Torna il mito dei videogiochi nocivi per studio e scuola
I videogiochi distraggono dalla scuola e dai compiti: quante volte lo abbiamo sentito? Un mito che si trascina da decenni, per quanto in parecchie occasioni i fatti abbiano dimostrato l’esatto contrario. Una frase particolarmente legata al punto di vista genitoriale, che spesso incolpa cause esterne per una mancanza di attenzione e di concentrazione dei figli magari da ricercarsi altrove.
Certo, ci sarà anche chi spreca la vita davanti a un video senza dedicarsi seriamente a nulla, ma nel 2021 incolpare i videogiochi per uno scarso rendimento scolastico è cosa che perplime alquanto. Eppure questo, una volta di più, è quanto riferisce uno studio della Rutgers University di New Brunswick, nel New Jersey (Stati Uniti).
Questo studio confronta i rendimenti scolastici degli studenti di età di scuola media. Da una parte chi utilizza videogiochi e social media (notiamo come vengono messi insieme) per più di un’ora al giorno; dall’altra chi (ma chi?) per meno di un’ora. Questi ultimi, secondo lo studio, sarebbero quelli ad avere un rendimento scolastico migliore.
La brillante conclusione: genitori, non fate utilizzare ai vostri figli Internet o videogiochi per più di un’ora al giorno, o per più di quattro ore nei weekend. Commentiamo. Primo, si tratta di tempistiche che un adulto di oggi per primo non riuscirebbe a rispettare: non è raro vedere un cinquantenne passare sul telefono più tempo di un venticinquenne o di un quindicenne.
Secondo: come notiamo lo studio mette nella stessa categoria l’attività videoludica e la navigazione sui social media o, in generale, in rete. Chiaramente, si tratta di cose molto diverse. Per cominciare, i videogiochi, recentemente riconosciuti anche in Italia come arte, propongono contenuti, coinvolgono in ragionamenti, offrono prospettive e stimolano la curiosità, l’interesse e, sì, l’apprendimento.
I social, al contrario, offrono tendenzialmente più che altro una vetrina di confronto che solo raramente propone intrattenimento intelligente. E che, più che altro, distorce e ingigantisce fenomeni sociali, culturali e psicologici. Associare le due attività sembra francamente fuori luogo e per nulla indicativo di quanto entrambe, separatamente, potrebbero influire su di un rendimento scolastico.