Brad Pitt: le 10 migliori interpretazioni

Brad Pitt ha avuto una ricca e proficua carriera ed è a tutti gli effetti una delle star più grandi della storia di Hollywood, ecco una carrellata dei ruoli migliori

Condividi l'articolo

5) Bastardi senza gloria (2009)

Brad Pitt in Bastardi senza Gloria
Il “capolavoro” di Brad Pitt

A cura di Matteo Furina

In Bastardi senza gloria Quentin Tarantino, prima di Cliff Booth e C’era una volta a Hollywood, crea il primo personaggio su misura per Brad Pitt. Il Tenente Aldo Raine non è un soldato ebreo che va a caccia di nazisti, ma è l’esattamente traslazione del carattere di Pitt, che traspare costantemente dalle espressioni del Tenente. Il sorriso beffardo che il soldato conserva durante tutto l’arco del film non è un espediente narrativo, utilizzato per dare chissà quale tipo di personalità al personaggio. È esattamente il sorriso di Brad Pitt, quello che ha quasi sempre stampato sul viso, dentro e fuori del set, traslato all’interno di quella coscienza.

Aldo è spietato, cattivo e senza scrupoli contro i suoi nemici, eppure non ha mai accenni di follia né perdita del controllo. E’ calmo, pacato, ma determinato a sterminare i nazisti, fare la sua parte durante la guerra. Lo stesso titolo del film rende perfettamente l’idea di chi sia Raine. Lui è un bastardo che non avrà mai gloria, eppure, all’ombra del conflitto, resta fedele alla sua missione, e sembra perfino divertirsi.

Questo è il primo film nel quale Tarantino riscrive la storia, uccidendo tutti i gerarchi nazisti, compreso il Fuhrer. Aldo è l’agente del bene, personificazione del sogno di un regista che vorrebbe cambiare la Storia. Il gesto che è il trademark di Aldo, marchiare con un coltello la fronte dei nazisti, rivela la volontà di questo film: non esiste perdono né oblio per chi ha preso parte al Nazismo. Aldo Raine è la mano scelta da Tarantino per mandare questo messaggio.

Brad Pitt approfitta dell’enorme fiducia di Tarantino per stupire con una performance credibile. La sua postura, unita agli impeccabili movimenti di camera di Tarantino, mostrano spesso il nostro anti-eroe dal basso verso l’alto, in pose vittoriose. Lui non è un disperato che combatte una guerra, lui è il terrore dei nazisti, il soldato che li sconfigge con le loro stesse armi. Anche nel dialogo con Hans Landa, altro meraviglioso personaggio del film, interpretato da Christoph Waltz, Aldo non perde mai le staffe, sorride beffardamente e si confronta contro un uomo che dovrebbe essergli superiore, ma che in realtà non lo è. Landa lo rispetta, nonostante tutto.

L’esperienza di Bastardi senza gloria è anche il preludio al film che, ineluttabilmente, si staglia al top di questa classifica. E passiamo così alle migliori 4 interpretazioni nella carriera di Brad Pitt.

4) L’esercito delle dodici scimmie (1996)

Brad Pitt
Un folle Brad Pitt ne L’esercito delle 12 scimmie

A cura di Matteo Furina

Nel delirante film di Terry Gilliam, Brad Pitt interpreta Jeffrey, un ragazzo con forti problemi mentali rinchiuso inizialmente all’interno di un manicomio. Pitt divide perfettamente la performance in due parti, in base al luogo dove il suo personaggio si trova.

Nella prima parte, essendo internato, trasmette perfettamente l’idea di una persona disturbata, piena di tic, di nevrosi varie e con scatti di ira e di iperattività improvvisi. Jeffrey è un pazzo come tanti, sedato dai medicinali, che fa la fila per vedere il suo programma preferito in TV.

Ma il suo Jeffrey è anche il figlio di un luminare della scienza, ed è stato portato fuori dall’ospedale per essere inserito a forza nella società alto-borghese. Nonostante tenti di riuscirvi, appena esce dalla zona di controllo del genitore, Jeffrey diviene quello che vuole essere.

