Il divin codino: Roberto Baggio presenta il film in conferenza stampa

Il divin codino, biopic su Roberto Baggio, arriva il 26 Maggio su Netflix. Ecco come il campione ci racconta il film in conferenza stampa

Il divin codino
Andre Arcangeli nei panni di Roberto Baggio in Il divin codino
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Il divin codino, film dedicato alla vita, la carriera ma soprattutto alla persona del calciatore Roberto Baggio, arriva il 26 Maggio in esclusiva sulla piattaforma Netflix. È lo stesso Baggio a raccontarci quest’esperienza in una conferenza stampa virtuale via Zoom.

In sala ci sono anche i producer di Netflix, Mediaset e Fabula Pictures, la regista Letizia Lamartire, gli sceneggiatori Ludovica Rampoldi e Stefano Sardo, oltre ai protagonisti del film, Andrea Arcangeli, Valentina Bellé, che interpreta Andreina Baggio e Andrea Pennacchi, interprete di una figura davvero centrale, il padre di Roberto e dei suoi 7 fratelli.

Roberto Baggio entra in scena dopo circa mezz’ora. Visibilmente emozionato, non ha certamente perso la sua proverbiale spontaneità, meno che mai la classe, la generosità che evidentemente l’hanno portato a scegliere di restare un po’ dietro le quinte, per non mettere in ombra gli autori del biopic e il cast degli attori.

Partiamo quindi dagli autori del soggetto e della sceneggiatura, capaci di tracciare uno script così autentico da convincere un campione come Baggio, notoriamente molto schivo e riservato, ad approvare un film di fiction, capace di ripercorrere gli highlights come i momenti più tragici della sua carriera.

Autenticità e umanità non potevano che essere le parole chiave del film, già che uno dei tratti più incredibili della personalità di Roberto Baggio, che ha contribuito a fare di lui una figura leggendaria, è proprio quella trasparenza, la genuinità che sempre traspare dal suo volto, e che soprattutto non ha mai perduto, neanche all’apice della notorietà internazionale.

Il divin codino secondo gli sceneggiatori e la regista Letizia Lamartire

Q: Il film si concentra su momenti precisi della vita di Roberto. Come avete operato questa selezione in sceneggiatura?

Ludovica Rampoldi: Abbiamo affrontato con terrore questa sfida. Come puoi raccontare la vita del calciatore più amato d’Italia senza deludere nessuno? All’inizio volevamo mettere tutto. Poi ci siamo conto che avevamo a disposizione un film da 90 minuti e non una serie con 7 stagioni. Allora abbiamo scelto 3 momenti, che raccontano come una sineddoche tutta la vita di Robi. 

Su quelli abbiamo costruito la storia di un uomo che insegue il suo destino e non lo ottiene. Ma proprio non facendolo compie il suo destino ultimo, che è quello di diventare il calciatore italiano più amato di sempre. Questa è stata la nostra personale partita.

Stefano Sardo: Baggio è amatissimo anche perché non è sempre presente, non vende niente, non ha fatto un brand di sé stesso, lo è diventato per la sua umanità. Baggio è l’unico calciatore italiano che non è la bandiera di nessuna squadra, perché è la bandiera dell’Italia.

Sapevamo di toccare una materia talmente amata che avremmo sbagliato anche senza sbagliare niente. Quando ci sarà il film qualcuno si lamenterà sicuramente. Era molto difficile scrivere la sua vita, sembrava già scritta, così piena di salite, discese, infortuni e di ripartenze.

Volevamo entrare dentro le ossessioni di un atleta che deve superare così tante difficoltà. Quando è una star, il nuovo Maradona, la più grande promessa del calcio italiano ha un incidente talmente devastante che la sua carriera poteva finire là, ancor prima di cominciare.

È una continua rincorsa la vita di Roberto, un continuo sacrificio, non è la storia di un fuoriclasse ma di qualcuno che paga un prezzo altissimo per onorare quel dono. C’è qualcosa di struggente in Robi che appartiene a tutti noi.

Il divin codino
Roberto Baggio e Diodato, autore della colonna sonora de Il divin codino, dal 26 Maggio su Netflix

Q: Come avete lavorato alla parte drammatica ma anche alla parte di ricostruzione storica del Mondiale del 1993, vissuto da tutti gli italiani con così tanta emozione?

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Letizia Lamartire: Per avvicinarmi al materiale di repertorio abbiamo lavorato con una vera Betacam degli anni 90, questa è stata la parte più divertente. Mentre la parte più emozionante è stato il lavoro sul Robi uomo, sapere di mettere in scena la storia di una persona che stimi così tanto.

C’è stata la scelta di sviscerare la parte più dolorosa della carriera di Roberto, cosa ha fatto per superare quei momenti, ma soprattutto come li ha vissuti. Sapevamo di lasciare fuori degli eventi molto significativi. Ma abbiamo scelto di raccontare la parte più emotiva.

Il film dal punto di vista di Roberto Baggio

Q: Il famigerato rigore sbagliato sembra il centro della tessitura, della trama del film. Come hai archiviato questo errore?

Roberto Baggio: Questa storia del rigore non è andrà mai archiviata. Piaccia o no me la porterò dentro per sempre. Era il sogno della mia vita calcistica. Metterlo da parte è impossibile. 

