A ,arzo Justice League Snyder’s Cut (qui la nostra recensione) aveva già spaccato in due il pubblico. Ora Zack Snyder torna fieramente alla carica con il suo nuovo zombie-movie: Army of the Dead, dal 21 Maggio in esclusiva digitale sulla piattaforma Netflix.
Nel 2004 Zack Snyder aveva esordito sulla scena cinematografica sfidando proprio uno dei più leggendari classici dell’Horror contemporaneo: L’alba dei morti viventi di George A. Romero. Ma questa volta, già che non si tratta di un remake, il regista di Green Bay ha davvero scelto di sfoderare balzandosamente tutta l’artiglieria.
Sulla carta Army of the Dead è uno zombie-movie di genere distopico e post-apocalittico, ambientato nella cara vecchia Las Vegas, letteralmente devastata dall’invasione zombie. Eppure, nel nuovo film di Zack Snyder non c’è quasi nulla della gloriosa tradizione inaugurata da Romero nel 1968.
Il film diserta il filone metaforico, che trova nei morti viventi una feroce allegoria della società occidentale. Ma scarta anche l’opzione horror-comedy, brillantemente esplorata da cult movie come Shawn of the dead – L’alba dei morti dementi, Zombieland o magari piccoli capolavori nascosti della cinematografia indie, come il più recente Yummy.
Il risultato, più che uno zombie-movie sarà allora un action dai muscoli grossi, o meglio un massiccio mash-up tra war movie, splatter e heist-movie (volgarmente detto “film di rapina”), che azzera la dimensione distopica insieme a qualunque riferimento alla Science Fiction, in favore di un’esplosione da 2 ore e 28 minuti di morsi, botte e pallottole.
Senza trascurare naturalmente un po’ di buoni sentimenti, e senza dimenticare il famigerato ralenti, quel ricorso smodato e continuo allo slow-motion, che si conferma definitivamente come il trademark, la cifra stilistica dell’action secondo Zack Snyder.
Army of the Dead: La trama
Anni dopo l’apocalisse zombie, Las Vegas è rimasta una città fantasma, circondata da spesse mura, infestata da orde di ferocissimi zombie. Il governo americano sta per sganciare sulla città una bomba atomica a basso potenziale, sperando di sconfiggere per sempre il virus.
Intanto, Scott Ward (Dave Bautista), eroe decorato nella guerra contro gli zombie, è finito a servire hamburger in un fast-food. Viene avvicinato dal boss Bly Tanaka (Hiroyuki Sanada), pronto a proporgli il colpo della vita. Nel caveau di un casinò abbandonato, infatti, si trovano ancora 20 milioni di dollari, già rimborsati dalle assicurazioni.
Ward ha 72 ore per mettere insieme un commando, superare i confini di Las Vegas e recuperare il denaro, prima che la città venga definitivamente rasa al suolo. Con la prospettiva di guadagnare svariati milioni in un solo giorno, Ward e la sua vecchia amica Maria Cruz (Ana de la Reguera) mettono insieme una squad decisamente sui generis.
Tra loro c’è Vanderohe (Omari Hardwick), imbattibile ammazza-zombie armato di sega elettrica, Marianne Peters (Tig Notaro), pilota di elicotteri, Mikey Guzman (Raúl Castillo), un influencer, ma anche la leggendaria guerriera conosciuta come Coyote (Nora Arnezeder) e l’infido ex guardiano del casinò, Martin (Garret Dillahunt).
Ward sarà affiancato anche sua figlia Kate (Ella Purnell), fermamente intenzionata a ritrovare Geeta (Huma Qureshi), rifugiata di guerra e madre di due figli. Come molti altri disperati, aveva sfidato i pericoli di Vegas per recuperare un po’ di soldi nella ex roccaforte americana del gioco d’azzardo.
Inizia così un’autentica spedizione di guerra, naturalmente dagli esiti più imprevedibili.
Army of the Dead: Recensione
Didascalico è forse il termine più abusato presso i critici del belpaese. Eppure in questo caso facciamo davvero fatica a rintracciare una definizione più calzante. D’altra parte, riuscite a immaginare qualcosa di più prevedibile di Zombie dei Cranberries utilizzato come colonna sonora in un film di zombie?
Ebbene sì, anche questo accade nel corso di Army of the Dead, film destinato a scontentare tutti i veri appassionati del genere, eppure progettato per divertire un pubblico più vasto, essenzialmente in cerca d’intrattenimento senza impegno, come si conviene al classico action mainstream, tutto esplosioni, mitragliatrici, sangue e lunghi addii.
Dave Bautista diventa così il leader carismatico di un commando di desperados, diviso equamente tra muscolosi ammazza-zombie e affascinanti, intrepide mercenarie. Zack Snyder è un autentico esperto di ralenti, long-cut e dilatazione temporale, perciò prende ampio margine per presentarci la sua squad.
Eppure, aldilà della classica dinamica buoni-buonissimi (ma profondamente tormentato) e cattivi-cattivissimi, di questi personaggi ci sembra di conoscere davvero poco. Ma la superficialità della sceneggiatura, lo scarsissimo approfondimento psicologico riservato all’arco narrativo dei personaggi è nulla rispetto alla rappresentazione del versante zombie.
Gli zombie in Army of the Dead
Come già accennato in introduzione, Army of the Dead è essenzialmente un heist-movie, la storia di un’epica rapina condita di splatter, calata in una Las Vegas post-apocalittica. L’estetica del film trova quindi una perfetta quadratura del cerchio tra l’assetto militare del war-movie e un horror pantagruelico, popolato da imprevedibili orde di morti viventi.
Peccato che, per qualche ragione misteriosa (e non meglio specificata), l’esercito di Vegas sia composto da zombie alpha, che non si trascinano come cadaveri senza cervello, senza volontà , mossi solo dall’istinto cannibale. Quelli di Zack Snyder non potevano che essere zombie più coatti, forti, veloci, intelligenti, perfino organizzati in una struttura gerarchica.
Com’è ormai tradizione, Zack Snyder non è solo regista e sceneggiatore del film, ma anche il suo Direttore della Fotografia. Perciò, oltre al famigerato ralenti, anche detto slow-motion o super-motion, Snyder punta tutto sul soft-focus. Noto anche come effetto flou, lavora su alte luci e sfocature per conferire all’immagine contorni più morbidi e romantici.
Il regista realizza così il suo piatto ricco, spaziando tra brutalità e buoni sentimenti. E se i suoi zombie sono più soldati mangia-carne che classici zombie, completa il quadro l’immancabile confronto padri-figli, pervaso dal senso di colpa.
In conclusione, se siete allergici a questo genere di mash-up, capaci di pescare dai generi più disparati, mixando elementi forse irriducibili, l’ultimo lavoro di Zack Snyder non è davvero per voi. Stesso dicasi per gli appassionati dei film di genere, delle produzioni underground e di un’idea di apocalisse zombie davvero lontanissima da Army of the dead.
E forse, l’unica sequenza destinata a restare davvero indimenticabile è quella dei lunghissimi titolo di testa. Un’autentica sequenza da Musical, scandita dalle note di Viva Las Vegas, invasa da orde di morti viventi, tra cui sosia di Elvis Prestley, reginette di bellezza, ballerine di strip-tease e ignari vacanzieri, che volevano solo giocare un po’ alle slot-machines.