LEGGI ANCHE:  20 anni di Fight Club: Tutti i problemi che il regista David Fincher ha dovuto affrontare prima\durante\dopo l'uscita del film

Quando Jim, il protagonista interpretato da Bruce Willis, lo incontra di nuovo, Jeffrey è divenuto il fondatore e leader carismatico di una sorta di setta animalista, L’esercito delle 12 Scimmie. I tic sono diminuiti e lui, nonostante la follia intrinseca, è un uomo che sa quello che deve fare. Il passaggio da malato rinchiuso a folle uomo libero con un’ideale e un piano da completare è labile, ma Pitt ce lo mostra in ogni singolo fotogramma. Jeffrey non è più rinchiuso o malato, è solo folle.

Ciò che amalgama perfettamente la sua performance è lo stile recitativo che l’attore dell’Oklahoma ha deciso di utilizzare durante tutto l’arco del film. Gli occhi, strabici e imperniati di pazzia, restano accesi dalla follia in tutto il corso dell’opera, esattamente come il suo modo di parlare, che alterna dialoghi razionali e serrati ad urla senza senso. Pitt riesce a dare perfettamente l’idea del percorso di vita che ha fatto Jeffrey, anche senza che ci venga mostrato. Da quando è solamente un matto ricoverato in ospedale, a quando rientra nel mondo reale, trovando un senso alla sua vita.

3) The Snatch (2000)

Brad Pitt
Brad Pitt è Mickey Lo Zingaro

A cura di Matteo Furina

Nel film di Guy Ritchie Brad interpreta Mickey lo zingaro, un vagabondo fuori dal mondo ma con un’incredibile capacità nella lotta. 

Nel personaggio di Mickey si alternano tutte le sfumature e le diverse maschere interpretative di Brad Pitt. Brad lavora su un particolare accento slavo, riassume l’ironia tipica dei film di Guy Ritchie, ma tocca anche notevoli vertici drammatici, dimostrando quella classe recitativa che negli anni 2000 consoliderà il suo successo. 

Lo zingaro è un personaggio che, interpretato da un altro attore, poteva risultare piatto, se non addirittura macchiettistico. In fin dei conti, stiamo parlando di uno sbandato, un attaccabrighe abituato a stendere gente grossa il doppio di lui, il tutto senza buttare la sigaretta. Ma Brad Pitt assicura alla figura di Mickey una profondità che va oltre la mera sceneggiatura. Balla per tutto il film in equilibrio su un filo sottile, tra la spalla comica e il grottesco, senza cadere da una parte o dall’altra. 

Il sorriso sgargiante e l’ironia intrinseca che ormai abbiamo apprezzato si fonde con uno zingaro spensierato, capace di diventare all’improvviso una furia, quando vede la sua baraccopoli data alle fiamme, trasformarsi in una vera macchina di morte quando sale sul ring. Ogni espressione di Pitt restituisce immediatamente allo spettatore le sensazioni che lo zingaro prova, anche quando sono mascherate dal sorriso beffardo, marchio di fabbrica dell’attore dell’Oklahoma. Probabilmente, il linguaggio registico di Guy Ritchie è tra quelli che più esaltano un estroverso come Pitt, attore che riesce a divertire sul set, mentre si diverte a sua volta.

2) Fight Club (1999)

Brad Pitt
Tyler Durden, il personaggio, forse, più iconico di Pitt

“Brad Pitt: E com’è?

Edward Norton: Cosa?

Brad Pitt: Essere così acuto.”

Dopo il successo di Seven, David Fincher sceglie ancora Brad Pitt come co-protagonista di un film destinato a imprimersi nell’immaginario collettivo come un marchio a fuoco. Parliamo naturalmente di Fight Club, adattamento del romanzo di Chuck Palahniuk.

Brad Pitt e il personaggio di Tyler Durden resteranno indissolubilmente legati. Forse perché, per la prima volta dai tempi di Kalifornia, il divino Brad esprime integralmente il suo lato oscuro, irresistibile e perverso.

