Immaginate di aver passato dodici anni della vostra vita, tra infanzia e adolescenza, in una cellabuia. Non avevate alcun contatto esterno con il mondo, a parte una persona. Come ne sareste usciti? E soprattutto, è possibile una cosa del genere? Sì, è possibile. E a testimoniarlo è la storia che vi vogliamo raccontare oggi, quella di Kaspar Hauser.
Chi è Kaspar Hauser?
Kaspar Hauser è un ragazzo che, un bel giorno del 1828, viene ritrovato a vagare da solo in piazza a Norimberga. Nessuno lo conosce, e lui sa soltanto dire il suo nome, nient’altro. Ha 16 anni, si nutre soltanto di pane e acqua, e si spaventa enormemente per i rumori forti.
Com’è prevedibile, diventa subito un fenomeno da baraccone. La gente è incuriosita da questo ragazzo che sembra essere spuntato dal nulla: tra questi, anche il dottore che lo prende in cura, il professor Georg Friedrich Daumer. Hauser, infatti, nella sua vita da circo, aveva iniziato a sviluppare delle nevrosi dovute alla continua esposizione al pubblico.
Il dottor Daumer, trasferendolo in un ambiente più tranquillo, scopre che il giovane è molto intelligente, tanto che impara in pochi mesi a scrivere, leggere e contare.
L’infanzia in una cella
Grazie all’alfabetizzazione, Kaspar Hauser riesce a raccontare la sua storia. Dice di essere cresciuto incatenato in una cella, assistito da un uomo che lo nutriva, gli tagliava capelli e unghie, e che lo picchiava non appena Hauser faceva rumore. Ciononostante, Hauser cresce di animo buono e gentile.
Nel 1830, circa, subì un primo attentato da parte di uno sconosciuto, e la sua emotività ne risentì parecchio. Negli ultimi anni, fu tolto dalle cure del dottor Daumer, e affidato a diversi signori della zona, nobili o ricchi uomini d’affari. Nel 1833, nel parco di Ansbach, in Baviera, Hauser subisce un secondo attentato e viene pugnalato al petto. Muore tre giorni dopo e viene sepolto nel cimitero della stessa Ansbach.
Il suo caso fu particolarmente discusso in Europa al tempo e anche successivamente alla sua morte. Molti lo credevano un impostore, altri invece lo ritenevano un figlio non riconosciuto del principe del Baden, anche per via degli attentati che coinvolsero la figura di Hauser. A sostenere questa seconda tesi c’era un numero crescente di persone, tra cui il giurista Anselm von Feuerbach. Per le autorità, invece, si trattava semplicemente di un vagabondo.
Il “fanciullo d’Europa”, come venne definito Hauser dai contemporanei, ha ispirato più di 8000 libri e 23000 articoli. Il suo caso ha stimolato i lavori di antropologi e sociologi, ma anche appassionati di esoterismo. Hauser, secondo la visione del romanticismo tedesco, rappresentava uno spirito puro, che si opponeva alla decadenza del mondo contemporaneo.
Anche il cinema, ovviamente, non è rimasto impassibile di fronte al caso Hauser. possiamo citare almeno tre film incentrati sulla sua vicenda, tra cui L’enigma di Kaspar Hauser di Werner Herzog e l’italiano La leggenda di Kaspar Hauserdi Davide Manuli.
Kaspar Hauser secondo Werner Herzog
Il regista di Nosferatu, il principe della notte è la scelta più ovvia per trattare questo tema. Ricorre spesso, infatti, nei film di Herzog, la narrazione dell’outsider, dell’individuo contro la società. Il cineasta sfrutta questi caratteri “fuori dal mondo” per ottenere nuovi punti di vista. Hauser è uno di questi.
Nel 1974, Bruno S. ricopre il ruolo del Fanciullo d’Europa nel film che si aggiudica il Grand Prix della Giuria al Festival di Cannes. Anche se alcuni elementi sono stati modificati rispetto alla storia originale, L’enigma di Kaspar Hauser rimane un ottimo ritratto di un ragazzo la cui storia rimane, ancor oggi, a tutti gli effetti, un enigmairrisolto per quello che è uno dei migliori film del regista tedesco.
Il film insiste particolarmente sulla contrapposizione fra Hauser e la società in cui viene accolto. Il ragazzo è ingenuo, estremamente puro d’animo, in opposizione alla volgarità e corruzione morale della società ottocentesca. Lo scontro non potrà che generare scintille.
Un adattamento “leggendario”
Quello di Davide Manuli è invece una forte rielaborazione del “mito” di Kaspar Hauser. La leggenda di Kaspar Hauser è un film piuttosto criptico, in cui il nostro “eroe” arriva in stato di incoscienza su di un’isola, trasportato dal mare. Tutto quello che riesce a fare è ballare freneticamente esclamando “Io sono Kaspar Hauser!“.
Sull’isola incontrerà alcuni personaggi, fra cui lo sceriffo ed il pusher (entrambi interpretati da Vincent Gallo), che lo guideranno nella sua educazione alla musica techno ed alla danza.
Manuli trasforma l’enigma in leggenda, reinventando in chiave contemporanea la figura di Hauser, qui fortemente androgino (interpretato dalla bravissima Silvia Calderoni). Un film che fa della sua unicità la sua forza, a tratti straniante con i suoi personaggi usciti da un universo cinematografico di altri tempi e da essi slegati, traslati in un’anonima isola desolata.