Sono gli stessi Maneskin a pubblicare via social l’allucinante dato
Iniziano a farsi sentire gli effetti della strepitosa vittoria dei Maneskin all’Eurovision Song Contest 2021. Dopo il mini-scandalo cocaina, rientrato in fretta con sommo imbarazzo di chi muoveva le infondate accuse, il successo arride più che mai al quartetto romano. Se già dopo Sanremo 2021 la loro popolarità era alle stelle, ora sta raggiungendo valori fuori misura.
Sembra infatti che Zitti e Buoni, il brano che ha sfasciato Sanremo e che ha conquistato l’Eurofestival, stia ora catturando l’attenzione di un audience internazionale come mai accaduto prima per un gruppo italiano. Complice naturalmente la mutata natura dei media, rispetto per esempio ai tempi di Toto Cutugno nel 1990, ma il brano sembra sia la canzone italiana più streammata di sempre.
Gli stessi Maneskin riportano il dato via social, affermando anche che la canzone si trova alla posizione numero 9 della Spotify Global Chart. Certo, ci sono da precisare alcune cose: prima di tutto, Spotify, per quanto usatissimo, risponde ad una fascia anagrafica tendenzialmente più giovanile ed è più utilizzato nei paesi “occidentali”.
Secondo, ci sta che le platee moderne non impazziscano più come una volta per Domenico Modugno o per Mia Martini. Sono passate decadi e il panorama musicale contemporaneo, frenetico e cangiante, appare decisamente proiettato verso il futuro. Anche per questo, terzo, in tantissimi all’estero saranno certamente stupiti di vedere un gruppo tanto “rock” venire dalla nostra penisola.
In realtà i Maneskin si trovano proprio ad affrontare (e questa volta sembra, una volta per tutte, a superare) l’eterna “maledizione del mandolino” che grava sulla nostra musica. In Italia abbiamo avuto gli Area, i Litfiba, i Verdena, i CCCP Fedeli alla Linea, gli Afterhours, i Ministri e i Gomma. Eppure all’estero risuona sempre, nell’immaginario collettivo, quel vecchio mandolino.
I Maneskin, al centro di un’attenzione mediatica e social senza precedenti per un gruppo italiano, potrebbero forse finalmente cambiare le cose. Rimettere l’Italia “on the map”, come dicono gli anglofoni. Recuperare la posizione del nostro paese sulla scena internazionale raggiunta solo occasionalmente, con il prog degli anni ’70 o con Giorgio Moroder o gli Eiffel 65. Se qualcuno può farlo, sono loro.