Morgan Freeman è uno degli attori più amati e conosciuti degli ultimi 40 anni. Nel corso della sua lunga carriera ha prestato il suo volto in film che hanno segnato il corso del cinema contemporaneo, andando ad interpretare ruoli sempre più importanti.
Anche se è nato nel ’37, Morgan Freeman raggiunge il successo soltanto alla fine degli anni ’80, quando è ormai un attore maturo. Da allora si è specializzato nel ruolo di personaggi saggi, che dà consigli e che ha la voce profonda e rassicurante. In oltre 60 anni di carriera, può vantare un Oscar, 2 Golden Globe, un Orso d’argento e altri svariati premi.
Abbiamo selezionato i 7 ruoli più iconici che l’attore americano ha interpretato, che spaziano dal detective a Dio in persona.
1) Gli spietati (1992), Clint Eastwood
Ruolo dopo ruolo, Freeman inizia a comporre il ritratto del personaggio saggio, posato, che sa dare il consiglio giusto al momento giusto, grazie anche alla sua voce calda e rassicurante.
Lo dimostra splendidamente in Gli spietati, capolavoro del genere western di Clint Eastwood, in cui interpreta un vecchio amico del protagonista (interpretato dallo stesso Eastwood).
I due si conoscono da tanto tempo, quando entrambi erano cacciatori di taglie all’epoca del selvaggio west, ma ormai sono diventati contadini. Quando però gli giunge voce di una taglia che pende su un paio di uomini colpevoli di aver sfregiato una prostituta imbracceranno nuovamente le armi.
Il film è uno dei western più importanti del cinema contemporaneo. Un film crepuscolare, che ritrae un momento di transizione storica dell’America, che passa dall’epoca della Frontiera a quella della civiltà, dal wild al tame.
Freeman interpreta come sempre magnificamente il coprotagonista della storia e rappresenta la parte più razionale del duo composto con Eastwood.
2) Le ali della libertà (1994), Frank Darabont
“Brooks was here… so was red“. Impossibile dimenticare queste parole impresse in gesso su di una sporca lavagna del carcere di Shawshank in Le ali della libertà.
Impossibile anche negare l’emozione suscitata dalla visione dell’imperdibile film, sicuramente tra i migliori degli anni ’90. L’adattamento, tratto da un racconto di Stephen King, è diretto con ottima mano da Frank Darabont.
Quando Andy Dufresne (Tim Robbins) è ingiustamente incarcerato per l’uccisione della moglie e del suo amante, è costretto a sopportare le pene della prigionia a Shawshank. La violenza psicologica e fisica alla quale è sottoposto per mano del disumano direttore Norton è allietata solo dalla compagnia degli altri detenuti.
In particolare, il rapporto con Ellis Boyd “Red” Redding (Morgan Freeman) scalda il cuore e dona speranza a un mondo che non sembra meritarne. I due attori mostrano una sinergia incredibile.
Morgan Freeman sbalordisce per il proprio talento e per la capacità di effondere un’umanità fuori dagli schemi corrotti di una realtà ingiusta. Conferma ulteriormente la propria presenza scenica, espressa anche tramite un semplice sguardo, rischiando persino di rubare la scena all’immenso protagonista.
Un ruolo che colpisce nel segno e che ha reso ancora più celebre il nome del nostro Freeman.
3) Seven (1995), David Fincher
Gli anni ’90, come abbiamo visto, sono stati anni particolarmente intensi per Freeman, a cui deve molta della popolarità di cui gode ancora oggi.
In Seven Freeman interpreta un vissuto detective, William Somerset, a cui, a pochi giorni dalla meritata pensione, viene affiancato il giovane ed irruento collega David Mills (uno straordinario Brad Pitt).
Proprio in quei giorni viene compiuto un efferato omicidio e i due cominciano ad indagare, mentre i delitti si accumulano ed è ormai chiaro che hanno a che fare con un serial killer.
Seven è il secondo lungometraggio di uno dei registi più amati degli ultimi tre decenni, David Fincher, in cui conferma, dopo Alien3, la propria abilità dietro la macchina da presa.
Freeman fornisce un’altra volta un’interpretazione perfetta, mai sopra le righe e di grande esperienza. Il detective che interpreta è disilluso dalla vita e dal mondo, a causa della violenza e la tristezza con cui, negli anni di servizio, è entrato in contatto.
