Di certo il grande interprete di Mr. Orange in Le iene e di Novecento nella Leggenda del pianista sull’oceano non ha bisogno di presentazioni. La maestria di Tim Roth nella mimesi di personaggi, spesso contorti, è oltremodo conosciuta e apprezzata. Ma è doveroso scandagliarne il percorso per scovare i progetti più nascosti, che meritano la sufficiente attenzione.
La carriera di Tim Roth prende avvio quasi per caso. Nasce nel 1961 a Londra. Figlio di un’insegnante e di un giornalista, il piccolo Tim viene iniziato alle arti visive. La madre, cimentandosi nella pittura di paesaggi, trasferisce l’estro creativo al figlio. Questi coltiva la passione di diventare scultore, frequentando anche un’accademia specifica. All’età di vent’anni decide di provare con la recitazione; partecipa a un provino per una recita scolastica di una rappresentazione di Dracula. Viene scelto proprio per il ruolo del conte.
Il debutto al cinema avviene, a soli 21 anni, con un film per la televisione, intitolato Made in Britain, del 1982. Nella seconda metà degli anni ’80 il talento di Tim Roth esplode in patria e riceve le attenzioni di importanti registi. Lavora infatti con Agnieszka Holland, Robert Altman e Peter Greenaway. Entra a far parte di un gruppo di attori inglesi la cui fama nasce proprio in quegli anni, il Brit Pack. Della cerchia fanno parte anche Gary Oldman, Colin Firth e Daniel Day-Lewis.
Il talento di Tim Roth giunge anche oltreoceano e conquista i registi americani di maggior rilievo. L’incontro con Quentin Tarantino sarà decisivo per il decollo definitivo e l’ingresso nel firmamento delle star hollywoodiane del nostro Tim. Non stupirà dunque la presenza in questa selezione dei titoli che segnano questo importante sodalizio. Andiamo quindi a scoprire in quali produzioni il talento dell’attore londinese ha brillato di luce propria.
La prima sceneggiatura di Quentin Tarantino riceve grande attenzione dopo che Harvey Keitel sale a bordo del progetto. Ai casting partecipano infatti nomi come Edward Norton, George Clooney e Christopher Walken. Il regista scrittura proprio Tim Roth per la parte di Mr. Orange nel suo esordio. Il risultato è storia.
Il film divenne un instant cult e mostrò in tutte le sue sfaccettature la bravura di Roth. Il suo ruolo lavora su una recitazione a due livelli. Infatti, per essere un poliziotto sotto copertura «devi essere Marlon Brando, devi essere un grande attore», come spiega il suo partner. Lo vediamo sdoppiarsi nella parte del poliziotto e nella copertura di finto gangster, che cerca di guadagnarsi la fiducia dei compagni.
Il lavoro di Tim Roth riesce bene in tutti i momenti del suo personaggio. Il timore di essere scoperto, la variazione che imprime alla voce quando è in compagnia delle altre Iene sono elementi sui quali si nota la dedizione di Roth. Nacque così il sodalizio con Tarantino, che notò la grandezza dell’attore inglese e lo scelse per altri suoi grandi successi.
2) Joshua Shapira – Little Odessa, 1994
Il film segna il grandissimo esordio di un regista di cui si parla troppo poco, James Gray. Autore di altri capolavori come Two Lovers e Ad Astra, mostra la predilezione per un cinema introspettivo sin dalla prima produzione.
Il film narra la storia di Joshua e Reuben, due fratelli di origine russa e di religione ebraica. Vivono nel quartiere di Little Odessa, in cui forte è la presenza di immigrati dell’Est-Europa. Tim Roth è Joshua, fratello maggiore, che torna nel suo vecchio quartiere per trovare la madre malata. Il suo ritorno non è gradito e creerà non pochi sconvolgimenti nella famiglia e nel giovane Reuben. Joshua è infatti un sicario della mala russa, disconosciuto dal padre.
L’interpretazione glaciale di Roth lascia senza fiato. Mette in scena un personaggio complesso, che vive una lotta interiore. Vorrebbe infatti tenere lontano dalla criminalità che lo circonda il piccolo Reuben, affascinato dalla figura del fratello maggiore. Allo stesso tempo non riesce egli stesso ad allontanarsi da quel mondo.
Il lavoro svolto da Tim Roth è ineccepibile e il ruolo risulta di una naturalezza spiazzante, merito anche della mano esperta del regista James Gray. Il risultato è un noir imperdibile, dal realismo crudo e graffiante, non adatto a una visione leggera.
3) “Zucchino” – Pulp Fiction, 1994
Dello stesso anno è il capolavoro di Tarantino, che lo consacrerà come astro nascente del cinema americano. Il ruolo di Zucchino, per cui era in ballottaggio anche Johnny Depp, venne affidato a Tim Roth, segnando la seconda collaborazione con il regista losangelino.
L’incontro con Jules (Samuel L. Jackson) appare come un segno della Provvidenza. Gli permette di comprendere che il destino ha scelto un’altra strada per lui e la sua compagna, Coniglietta (Amanda Plummer). Il volto atterrito dell’attore londinese esprime perfettamente i sentimenti di Zucchino. L’interpretazione folle fungerà da apripista per una tipologia di ruoli cui si dedicherà successivamente.