LEGGI ANCHE:  Brad Pitt sarà protagonista di Ad Astra, film diretto da James Gray

In effetti, Tyler Durden è pura espressione dell’inconscio, una fantasia oscena, evasa dai recessi della coscienza. Il protagonista e voce narrante, interpretato da Edward Norton, ha cercato davvero d’integrarsi e vivere il sogno americano. Ma quell’incubo quotidiano ha nutrito un mostro, che ora si aggira per le strade col bel sembiante di Brad Pitt. Un nichilista decisamente persuasivo, pronto a liberare quel giovane frustrato, per trascinarlo nelle esperienze più estreme.

Brad Pitt compie così il miracolo della trasfigurazione, incarna le tensioni del nuovo Millennio, e ne fa un demone postmoderno. D’altra parte, lui è l’uomo che vorrebbe essere. Quello che comprende il mistero di Marla Singer, trova la chiave per una passione infuocata. Quello che non ha paura di perdere tutto, sa combattere con la libertà di un animale, consapevole di una sola verità. “Le cose che possiedi finiscono per possederti”.

Nelle parole dello stesso Chuck Palahniuk, il film di David Fincher rappresenta un upgrade del suo romanzo. Ma se quel microcosmo distorto conserva tanto realismo, il merito è tutto di Brad Pitt, Edward Norton ed Helena Bonham Carter.

Com’è ampiamente noto, Norton e Brad Pitt presero molto sul serio lo script, bevendo e fumando quanto e più dei protagonisti. D’altra parte, si trattava per entrambi del ruolo della vita. Almeno, finché Brad Pitt ha varcato la soglia dei 50 anni, e invece d’intraprendere il Viale del tramonto, è tornato a Los Angeles nel 1969.

1) C’era una volta a… Hollywood (2019)

brad pitt
Brad Pitt e Clif Booth, il ruolo più importante della sua carriera

Cliff Booth e l’epitome del Beautiful Loser, ma non appartiene alle pagine del romanzo di Leonard Cohen. Tarantino riscrive la sua personale definizione di un uomo che ha scelto di vivere ai margini, chiamarsi fuori dalla società e le sue regole, eppure vivere al massimo. Il suo Cliff è unpologetic, conosce Hollywood e tutti i privilegi di una vita di successo. Ma è incapace d’ipocrisia e compromessi, e ha scelto una tranquilla esistenza da cane sciolto. Quando sbaglia sa di sbagliare, ma gli basta la libertà di sorridere beffardo, o magari prendere a calci un piccolo, arrogante divo come Bruce Lee.

Cliff Booth e Rick Dalton, il personaggio di Leonardo Di Caprio, sono le due facce della stessa medaglia. Servirà la loro ironia ineffabile, perché Tarantino chiuda finalmente la trilogia che inizia con Bastardi senza gloria, e prosegue con Django Unchained. E dopo aver massacrato schiavisti, fatto esplodere Adolf Hitler e i vertici dei regime nazista, il regista riscrive ancora la Storia.

Così Tarantino, che per molti resta l’emblema di un cinema ultraviolento, realizza invece il più estremo degli Happy End. Dopo aver liberato gli afroamericani e l’Occidente intero dalla brutalità nazista, Tarantino salva un sogno irrimediabilmente perduto. La Hollywood de 1969, illuminata dall’Estate dell’Amore e da Sharon Tate, la cui bellezza cadrà vittima della Famiglia Manson, per un massacro impossibile da dimenticare.

Brad Pitt con Cliff Booth interpreta un reietto, un outkast che vive felicemente in roulotte. Eppure, dopo Bastardi senza gloria, si presta ancora a combattere come emissario del Bene. Il suo improbabile Eroe resta tremendamente umano, capace di esprime la malinconia del tempo andato. Ma soprattutto, di pestare a sangue quei 4 ragazzini armati da Manson, che diventeranno oggetto di una sequenza pantagruelica.

È la Roaring Rampage Revenge di tutti gli invisibili di Hollywood, nascosti dietro le quinte, unici depositari della verità sul Cinema. E solo Brad Pitt, il più anomalo tra i divi, poteva essere il volto di questa strana lettera d’amore.

Per altre Top Ten, news e approfondimenti, continua a seguirci su La Scimmia Pensa.com!