Continua nell’anno successivo l’avventura tarantiniana di Tim Roth. Nel 1995 è, infatti, la volta di Four Rooms. Il film è diviso in quattro episodi, diretti da altrettanti registi. Oltre a Tarantino, Alexandre Rockwell, Robert Rodriguez e Allison Anders dirigono un proprio segmento.
La trama ruota attorno a quattro stanze di un albergo per l’appunto. L’hotel è condotto da un giovane fattorino di nome Ted (Tim Roth). Il ragazzo è costretto a gestire le numerose bizzarrie delle quattro camere e i problemi creati dai rispettivi clienti.
Il quantitativo di ansia e stress che gli causano darà vita a un’interpretazione sopra le righe e assolutamente folle. Sembra essere affetto da innumerevoli tic e si presenta con un andamento effeminato. Il suo atteggiamento e le problematiche che deve fronteggiare creeranno delle situazioni esilaranti.
Queste sfaccettature sono colte da un giovane Tim Roth che dimostra di essere degno di far parte delle grandi stelle hollywoodiane. L’atmosfera pulp dell’opera, le scene grottesche e i momenti splatter collocano questo film nel novero dei film di culto.
Gli anni ’90 rappresentano un periodo davvero fortunato e prolifico per Tim Roth. L’anno successivo a Four rooms viene scelto da Woody Allen per un ruolo nel suo Tutti dicono I love you. Una commedia questa volta, in pieno stile alleniano.
La trama è articolata sulle vicissitudini amorose della famiglia allargata di Djuna (Natasha Lyonne), che racconta la storia. Suo padre Joe (Woody Allen) cerca l’amore dopo il divorzio con la madre Steffi (Goldie Hawn). Anche le sue sorellastre bramano l’anima gemella. Una di queste, Skylar (Drew Barrymore), si infatua di Charles, interpretato da Tim Roth.
Il nostro è un terribile criminale, che Steffi è riuscita a restituire alla libertà . Skylar subisce il fascino animale di quest’uomo, che sembra essersi redento, ma conserva una serie di caratteristiche di accentuata virilità .
L’interpretazione volutamente estrema ed esagerata provoca numerose risate e conferma (se ce ne fosse bisogno) il genio di Allen nella scrittura di personaggi e situazioni comiche. Roth, come è stato accennato, riesce particolarmente nella descrizione di personaggi bislacchi e grotteschi. Il suo volto si adatta alle peculiarità del personaggio e mostra il suo lato “brutale”.
6) Novecento – La leggenda del pianista sull’oceano, 1998
Un film che è esso stesso una leggenda. La prima opera in lingua inglese di Giuseppe Tornatore con un cast d’eccezione. La storia è tratta dal monologo teatrale Novecento di Alessandro Baricco. Sebbene il film risulti in alcuni punti barocco e dalla durata eccessiva, rimane imperdibile tutt’oggi.
L’interpretazione di Roth dello stralunato pianista, nato e cresciuto nel transatlantico Virginian, è memorabile. L’atmosfera e il suo protagonista rendono questo film un vero e proprio sogno. Durante la visione non si può che evadere dalla realtà e godere del piacere delle immagini grazie alla regia di Tornatore.
Lo sguardo sognante e perennemente scollegato dalla realtà di Tim Roth è il tratto distintivo della sua interpretazione. La padronanza del ruolo si esprime in tutta la sua forza. Un personaggio come quello di Novecento rimarrà sicuramente nel cuore dello spettatore, e probabilmente porterà anche i più sensibili ad abbandonarsi a qualche lacrima.