Dopo rinvii e rimandi di ogni sorta causa Coronavirus, finalmente arriva anche in Italia grazie a Rakuten TV l’attesissimo Saint Maud. Un brillante esordio horror della regista Rose Glass, con lo zampino della sempre perfetta A24, che lascerà tanto stupito quanto incantato ogni spettatore.
Saint Maud, la Trama
Maud è un’infermiera privata molto devota e dal passato traumatico. Attraverso un’agenzia privata, si occuperà delle cure paliative di Amanda, ex ballerina e coreografa devastata dal cancro.
Due tipologie di persone diametralmente opposte, vista la dedizione alla perdizione di Amanda. E proprio in questo modo, Maud avrà l’occasione di salvare la sua anima dall’inferno assicurato. O almeno è quello che crede.
Saint Maud, la Recensione
L’amore, la cieca fede verso Dio e la ricerca di salvezza dell’anima. O forse più semplicemente la follia causata da un trauma da reprimere e non affrontare. Molto facilmente si potrebbe esser tacciati di blasfemia, mettendo un razionalissimo dubbio su cosa significhi credere e compiere determinati gesti. All’esordiente regista Rose Glass questo non importa, ed è evidente visto che il suo primo film è un film come Saint Maud.
Il punto focale di questo meraviglioso esordio registico è proprio il voler osservare il credente e non il credo, in maniera analoga con quanto visto nel recente Thelma. Pur virando su lidi quasi opposti rispetto al film di Trier, Saint Maud racconta la storia di una giovane infermiera diventata (si presume) devota a causa di un trauma non meglio specificato. Un peccato che Maud dovrà espiare, donando la vita al prossimo. Ma non basta.
Difatti, ecco le penitenze auto inflitte, dalla classica genuflessione sui ceci fino alla più terribile passeggiata con i chiodi dentro le scarpe. Un percorso verso la salvezza della propria anima ma anche di quella di Amanda, ex coreografa prossima alla morte che Maud deve accudire fino al trapasso. Una prova che, stando alle preghiere della protagonista, segna il cammino di quest’ultima. Un corpo che decade per un’anima che si eleva.
Proprio qui, Rose Glass decide di ricreare l’ambiguità che pervade questo meraviglioso Saint Maud. Richiamando i dipinti e le sculture relative al l’immaginario di Santa Teresa, la regista fa oscillare la bravissima Morfydd Clark tra l’estasi e l’orgasmo ogni volta che sente la presenza di Dio. Grazie a questi richiami visivi, che rimandano anche ad altre icone ma stavolta cinematografiche come La Passione di Giovanna D’Arco di Dreyer, questo bellissimo Saint Maud acquisisce sempre più una potenza di immaginario come pochi altri nel genere horror di oggi.
Maud come una prossima Santa, ma anche Maud come diretta discendente della Carrie firmato King prima e De Palma poi. È dunque palese che tutto ruoti intorno ad una delle iconografie più famose rispetto il concetto stesso di ambiguità , soprattutto per come è sempre stata storicamente messo in mostra l’estasi. Occhi al cielo, bocca leggermente aperta come in un sussulto. Il quale, in Maud, si farà sempre più rumoroso, fino a quello che sembra un orgasmo.
La regia, così come la sceneggiatura scritta dalla stessa Rose Glass, proseguono quindi verso un punto preciso, che troverà risoluzione solo nell’ultimo, brevissimo e inquietante frame. Forse anche l’unico jumpscare, perfettamente costruito, che lascia a dir poco spiazzati.
Sta accadendo tutto nella testa di Maud o è la realtà peccaminosa? Non c’è risposta certa, se non un suggerimento che come una pulce nell’orecchio farà riflettere su ciò che è accaduto. E magari, arrivando anche a conclusioni antireligiose. Tuttavia, anche l’intento della Glass resta nell’ambiguità assoluta, guardando una realtà dove forse la santità è un passo verso la follia, dove un demone è tanto realtà quanto immaginazione.
Ciò che rimane certo è che questo esordio registico è pregno di interessanti spunti visivi, dove i richiami e le derivazioni vengono messe in scena con uno sguardo audace. Gli amanti dell’horror d’atmosfera, coerente con la firma della geniale A24 (in qualità di distributore), troveranno un prodotto capace di soddisfare tutte le migliori aspettative dello spettatore.