I fan degli Smiths sono “nevrotici”: lo dice la scienza

Smiths
Credits: Hatosans / YouTube
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La scienza ha parlato: i fan degli Smiths sarebbero “nevrotici”

I fan degli Smiths, sembra, sarebbero particolarmente “nevrotici”. Un titolo da prendere con le pinze naturalmente, ma questo riporta uno studio risalente al 2015 e condotto dal Centro di Psicometria dell’Università di Cambridge e Stanford. Come? Studiando i like su Facebook e, tramite una app, i profili degli utenti coinvolti.

Il caso non può non ricordare quello di Cambridge Analytica, che infatti avrebbe poi preso ispirazione proprio da questo modello. Tramite una app per Facebook chiamata MyPersonality, i ricercatori hanno coinvolto fino a settantamila persone in un quiz con cento domande. Partecipando, le persone davano il consenso alla condivisione delle informazioni sui propri profili e su quelli degli amici.

Da lì i ricercatori si sono semplicemente limitati ad incrociare le “preferenze” espresse su Facebook per personaggi e pagine (come, appunto, quella degli Smiths) con vari parametri caratteriali definiti dalle domande: “apertura”, “coscienziosità”, “estroversione”, “piacevolezza” e “nevrosi”. Lo studio è stato riportato dal New York Times proprio in seguito allo scandalo Cambridge Analytica.

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Le conclusioni tratte: le persone più “aperte” hanno messo il like su Facebook ad artisti come Tom Waits e Björk; quelle più “estroverse” seguono per esempio Gucci Mane e quelle meno “piacevoli” invece ascoltando Marilyn Manson, Rammstein, Placebo e Judas Priest. Infine, ecco, la categoria dei più “nevrotici”: Smiths, Bring Me the Horizon ed Escape the Fate.

Naturalmente, lo studio va preso con leggerezza. Prima di tutto, può capitare che qualcuno sia semplicemente un musicofilo e segua tutti gli artisti sopra citati, o anche di più, perché ama tutta la musica, per intero. In questo caso inutile cercare di definire un carattere o un altro in base ai like. Secondo, molti like, lo sappiamo, svengono spesso messi casualmente o alla rinfusa.

O, persino (se è per questo), per sbaglio. In ogni caso poco conta per chi cerca di fare data mining e customer targeting a partire dalla presenza online degli utenti. Cosa che, appunto, avrebbe fatto di lì a poco Cambridge Analytica, contribuendo con un metodo simile alla profilazione delle preferenze degli elettori per la campagna presidenziale di Donald Trump e per quella pro-Brexit.

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Fonte: Pitchfork