La terza estate dell’amore: il nuovo manifesto culturale di Cosmo

Cosmo è tornato e... ovviamente non delude

Cosmo
Cosmo nel video di "Turbo/Attraverso lo specchio"
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Cosmo ritorna con un nuovo album per ballare su quel che resta della società e ricominciare.

Cosmo, nome d’arte del DJ e produttore piemontese Marco Jacopo Bianchi, torna a farsi sentire a tre anni dall’ottimo Cosmotronic. Tra cantautorato, ritmo dance e mix di sonorità elettroniche, Cosmo trova la sua dimensione per cantare una società ferita che ha bisogno di ritrovarsi e ripartire. Il titolo La terza estate dell’amore è un aperto richiamo che connette passato e futuro. Lo sottolinea lo stesso Cosmo nel manifesto online che ha accompagnato l’uscita, l’album è la conseguenza naturale del periodo difficile che tutto il mondo ha vissuto negli ultimi mesi.

“La prima Summer of Love era legata al movimento hippy di fine anni Sessanta.
La seconda al nascente movimento rave di fine anni Ottanta.
Oggi la necessità di socialità e amore collettivo si fa sempre più forte.”

La proposta di Cosmo per ripartire e ricominciare ad amare attraverso la musica e il ballo è un album vivo e coinvolgente, composto da 12 brani della durata complessiva di circa un’ora. I riferimenti alla pandemia, alle restrizioni, al distanziamento e alla lontananza tra le persone emergono con forza nelle note ballabili de La terza estate dell’amore. C’è un mondo fatto di sentimenti, di feste, di musica dance e pericolosi abbracci. C’è la vita, c’è una rivoluzione fatta di amore e coraggio che si concretizza nella seguente descrizione dell’artista (tratta dal manifesto):

“un corpo pulsante e desiderante che spruzza il suo sudore sull’etica del lavoro. Un corpo erotico sbattuto in faccia al gelo di morte del capitalismo e della burocrazia, un ballo sulla carcassa di una società incapace di godere e di organizzarsi per essere felice.” Dal punto di vista musicale l’album mantiene lo stile delineato dagli ultimi lavori di Cosmo. Si costruisce una convincente fusione di generi che spaziano dalla musica house all’ elettronica, alla techno, con astrattismi, beat rapidi e travolgenti e campionamenti.

Cosmo fa musica da suonare e ballare insieme, musica per la collettività nel senso più puro del termine.

Già con Cosmotronic, Cosmo aveva dato grande peso al suo pubblico, alla musica da suonare per chi salta e balla sotto a un palco. Con La terza estate dell’amore questo percorso prende una forma sempre più definita. Dalle prime note di Dum Dum si comprende l’intento dell’artista. La musica è una “giungla che nasconde della magia” che permette alla vita di prendere nuova forma e all’amore di ritornare a riempire le strade. Non solo è utile, ma è necessario fare festa sulle macerie di quest’epoca stupida.

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Antipop prosegue questo viaggio musicale con un’ironica critica alla musica pop come industria delle hit. La musica non è una fabbrica e Cosmo preferisce trasmettere qualcosa di vero piuttosto che scalare le classifiche. Un concetto non nuovo per il cantautorato, ma che viene ben sintetizzato nel semplice sfogo “è musica, no fabbrica”.

E poi la hit arriva comunque. La musica illegale è il pezzo giusto al momento giusto.

Se scrivi musica per non fare la hit, non vuole necessariamente dire che tu non possa trovare la chiave giusta per comunicare alle masse. La musica illegale è il singolo che sta raccogliendo maggiore successo. Si tratta di un pezzo dal ritornello orecchiabile e un testo semplice ed espressivo. La sintesi perfetta del manifesto culturale di rinascita contenuto tra le note de La terza estate dell’amore.

Lo stile di Cosmo viene trasmesso in modo nitido e potente anche nei due pezzi successivi. Fresca, con i suoi bassi perfetti e il suo mix di differenti sonorità sperimentali, è un’esperienza travolgente. La freschezza, nella sua concezione più ampia, può salvare la vita nei momenti difficili.

E poi arriva Mango, forse il pezzo più efficace del disco insieme al singolo La musica illegale. Parole inventate, un gelato al mango e la forza di cantare e ballare con spontaneità e meraviglia. Mango è l’infanzia e la spensieratezza, l’anarchia e la ribellione, la ricerca di una leggerezza per troppo tempo assente.

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La cattedrale completa la prima metà del disco con un altro mix sonoro orecchiabile e ballabile. Il pezzo trova la sua dimensione ottimale concludendosi con uno spagnoleggiante e bellissimo assolo di chitarra.

La seconda metà del disco prosegue il viaggio attraverso il nuovo mondo da costruire. È una pernacchia in faccia a chi nega l’essenzialità della festa e dello spirito di comunità.

Le sonorità si fanno più complesse, ma ugualmente potenti nel comunicare il senso del disco. Si parte da Puccy Bom e il suo inno a godere e ballare sul disastro. Si giunge poi a Fuori feat. Silvia Konstance dove si cerca il senso, dove si continua a sperare in un mondo dove si vive meglio e non ci si lascia fagocitare dalla frenesia di una vita triste e monotona.

Gundala poi è una breve pausa, un rallentamento romantico. L’autotune, la voce e gli effetti si fanno veicoli per raccontare l’amore nelle sue nuove e più spontanee forme. Io ballo ritorna sul Cosmo classico che vuole far muovere e saltare il suo pubblico.

Vele al vento inneggia al dio del mare, al mondo come nave di pazzi che vogliono viaggiare attraverso le difficoltà e le tempeste. Si tratta di un più poetico inno alla vita e alla ricerca di senso. Perdersi per ritrovare l’essenziale. “Senza mappe né padroni” sta lì il senso di tutto, questo manifesto non chiede altro che abbattere i paletti, rimuovere i confini e vivere finalmente in modo autentico.

Il disco giunge così alla sua conclusione attraverso l’ultimo brano Noi, mentre Cosmo si prepara a ritrovare il calore del pubblico per lanciarsi insieme ai fan verso un futuro ignoto, imprevedibile, ma potenzialmente bellissimo.

“Questo messaggio è dedicato a chiunque si sia visto rubare tutto il tempo migliore della propria vita, a chi crede nell’aggregazione e nello spirito di comunità, a chiunque voglia prendere questa grande macchina e sedersi accanto al pilota per farla rallentare, sostare, ripartire quando è il momento. Verso destinazioni ed esperienze altre.
Verso il futuro.”