Q: Non ti da fastidio che a Massaro e a Baresi nessuno dica mai niente e se la prendano sempre con te?

Io ho dato il colpo finale è quello il problema. Ognuno la vive alla sua maniera. Io l’ho vissuta malissimo. Arrivare lì dopo averlo sognato per milioni di notti. La realtà è stata poi invece qualcosa che non avevo mai pensato. Aldilà di tutti gli errori che si fanno nella vita questo è qualcosa che non cancelli.

Ludovica Rampoldi: Roberto ci ha raccontato che mai, mai, neanche in allenamento aveva mai tirato un rigore in alto.

Stefano Sardo: A chi capita di realizzare il sogno che aveva da bambino, a 3 anni, ovvero giocare la finale del mondiale col Brasile e trovarsi poi a non vincere? Tra tante storie legate alla vita di Roberto, la Juventus, il Milan, il Bologna, abbiamo scelto di concentrarci su questo.

Ludovica Rampoldi: Abbiamo legato questo suo sogno al rapporto con il padre. Roberto è una persona molto riservata quindi abbiamo cercato di entrare in punta di piedi in questo rapporto così importante, è la chiave per leggere tutto il film. Un grande amore silenzioso, compresso, raccontato da Pennacchi e Arcangeli che sono 2 attori straordinari.

Roberto Baggio: È quello che tu dai la cosa più importante. Aldilà del fatto che uno arrivi primo secondo o terzo. Questo ho scoperto nella vita. Sentire di aver fatto tutto. Avere un desiderio infinito di raggiungere il proprio obiettivo.

Aggiungo che sono infinitamente grato ad Andrea e a tutti gli attori perché hanno fatto un lavoro incredibile che mi rende veramente felice. È la verità eh. Come sono grato a mio padre, che mi ha insegnato a non mollare mai. A una certa età non capivo benissimo cosa volesse dire,ma l’insegnamento che spero possa arrivare dal film è proprio capire l’amore dei nostri genitori.

(N.D.R: Il papà di Roberto Baggio è venuto a mancare proprio durante la lavorazione del film.)

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Andrea Arcangeli: Quando ho sovrapposto la mia vita alla tua vita ho capito che anche il mio obiettivo doveva essere lo stesso. Dare tutto quello che potevo dare. Ed è esattamente questo che ho fatto. Comunque vada, so che ho dato tutto quello che potevo.

Roberto Baggio: Io e mia moglie abbiamo cercato di dare il maggiore supporto possibile raccontando semplicemente la nostra vita. Fosse stato per me non saremmo qui. Continuavo a dire: ma a chi interessa? È tutto merito loro.

Diventare Baggio. Il divin codino nelle parole di Andrea Arcangeli

Roberto Baggio; Il divin codino
Andrea Arcangeli è Roberto Baggio in Il divin codino

Andrea Arcangeli: Inevitabilmente è un ruolo che ti ricopre di responsabilità. Improvvisamente ti senti le spalle più pesanti di 100 chili. Ero il primo scettico. Forse nessuno può fare Baggio. Forse io non sono all’altezza. Ma poi l’entusiasmo ha iniziato a trascinarmi.

La preparazione atletica è stata affiancata da quella linguistica, per replicare perfettamente il suo accento vicentino. Non volevo essere come l’imitatore di Michael Jackson a Piazza del Popolo, doveva essere una cosa vera, volevo metterci qualcosa di mio.

È stato Roberto stesso a scaricarmi dalla responsabilità di interpretare lui. Mi ha detto prendi quest’occasione e portatela a casa. Ti deve lasciare qualcosa dentro aldilà del risultato. Non mi dava consigli sui movimenti e cose del genere. Aldilà del risultato, è questa la storia della sua vita.

Come nasce la storia del codino?

In chiusura della conferenza stampa di presentazione stampa del film Il divin codino Roberto Baggio racconta come nasce quel codino che è diventato leggendario in tutto il mondo, tanto che anche il titolo internazionale del film Netflix è The divine ponytail.

Roberto Baggio: È stata una cosa così, nata per gioco. Una roba fatta di corsa con un elastico, semplice. In questo hotel in America c’era questa cameriera di colore che aveva queste treccine stupende, perfette, meravigliose. Mentre le facevo i complimenti mi ha detto perché non te le fai anche te?

E così 2 ore dopo era lì che me le faceva. Avevo i capelli lunghi, ricci, così per non farle sbattere negli occhi mentre correvo ho iniziato a legarle con un elastico. Mi piacevano, è stata una cosa nata per niente, ma che poi mi ha accompagnato per qualche anno.

Conclude il produttore Daniele Cesarano: È molto chiaro il messaggio del film, l’arma letale con cui l’ho convinto ad approvare il progetto e aprirsi con gli sceneggiatori. Far arrivare ai giovani il tuo messaggio, il tuo insegnamento. Ovvero, senza sacrificio, senza determinazione e senza coraggio è difficile raggiungere gli obiettivi.

Nonostante i sogni siano infranti su quel dischetto, il messaggio trasversale che arriva è guardare sempre al futuro, la vita ti da sempre delle possibilità, e il futuro lo costruite voi attraverso la vostra azione quotidiana.

Il divin codino: Trailer ufficiale Netflix