Alfred Molina è uno di quegli attori indissolubilmente legato al personaggio che lo ha reso celebre. Nell’immaginario comune il suo volto è marchiato su quello del Dottor Octopus, a tal punto da rendere quasi impossibile separarlo dal mefistofelico villain di casa Marvel. Spiderman 2, secondo capitolo della leggendaria trilogia di Sam Raimi, è stata davvero la consacrazione per un attore la cui carriera non è però assolutamente riducibile al solo ragno-verso.
Ora che Alfred Molina si appresta a interpretare nuovamente la nemesi per eccellenza di Spiderman, tornando a vestire i panni dell’antagonista che lo ha definito presso il pubblico, sembra chiudersi in effetti il cerchio per un grande interprete ormai lontano dai riflettori delle grandi produzioni.
Riscoprire i ruoli che costellano la sua carriera, ricca di grandi firme e collaborazioni prestigiose, è quindi indispensabile per rendere omaggio all’attore dietro la maschera di quel super-cattivo tremendamente perverso e affascinante.
Satipo – I predatori dell’arca perduta, Steven Spielberg (1981)
L’esordio di Alfred Molina è in effetti la promessa di una carriera. Negli anni in cui Steven Spielberg costruiva il suo impero cinematografico film dopo film, I predatori dell’arca perduta lanciava il mito di Indiana Jones. L’archeologo portato in scena da Harrison Ford ha ridefinito il fascino degli eroi di una certa azione vecchio stampo, generando ancora oggi epigoni e imitazioni dal cinema ai videogiochi.
Senza dubbio Harrison Ford lanciò una delle sue maschere più celebri, oscurando probabilmente la performance di Molina. Anche a causa di uno screen time certamente limitato, il personaggio di Satipo non va oltre le prime sequenze del film. Eppure resta l’ironia di un avido e doppiogiochista archeologo, in cui Alfred Molina da una prova magistrale delle sue istrioniche qualità in pochissimi minuti.
Rahad Jackson – Boogie Nights – L’altra Hollywood, Paul Thomas Anderson (1997)
Il dittico costituito da Boogie Nights e Magnoliafa conoscere Paul Thomas Anderson al pubblico nel segno del grande insegnamento di Robert Altman. Proprio a quest’ultimo dedicò Il petroliere, per rendere omaggio alla sua scomparsa. La lezione del maestro però è viva sin dal suo esordio, dimostrando di aver compreso il cinema del grande regista nella sua essenza più profonda.
La coralità brulicante di questi due film non può non ricordare quella dei grandi capolavori di Altman. Non mero esercizio di scrittura, ma tentativo di imprimere quanta più realtà e umanità possibile nella ricca e continua variazione che un coro di personaggi può offrire: Boogie Nights e Magnolia sono un denso e struggente spaccato di vita che rimangono come un caposaldo nella filmografia di uno dei cineasti più importanti della sua generazione.
L’altra Hollywood può annoverare tra le sue numerose comparse anche quella di uno spietato narcotrafficante, Rahad Jackson. Alfred Molina si rende così protagonista di una scena memorabile. In un film capace di attraversare generi e registri, la sequenza più action rimane incastonata come un improbabile e quasi assurdo climax nella parabola ascendente e discendente di Dirk Diggler, alter ego di John Holmes.
Conte Paul De Reynaud – Chocolat, Lasse Hallström (2000)
Il romanzo Chocolat dell’autrice inglese Joanne Harris ebbe un destino cinematografico decisamente fortunato. Complice senza dubbio il cast nutrito di stelle, su cui spiccano ovviamente Juliette Binoche e Johnny Depp, il film è ancora oggi un grande cult.
Il personaggio del Conte Paul De Reynaud è il garante del dogma sociale, il guardiano sui costumi di un paradiso di tranquillità e normalità. Alfred Molina è sovrano tremendo e subdolo, ma capace di modulare gradualmente la sua arte attoriale fino a farsi trascinare nel vortice di passionale e peccaminosa dolcezza che attraversa il film. Una performance davvero notevole, che spicca persino sulle ottime prove dei protagonisti.
Diego Rivera – Frida, Julie Taymor (2002)
Frida è la trasposizione cinematografica della vita di una delle più grandi artiste di sempre. Una figura cardine tra le icone femminili, uno straordinario racconto in cui si intrecciano la storia dell’arte e un grande dramma personale.
Alfred Molina trasfigura in Diego Rivera nella prova più intensa della sua carriera. La storia d’amore con Frida Kahlo, tossica e passionale, indispensabile e malata, è davvero il perno attorno al quale ruotano tutte le vicende della pittrice. Come un eterno nostos, troverà sempre nell’amato un porto sicuro al quale tornare, per quanto dolente e lontano.
Molina presta quindi il volto al muralista messicano riuscendo ad incarnare, nella fisicità e nei dettagli di una mimica estremamente di metodo, l’impeto e la profondità di questo grande protagonista dietro le quinte della vita di Frida.
Arcivescovo Aringarosa – Il codice da Vinci, Ron Howard (2006)
La discussa trilogia di Ron Howard basata sui romanzi di Dan Brown non ha mai davvero incontrato i favori della critica. Sicuramente non resta ai posteri come il fulcro dell’opera del regista, che però riesce anche in questo caso a firmare grandi blockbuster.
Il primo capitolo della saga di Robert Langdon è Il codice da Vinci, appassionante thriller di ampio respiro, intriso di arte e oscure macchinazioni. Alfred Molina torna in questo ruolo ad incarnare un guardiano della soglia. Il vescovo Aringarosa è il custode di macabri segreti, catalizzatori di tutte le vicende che innescheranno la fine del Priorato: l’eleganza e l’austerità della prova di Molina non sono altro che l’ennesima dimostrazione della versatilità dell’attore.