Non solo Eternal Sunshine: i Migliori Film di Michel Gondry [LISTA]

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L’arte del sogno, 2006

Gael Garcia Bernal; Charlotte Gainsbourg; L'arte del sogno; Michel Gondry
Gael Garcia Bernal e Charlotte Gainsbourg in L’arte del sogno Credits: Mikado Films

Dopo Eternal Sunshine il nostro enfant prodige torna in Francia e si dedica a un progetto tutto suo. Nel 2006 scrive e dirige L’arte del sogno. Protagonisti assoluti sono Gael Garcia Bernal e Charlotte Gainsbourg. Il progetto, che sicuramente è figlio del successo precedente, è di certo tra i più personali del regista. Si possono rintracciare elementi che saranno comuni delle produzioni francesi da lui sceneggiate.

Il protagonista, Stephane, è un ragazzo timido e introverso, che vive un rapporto di subalternità coi suoi sogni, tanto da non riuscire a distinguerli dalla realtà. Torna a Parigi per stare con la madre e si innamora della ragazza che abita alla porta accanto, Stephanie. Il rapporto tra i due è tormentato e complicato dalla confusione mentale del protagonista.

Gli elementi che costituiscono il Michel Gondry autore sono evidenti e includono componenti autobiografiche. Animazioni in stop-motion di oggetti inanimati (che riprendono i cartoni animati russi d’avanguardia) e scene alternate di sogno e realtà diverranno una costante.

Anche la predisposizione del protagonista a creare invenzioni (passione di Gondry stesso) sarà frequente. Il mondo fantastico e infantile in cui è inserito il film sembra esistere solo nella mente del protagonista, che forse troverà qualcuno con cui condividerlo. 

La capacità di Gondry di portarci dentro la testa di questo ragazzo timido e impacciato è senza paragoni. Il film risulta pieno di vita e malinconico allo stesso tempo, ma di certo imperdibile.

Be kind rewind, 2008

Jack Black; Be kind rewind; Michel Gondry
Jack Black in Be kind rewind Credits: BiM

Due anni dopo L’arte del sogno, Gondry torna a girare negli Stati Uniti. Si dedica stavolta a una commedia, da lui scritta, dalle caratteristiche decisamente “americane” e con un budget notevole.

La storia di Be kind rewind ruota attorno alla videoteca omonima, gestita dal signor Fletcher (Danny Glover). Il negozio e il suo palazzo sono avvolti dalla leggenda, secondo cui nello stesso civico abitò il grande cantante jazz Fats Waller.

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Quando il padrone parte per una settimana, affida la videoteca a Mike (Mos Def) e gli intima di tenere alla larga il fannullone Jerry (Jack Black). Per un’assurda circostanza Jerry smagnetizza tutte le videocassette del negozio. I due sono costretti a improvvisarsi improbabili attori e registi per realizzare una versione “taroccata” dei film per proporli al pubblico.

Questi divertono molto la comunità e presto diventano una leggenda nel quartiere. Forse riusciranno a salvare il palazzo dalla demolizione.

Michel Gondry realizza una commedia divertente, che conferisce molto peso ai sentimenti e ai rapporti umani. Il regista non rinuncia comunque a inserire delle velate critiche al capitalismo americano, che fagocita tutto ciò che possa essere d’interesse storico.

Le spassosissime parodie dei più grandi successi americani sono esilaranti e il divertimento è assicurato. Un altro film riuscito, sicuramente più leggero e meno impegnato dei precedenti, per Michel Gondry.

Tokyo!, 2009

Tokyo; Michel Gondry
Ayako Fujitane e Ryo Kase in Interior Design Credits: Bitters end

Nel 2009 è la volta di Tokyo!. Si tratta di un film collettivo, composto da tre segmenti, diretti da Gondry, Leos Carax e Bong Joon-Ho. Il nostro Michel dirige il primo segmento, dal titolo Interior design. La durata è breve, circa 35 minuti, nei quali è condensata una storia e una critica sociale non indifferenti.

Akira e Hiroko sono una giovane coppia giapponese in cerca di un lavoro e abitazione. Il primo aspira a diventare regista e la seconda (come lei stessa afferma) non ha ambizioni, ma tanta volontà. Nella ricerca di impiego Akira riesce, mentre Hiroko colleziona fallimenti. Inoltre, il ragazzo sembra farsi notare come regista indipendente ricevendo varie offerte.

Una figura come quella di Hiroko non è tollerata dalla società giapponese, dove la produttività e il lavoro sono imprescindibili. La sua condizione provoca molta sofferenza fino a un epilogo inaspettato e spiazzante.

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Un’ottima prova quella di Gondry, che sembra trovarsi perfettamente a proprio agio in un paese straniero a rappresentare una società a lui lontana. La regia è posata, precisa e riesce nell’intento di rappresentare dall’interno le piccole storie che popolano la metropoli giapponese.

The Green Hornet, 2011

Seth Rogen; Jay Chou; The Green Hornet; Michel Gondry
Seth Rogen e Jay Chou in The green hornet Credits: Sony Pictures Realising Italia

Siamo al 2011 e Michel Gondry stupisce la critica accettando l’offerta di dirigere un blockbuster, adattamento del personaggio The Green Hornet. La storia nacque come racconto radiofonico negli anni ’30 e successivamente fu adattato in film per la tv, serie e fumetti.

Il progetto era in cantiere dagli anni ’90. Successivamente i diritti passarono per vari studios e infine nel 2009 il progetto prende forma per mano della Columbia.

Seth Rogen ed Evan Goldberg sono ingaggiati, per recitare il primo, e per scrivere insieme la sceneggiatura. Il progetto permise l’unione del genio visivo di Gondry e della comicità folle del duo Rogen-Goldberg. Quel che viene fuori è un buddy movie d’azione molto divertente e accattivante.

Il playboy milionario Britt Reid, erede di un impero mediatico che decide di combattere il crimine di notte, è interpretato da Seth Rogen. Il suo fedele (e ben più impavido e sveglio) compagno è Kato (Jay Chou). Insieme si troveranno a scontrarsi con il perfido mafioso russo Ben Chudnofsky, un grande Christoph Waltz.

Il film risulta molto fresco e ironico, creando una sorta di parodia dei supereroi moderni. Propone infatti un eroe goffo e imbranato, nato per caso e molto lontano dalla perfezione cui siamo abituati in casa Marvel. Il progetto funziona e le risate sono garantite grazie alla tipica comicità di Rogen. Il reparto tecnico è impeccabile e il film scorre meravigliosamente agli occhi dello spettatore.