L’artista norvegese, che risponde al nome di Marie Ulven, è uno dei nomi più convincenti nel fitto panorama del pop “da cameretta”. E questo suo primo disco lo dimostra appieno. Dopo mesi e mesi di singoli ed EP la cantante è in grado di mettere insieme una tracklist fatta di canzoni convincenti, potenziali hit di buon successo e idee valide sparse ovunque.
Nell’album la cantante propone un bedroom pop colorato e che abbandona l’estetica lo-fi tipica del genere per abbracciare una produzione più completa e moderna. Il risultato è un classico esempio di cantautorato contemporaneo adatto a tutti. Canzoni che riflettono, come sempre, su delusioni e paranoie d’amore ma lo fanno in toni sempre accesi e coinvincenti.
Le migliori canzoni del disco sono Serotonin (che vede come co-autore anche Finneas O’Connell), Body and Mind, Stupid Bitch e Rue. Ma ogni traccia presenta comunque uno stile solido e valido, mostrando la volontà della cantante di non perdersi in semplici esperimenti ma di voler, al contrario, imporsi sulla scena con accento accattivante e seducente.
Girl in Red vince quindi questa prima prova. Anche se, naturalmente, il risvolto triste è che in molti non la ascolteranno, dato che la sua musica, per quanto riuscita, non è certo originale. La cantante non opera rivoluzioni e anche la sua nomea queer (famosa nella comunità LGBTQ+ la frase “segui Girl in Red?” per identificarsi) poco può rispetto ad una scena iper-competitiva.
Detto questo, If I Could Make It Go Quiet è sicuramente un disco da ascoltare e riascoltare, sia se siete in vena di riflessioni adolescenziali su amore e affetto, sia se cercate una musica leggera ma anche impegnativa. Per ora il futuro per lei sembra roseo e non possiamo che guardare con interesse al prosieguo della sua carriera.