Moby – Reprise | RECENSIONE

L'esperimento orchestrale di Moby per il 2021 è davvero poco interessante e si dimenticherà in fretta

Moby
Credits: Moby / YouTube
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Moby in versione orchestrale è a malapena interessante quanto quello in versione elettronica

Come sapete, nel 2021 Moby ha deciso di tornare dal suo pubblico con una sorta di greatest hits che re-interpreta alcune sue celebri canzoni in chiave orchestrale. Sulla carta l’esperimento sembra interessante e in effetti ci sono diversi momenti nei quali i risultati si vedono e si sentono. Peccato che questi momenti siano pochi, sparsi e troppo brevi.

Reprise, questo il titolo del nuovo album, suona più come un’auto-celebrazione che come un’intenzione seria di rivisitare e ri-arrangiare tracce storiche e amate. Tanto più che quel che di riuscito c’è nel disco dipende dalla scelta stessa della tracklist e non da collaborazioni e atmosfere. L’impressione è davvero quella di un lavoro ambizioso per metà, costruito in fretta e con poca convinzione.

Pparliamo dell’artista che ha prodotto un disco come Play, un capolavoro assoluto di idee e invenzioni musicali. Qui, siamo da tutt’altra parte. E sono del resto proprio le canzoni di Play (Natural Blues, Porcelain) quelle che maggiormente funzionano, proprio perché funzionavano già in partenza. Per il resto, in un panorama sonoro languido e pesante, poco cattura davvero.

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Emergono solo una versione “tribale”, carina, della sua prima hit, Go; e Lift Me Up, classico del 2005 praticamente già pronto crescendo e climax. Non c’è molto altro da dire: l’idea finale è quella di un disco raffinato e attentamente pensato che, tuttavia, appare non giustificare l’impegno profuso. Avremmo preferito, francamente, un altro lavoro come All Visible Objects, del 2020. Sarà per la prossima.

Moby – Reprise / Anno di pubblicazione: 2021 / Genere: Orchestrale