta ma sta, allo stesso tempo, trovando enorme diffusione grazie ai giochi arcade e al successo di figure come Pac-Man e Super Mario. L’affare si fiuta e per E.T. si fa avanti Atari, in quel momento una delle principali aziende del settore.
C’è quindi da produrre un gioco, intitolato come il film, per la mitica console Atari 2600. Il progetto è affidato al designer Howard Scott Warshaw, che però ha solo cinque settimane di tempo per lavorare: bisogna che il titolo sia finito per le vacanze natalizie, finestra commerciale da non mancare.
E questo è il primo sasso che provoca la slavina che seguirà. Aggiungiamo che il gameplay studiato da Warshaw non ricalca la trama del gioco, ma richiede al giocatore di vagare tra ambienti confusi, con grafica di bassa qualità, per recuperare i frammenti del famoso “telefono” che dovrebbero consentire ad E.T. di contattare la sua nave per farsi portare a casa.
Il mitico gioco sepolto nel deserto
L’accoglienza del pubblico è perciò tiepida. Di più, è fredda: i giocatori non capiscono il gioco, è complicato e strano. Le scarse possibilità tecnologiche dell’epoca non consentono di operare miracoli e l’aspetto eccessivamente “pixelloso” del titolo fa il resto. Risultato: un fallimento su tutta la linea.
La debacle dell’operazione diviene parte integrante del grande crash dell’industria del videogioco che ha poi luogo tra il 1983 e il 1985. Una recessione causata da una eccessiva saturazione del mercato. Atari ne viene colpita più gravemente di tutti gli altri ed entro il 1984 viene smembrata e venduta.
Che cosa ne è di E.T., il videogioco maledetto? Una leggenda metropolitana inizia a diffondersi e tiene banco per decenni: la si dimostrerà poi (in parte) vera nel 2014. Parecchie copie invendute del gioco vengono letteralmente sepolte in una cittadina nel deserto, presso Alamogordo, in New Mexico.
Nel 2014 si scopre che trattavasi in realtà non solo di copie di E.T. ma anche di diversi altri giochi Atari invenduti. Le cartucce, frantumate e ricoperte di cemento nottetempo nel 1983, vengono riportate alla luce come parte delle riprese di un documentario a tre decadi di distanza. Relitti ma anche reliquie di un’era passata, straordinaria, nella quale tutto poteva succedere.