Torna finalmente Love Death And Robots con questa seconda stagione a dir poco attesa. Soprattutto dopo la meravigliosa prima parte (qui la nostra recensione) che, con dieci episodi in più, aveva incantato il pubblico netflixiano. La squadra di produttori resta invariata, con nomi altisonanti quali Tim Miller (Deadpool) e David Fincher, che prosegue la sua collaborazione con Netflix dopo Mindhunter e Mank.
Love Death And Robots 2, la Trama
Sono solamente otto gli episodi di questa seconda stagione. Lo schema però resta sempre lo stesso, sfruttando i sottogeneri con i quali lo sci-fi può legarsi. Quindi, sostanzialmente, tutti. Dall’horror al dramma, passando anche per la commedia. Un grandissimo calderone fantascientifico dalle animazioni curate e variegate nella loro tipologia.
Love Death And Robots 2, la Recensione
Dopo una prima stagione che aveva lasciato molto soddisfatti, anche in termini di una fruizione sperimentale, questo ritorno in pompa magna non ripaga i due anni di attesa. Complice forse il dimezzamento degli episodi, Love Death And Robots 2 non riesce a lasciare il segno come accaduto nella prima parte.
Manca il mordente dell’uso dei generi di tutta la prima stagione, manca addirittura l’episodio effettivamente memorabile come nel caso del meraviglioso Zima Blue. Sono fin troppe dunque le mancanze che avrebbero dovuto permettere un effettivo salto di qualità a questa serie antologica.
Il filo rosso della fantascienza distopica resta ben saldo su tutti i capitoli. Sfortuna vuole però che in questo Love Death And Robots 2 si tratta, ad esempio, il medesimo tema della ribellione delle macchine per ben due volte. Seppur in sale diverse, tra parodia stilizzata e survival iperrealista, il succo non cambia. Una risata nel primo episodio (Servizio Clienti Automatico), un batticuore ne La Cabina Di Sopravvivenza. E nulla più.
L’originalità dunque viene meno, salvo rari casi, come l’episodio natalizio in cui la commedia incontra un momento horror di tutto rispetto con l’arrivo di una creatura improbabile. Per tutto il resto, sembra di essere di fronte ad un grande gioco, quello di provare a capire quale immaginario è stato scelto da omaggiare.
Emblematico in tal senso, il terzo, Pop Squad, dove sono evidenti i richiami tanto a Blade Runner quanto a Il Quinto Elemento di Luc Besson. O ancora Snow Nel Deserto è la saga di fantascienza più amata al mondo, Star Wars. Provando ad andare oltre questa ricerca di omaggi, si sbatte contro un deludente nulla.
Viene da chiedersi quale sia il senso di un’operazione che vede di fatto un ricalco di immaginari fantascientifici per adattare racconti di scrittore come Ballard o Lansdale. La magnificenza dell’animazione non riesce quindi a trovare degna compagna nella messa in scena collettiva, fin troppo vuota del suo citazionismo smodato.
D’altra parte, una nota positiva la si trova senza ombra di dubbio nelle animazioni, capaci di lasciar di stucco chiunque. Impossibile non menzionare in tal senso Ghiaccio, e una scena specifica che non vi sveleremo per non rovinare la sorpresa. Resta però troppo poco per esaltare questa seconda stagione di Love Death And Robots.
In altre parole, ci troviamo di fronte ad una vera occasione mancata per Netflix e per questo progetto che resta comunque interessante. Un piccolo buco nell’acqua non può certo scalfire quanto di buono si è creato.
Ormai però tutte le speranze sono riposte nella terza stagione, in particolare la fiducia nel vedere un prodotto che sappia coniugare lo stile visivo curato che caratterizza Love Death And Robots con dei contenuti che riescano a dare qualcosa di nuovo al genere sci-fi.