Il 1964 è stato un altro anno indimenticabile per la storia del ‘900. Iniziò la Guerra del Vietnam, finì il monopolio della BBC e i miracoli del boom economico iniziarono ad affievolirsi. In campo cinematografico, invece, sono arrivate importanti innovazioni, sia dal punto di vista visivo che a livello di generi.
Dopo essere stati nel 1969, nel pieno della New Hollywood, torniamo indietro di quattro anni per vedere un anno che gettava le sue premesse.
1) Il dottor Stranamore – Ovvero: come ho imparato a non preoccuparmi e ad amare la bomba – Stanley Kubrick (1964)
Il generale Jack D. Ripper (Sterling Hayden) ordina di rispondere a un presunto attacco sovietico, ordendo una guerra nucleare contro l’URSS. Il Presidente Muffley (Peter Sellers), appena lo scopre, ordina la cattura di Ripper, l’unico a conoscere il codice dell’ordigno nucleare. Ma le cose si complicano e non resta che chiedere aiuto al dott. Stranamore (Peter Sellers), un ex-nazista…
Il dottor Stranamore attualmente occupa il sessantaseiesimo posto dei film più votati su IMDb, quindi, pur essendo del 1964, vanta tuttora un largo seguito. E sicuramente se lo merita, dimostrando ancora una volta il talento di Stanley Kubrick. A soli 35 anni, dopo titoli indimenticabili come Orizzonti di gloria(1957) e Lolita (1962), il regista cambiava nuovamente genere con grande successo.
Il film, uscito in piena guerra fredda, pare ammiccare alla Crisi dei missili di Cuba (1962), che vide un confronto missilistico tra USA e URSS. L’ispirazione principale, tuttavia, è il romanzo fantapoliticoRed Alert (1958) di Peter George, che paventava una terza guerra mondiale atomica. Il libro, però, non era una commedia e non presentava il dott. Stranamore, che venne aggiunto in edizioni successivo dallo scrittore.
Il film è, infatti, una commedia nera fortemente satirica, piena di dialoghi e situazioni surreali. Ricordiamo, per esempio, la frase “il tuo micione sarà di ritorno prima che tu possa dire ‘lanciate!'” e Slim Pickens a cavallo della bomba. Inoltre, la componente sessuale nell’opera è ben evidente.
Il comparto tecnico è veramente eccezionale, dalla fotografia di Gilbert Taylor alle scenografie di Ken Adam. Tra il preparatissimo cast di attori spicca Peter Sellers, che interpreta, oltre a Muffley e Stranamore, anche il colonnello Mandrake. Già in Lolita l’attore dimostrò il suo talento eclettico e trasformista, ma in questo film è riuscito a creare anche un personaggio iconico e indimenticabile.
Londra, 1906. La tata della famiglia Banks si licenzia improvvisamente per il carattere troppo vivace dei due bambini. Occorre quindi una nuova governante e George Banks (David Tomlinson) fa pubblicare un annuncio sul Times. I due bambini, però, sono rimasti incantati da una giovane donna di nome Mary Poppins (Julie Andrews), giunta in casa loro dal cielo con un ombrello.
Il tema principale del film è l’educazione. Il severo e rigoroso Mr. Banks pretende che i figli crescano con una ferrea disciplina e nel pieno rispetto delle regole. L’arrivo della nuova governante, tuttavia, susciterà in lui dei ripensamenti già dal primo momento in cui, invece di sostenere un colloquio, sarà lei a mettere alla prova la famiglia.
Un altro tema del film è l’avidità. Mr. Banks, nomen omen, fa il bancario e, quando conduce i figli sul suo posto di lavoro, essi scappano spaventati. L’uomo è convinto di mostrare loro un ambiente disciplinato e giusto e invece si tratta di un luogo opportunista e uggioso. Altro tema del film è, infatti, il potere dell’allegria e della creatività, scatenato dai metodi giocosi di Mary Poppins, inizialmente invisi al padre.
Le interpretazioni dell’intero cast creano una chimica perfetta per il funzionamento del film e per tramettere le giuste emozioni. In particolare, degna di nota Julie Andrews, premiata anche con l’Oscar alla miglior attrice, e Dick Van Dyke nel doppio ruolo ruolo dello spazzacamino Bert e del direttore Dawes.
Mary Poppins rappresenta la maturazione della Disney nell’impego della tecnica mista, sperimentata già in Song of the South (1946), ottenendo nel 1964 un risultato sorprendente. La Andrews e Van Dyke danzano anche in mezzo a cartoni animati sulle note di alcune delle canzoni più famose dello studio. Ricordiamo Supercalifragilistichespiralidoso, Cam-caminì e Un poco di zucchero.
3) Per un pugno di dollari – Sergio Leone (1964)
Una cittadina al confine tra gli Stati Uniti d’America e il Messico è teatro di una guerra tra due famiglie rivali. I due capi sono lo sceriffo John Baxter (Wolfgang Lukschy) e lo spietato Ramón Rojo (Gian Maria Volonté). Un pistolero di nome Joe (Clint Eastwood) giunge in città in cerca di lavoro…
Per un pugno di dollari ha rischiato una causa per mancato pagamento dei diritti di adattamento a un film di Akira Kurosawa (La sfida del samurai). Però, ha ridefinito il genere western, attribuendo per la prima volta dignità allo spaghetti-western e ha lanciato l’eclettica carriera di Clint Eastwood, dipingendo sulla sua persona un’icona indimenticabile della storia del cinema.
Dopo Il colosso di Rodi, dal 1964 Sergio Leone ha conquistato tutto il mondo con le sue doti registiche, guadagnandosi un meritato posto nell’Olimpo del cinema. Le geometrie perfette, i campi lunghi, i primi e primissimi piani ai suoi personaggi sapientemente distribuiti nell’inquadratura rappresentano la dichiarazione di poetica del regista romano.
Non possiamo scordare la splendida fotografia di Massimo Dallamano, le indimenticabili musiche di Ennio Morricone e il sapiente montaggio di Roberto Cinquini. Guidato dalla geniale mente di Sergio Leone, il cast tecnico ha saputo creare una perfetta alchimia di avventura, emozioni e tensione incessante.
Ulteriore valore al film è attribuito dalle splendide interpretazioni degli attori, in particolare Clint Eastwood e Gian Maria Volonté. Il primo, inespressivo, enigmatico e solitario, ha creato un personaggio che tornerà identico in tutta la Trilogia del dollaro. Il secondo, invece, ha saputo tratteggiare una personalità sadica e spietata, forse ispirato da personalità fasciste contro cui ha dedicato la sua intera filmografia.
Il film, infatti, fece molto scalpore per l’efferata violenza dei suoi contenuti e delle immagini, ritenuta ai tempi eccessiva. Ma, nonostante alcune critiche, Per un pugno di dollari è riuscito a diventare una pietra miliare della storia del cinema.