I Twenty One Pilots compiono un mezzo passo falso molto “pop”
Scaled and Icy è il nuovissimo disco dei Twenty One Pilots, il duo capitananto da Tyler Joseph che negli anni ’10 ha fatto la storia dell’indie pop. Muovendosi da sonorità influenzate da rap e reggae, la coppia approda con l’ultimo lavoro a sonorità che cercano, per qualche motivo, di dimenticare tutto ciò che è stato nei due riuscitissimi album precedenti, Blurryface (2015) e Trench (2018).
In Scaled and Icy infatti Tyler Jospeh, tra le migliori sensibilità melodiche della musica contemporanea, sceglie di abbandonare del tutto rabbia e livore per approdare ad un cantautorato di stampo tradizionale. Forse un esercizio di stile, forse mancanza di ispirazione, forse voglia di positività e di “normalità” dopo la pandemia. Fatto sta che l’esperimento riesce a metà, o anche meno.
Canzoni come l’introduttiva Good Day e Mulberry Street sono evidentemente influenzate da Paul McCartney e dai Beatles. Altre, come Never Take It e Formidable, suonano come celebrazioni d’amore piuttosto anonime. No Chances, quasi a fine disco, è l’unico brano che riprende l’idea di una “lotta”, psicologica, dell’individuo contro il mondo, accompagnata da toni adeguati.
Dal resto dell’album emerge una strana aura serena che sembra in qualche modo forzata, specie in brani come Saturday. Il momento migliore, quello che purtroppo non si estende come sonorità al resto della tracklist, è The Outside: un pezzo che riporta concretamente quella capacità di Joseph di interpretare le difficoltà del vivere moderno con suoni freschi e lampanti.
Si va a malapena oltre. Giunti a fine ascolto (almeno, al primo ascolto) l’impressione è quella di un disco morbido, mellifluo, ma indeciso. Caldo, rassicurante in molti momenti, ma non per questo coinvolgente. Siamo sicuri che ciò che vogliamo dai Twenty One Pilots sia rassicurazione? Perché non invece un bel commentario cinico e disperato sull’era che stiamo vivendo?
Non si può giocare con le aspettative, naturalmente: l’artista decide e insegue il suo disegno, e bisogna rispettarlo. Detto questo, l’impressione qui è che il disegno sia frettoloso e piuttosto abbozzato. Un album che suona breve, regala pochi momenti a malapena interessanti e lascia con la voglia di qualcosa di più. Lo spettro di un gruppo che sembra presente solo per metà.