Una nefasta conseguenza della Brexit che potrebbe colpire la presenza di prodotti britannici su Netflix, Amazon Prime Video e altre piattaforme
Ci sono troppi film e troppe serie inglesi, su Netflix, Prime Video e sulle altre piattaforme streaming. Questo è quanto riporta un documento visionato da The Guardian che circolerebbe ad alti livelli tra le politiche europee. Politiche che, in questa circostanza, devono fare i conti con la Brexit e le conseguenze economiche e culturali della stessa.
Nello specifico, si stima che (nessuna sorpresa) la Gran Bretagna sia la maggior produttrice di film e serie tv in Europa (intesa geograficamente). Un’industria, quella inglese cinematografica e televisiva, che ricava 1,4 miliardi di sterline solo dalla vendita dei diritti internazionali di distribuzione.
Il problema: la predominanza di prodotti inglesi, come Downtown Abbey, Peaky Blinders o The Crown, causerebbe una mancanza di “diversificazione culturale”. Si è stabilito che in Europa almeno il 30% dei contenuti sulle piattaforme Video on Demand (VOD) debba essere prodotta nell’UE.
Ma, il Regno Unito non facendone più parte, i loro prodotti non si possono più considerare “europei”. Si tratterebbe quindi di riequilibrare questa quota, dando meno spazio alla produzione inglese, in quanto estranea all’Unione (e considerabile, dunque, alla stregua per esempio di quella americana) e lasciando più spazio per film e serie tv realizzati da paesi membri.
Non è chiaro ancora in che modo questa iniziativa sia da condursi a termine, ma fonti interne all’industria della produzione video, secondo il Guardian, parlano di “quando, non se”. Insomma, sicuramente succederà. E avverrà molto probabilmente quando la Francia salirà alla presidenza di turno dell’UE, in gennaio.
Secondo la fonte vari altri paesi sarebbero pronti a sostenere l’iniziativa, tra i quali Spagna, Grecia, Austria e anche Italia. La predominanza di serie prodotte in Gran Bretagna e la loro immensa popolarità sul continente non sono mai state segrete. Ma ora l’UE deve difendere i propri mercati. Cosa succederà?
Fonte: The Guardian