Chiude però con una nota agrodolce, emblematica del suo personaggio: “Ernest Hemingway una volta ha scritto: Il mondo è un bel posto, e vale la pena di lottare per esso. Condivido la seconda parte”.
Million Dollar Baby (2004), Clint Eastwood
Il film è entrato di diritto nella storia del cinema, grazie all’interpretazione e alla regia di un Clint Eastwood in splendida forma.
La storia è quella di Margaret Fitzgerald, una cameriera trentaduenne aspirante pugile. Nella speranza di raggiungere il suo sogno, si allena nella palestra gestita da Frankie Dunne (Clint Eastwood) ed Eddie Dupris (Morgan Freeman), detto Scrap.
Il personaggio di Freeman è anch’egli un anziano ex pugile, ormai impegnato nelle mansioni più umili della palestra. Il suo lato umano però lo spinge a prendere a cuore le storie che orbitano attorno ai sacchi da boxe. È inevitabilmente affezionato ai ragazzi della palestra come il buffo Danger Barch (Jay Baruchel) e, ovviamente, Maggie.
Prova in tutti i modi a proteggere la ragazza dalle sventure e dalle insidie che il mondo della boxe le riserverà, anche a costo di andare contro il suo socio e amico Frankie.
Il volto di Freeman, colmo di disillusione e allo stesso tempo di tenerezza, ha donato al personaggio un’interpretazione da manuale. Eddie “Scrap” Dupris non può che rimanere nel cuore dello spettatore ed emozionare a ogni visione.
Passiamo ora, invece, ad una commedia, genere piuttosto atipico per un attore specializzato soprattutto per ruoli drammatici.
Una settimana da Dio è una delle commedie più conosciute ed amate degli anni 2000, grazie alla sua comicità fra il demenziale ed il brillante e, soprattutto, le grandi interpretazioni di Jim Carrey e il nostro Freeman.
La trama è molto semplice quanto geniale: cosa faresti se, per una settimana, potessi avere i poteri di Dio? Carrey, che interpreta uno sfortunato giornalista che non riesce a sfondare nell’emittente per cui lavora, scoprirà ben presto che non tutto è rosa e fiori, anche se sei l’Altissimo.
Freeman interpreta appunto Dio, in linea con i suoi personaggi sempre piuttosto seri e con una grande esperienza (e che esperienza in questo caso) alle spalle. Lo fa però coniugando la giusta dose di serietà con i toni da commedia del film, fornendo ancora una volta prova della sua duttilità attoriale.
Invictus (2009), Clint Eastwood
Ultima collaborazione con Clint Eastwood, che conferma un rapporto piuttosto proficuo fra i due.
In Invictus Freeman interpreta un ruolo di grande peso, ovvero quello di Nelson Mandela. Il film segue le vicende politiche e sportive del Sudafrica, servendosi della Coppa del Mondo di rugby del 1995.
La squadra, capitanata da un grande Matt Damon, rappresenta in pieno la nazione, ancora divisa dall’Apartheid ma in via di cambiamenti, proprio grazie all’elezione di Mandela.
Freeman ci lascia qui un’altra interpretazione di grande esperienza in quello che era un ruolo molto complicato come quello di Mandela, uomo simbolo dello scorso secolo nell’Africa e nel mondo.
Trilogia del Cavaliere Oscuro, Christopher Nolan
La trilogia di Christopher Nolan dedicata a Batman non ha bisogno di presentazioni. I tre film hanno avuto un successo enorme, conquistando il pubblico di tutto il mondo dopo varie incarnazioni del Cavaliere Oscuro meno fortunate.
Sicuramente l’attore simbolo della trilogia è Christian Bale, che interpreta ovviamente l’Uomo pipistrello, affiancato nel secondo capitolo dall’ormai classica performance di Heath Ledger nei panni del Joker.
Morgan Freeman interpreta un personaggio tutto sommato minore, ma non per questo di minore intensità. Lucius Fox, grazie soprattutto al magnetismo del grande attore afroamericano, è diventato uno dei personaggi più amati dell’intera trilogia.
Una prova attoriale ancora una volta eccelsa, che dimostra anche la grande abilità di Freeman nell’interpretare ruoli meno centrali.