In Io Sono Leggenda Will Smith interpreta l’ultimo sopravvissuto in una terra desolata.
Un virus, infatti, ha trasformato la maggior parte degli esseri umani in creature della notte, simili a vampiri, che escono di casa quando cala il sole.
Tratto dal romanzo breve di Richard Matheson, Io Sono Leggenda è un film che racconta gli esiti devastanti di una pandemia e dell'unico sopravvissuto ad essa
In Io Sono Leggenda Will Smith interpreta l’ultimo sopravvissuto in una terra desolata.
Un virus, infatti, ha trasformato la maggior parte degli esseri umani in creature della notte, simili a vampiri, che escono di casa quando cala il sole.
Da questa pandemia il protagonista ne è uscito quasi del tutto illeso fisicamente, ma il lungo periodo di isolamento, in compagnia solo di un pastore tedesco di nome Sam, comincia a mostrare la propria presa sui nervi dell’uomo.
Di seguito vi lasciamo una lista di curiosità su Io sono leggenda che (forse) non conoscete sul film liberamente ispirato al romanzo breve di Richard Matheson.
Secondo lo sceneggiatore Akiva Goldsman, esisteva un piano per la realizzazione di un sequel di Io Sono Leggenda e anche un prequel. Tuttavia il progetto non vide mai la luce.
Quando si trovava nella fase di pre-produzione, il regista Francis Lawrence si trovò nella condizione di vedere Il Pianista, di Roman Polanski, senza suono per non correre il rischio di svegliare il figlio appena nato. Il regista trovò il silenzio così commovente che decise di usare una tecnica simile per Io sono leggenda: a farla da padrone, infatti, è un silenzio quasi assoluto, con effetti ambientali e sonori molto limitati.
Durante la lavorazione del film, Will Smith si innamorò così tanto della sua collega canina, Abbey, da decidere di adottarla alla fine delle riprese. Tuttavia l’attore ricevette un’amara sorpresa quando l’addestratore di Abbey rifiutò di separarsi da lei.
Per prepararsi meglio al ruolo che avrebbe dovuto interpretare in Io sono Leggenda, Will Smith ebbe molte conversazioni con ex detenuti che potessero spiegargli le conseguenze e le sensazioni legate al dover passare del tempo in completa solitudine. I carcerati dissero a Will Smith che l’unico, vero modo per evitare di impazzire all’isolamento era creare una routine rigida. Che è quello che Robert Neville, il protagonista del film, fa sullo schermo.
Nella scena in cui Robert Neville vede il manichino che chiama Fred fuori, in strada, sembra quasi che il manichino si muova appena. Questo perché durante questa scena specifica, il manichino venne sostituito da un mimo. L’idea di Francis Lawrence, il regista, era quello di creare una sorta di effetto di straniamento nella mente di chi guardava il film.