10 Film da vedere per celebrare il 25 aprile [LISTA]

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B.Bertolucci, La strategia del ragno (1970)

Nel cinema di Bernardo Bertolucci la Resistenza è un tema davvero ricorrente. Lo attraversa marginalmente in film come Novecento, in cui la lotta partigiana è uno sfondo e una struttura di tutta la vicenda. Analogamente ne Il conformista la caduta del fascismo è la chiave interpretativa del senso politico del film.

Con La strategia del ragno invece la narrazione della Liberazione è centrale, e permette di definire i connotati di un vero e proprio eroe tragico del XX secolo. Il riferimento è infatti il Tema del traditore e dell’eroe, dalle Finzioni di Jorge Luis Borges. Già nel capolavoro dell’autore argentino la domanda è chiara.

Possiamo ancora parlare di eroe se questo si identifica con un traditore? Calando questa questione in un periodo di grandi paradossi e assurdi come quello della Resistenza, la risposta assume connotati più limpidi e definiti.

E.Scola, C’eravamo tanto amati (1974)

Il capolavoro di Ettore Scola non è un film sulla Liberazione, ma la sua dimensione storica trova nella guerra partigiana il suo punto di fuga. Il presupposto di tutta la narrazione, davvero l’anno zero per i trent’anni di storia d’Italia e del cinema raccontati nel film, è proprio la Resistenza. Antonio, Gianni e Nicola diventano amici durante gli anni della Liberazione per poi perdersi, sembra, per sempre. La vita, invece, intreccerà inesorabilmente le loro storie in una commedia all’italiana intrisa di grande malinconia e senso della Storia.

In una lista del genere però è impossibile non citare anche Una giornata particolare. Mentre C’eravamo tanto amati si apriva alla rinascita, al fervore e al fermento di un Paese risorto sulle sue ceneri, Una giornata particolare è ambientato agli albori del periodo più nero del ventennio fascista. Gabriele è omosessuale, e sa benissimo qual è il destino che lo attende al calare del sole. L’ultima giornata la trascorre con Antonietta, e il loro rapporto, fisico e politico, è davvero l’incontro impossibile di due mondi.

P.P.Pasolini, Salò o le 120 giornate di Sodoma (1975)

Nel cinema di Pier Paolo Pasolini la Resistenza e la Liberazione sono echi lontani. Lontani come l’eco di Fischia il vento che sentiamo in Uccellacci e uccellini, ad esempio. Oppure lontano come un ricordo nella giovane Italia di Accattone. Il cinema è per Pasolini una tra le tante forme di espressione del suo pensiero, che si articola e dipana come l’organico fluire di una monade.

In questo senso, Salò o le 120 giornate di Sodoma è ovviamente quanto di più lontano potesse esserci dagli altri film in questa lista. Eppure è un punto di vista indispensabile sulla storia del fascismo, che risulta in un grottesco ribaltamento della realtà. Nella scandalosa messa in scena si intrecciano la storia della Repubblica Sociale e la Divina Commedia dantesca, con un procedimento analogo alla Visione da Petrolio.

Ritroviamo quindi le teorie bio-politiche di Pasolini sul proletariato, e ancora prima del mondo contadino. È quest’ultimo l’autentico custode di una coscienza primitiva antecedente alla borghesia totalizzante del secondo dopoguerra. Salò assume quindi anche la potenza di un ritorno al primordiale, ed è questa la forza da trovare dietro l’apparenza di un film davvero al limite della provocazione.

G.Montaldo, L’Agnese va a morire (1976)

Il cinema di Giuliano Montaldo è un cinema fatto di martiri. Emblematico è sicuramente, in tal senso, il suo film più conosciuto e amato. Sacco e Vanzetti è un’opera fondamentale nel percorso di riabilitazione della memoria dei due italiani condannati a morte in base ad un processo approssimativo a partire da accuse inconsistenti.

Montaldo è però da sempre attento a storie di silenziosi sacrifici di fronte alla storia. Lo dimostra Dio è con noi, ultimo passaggio di quel percorso di preparazione a Sacco e Vanzetti, nel quale i protagonisti sono vere e proprie vittime di guerra. Allo stesso modo, possiamo inquadrare il Giordano Bruno del 1973, film sul martire del pensiero libero.

Quindi chiude il cerchio L’Agnese va a morire, che si riallaccia alla grande tradizione della narrativa neorealista italiano trasponendo il romanzo di Renata Viganò. L’autrice è d’altronde una delle voci più importanti della letteratura della resistenza, e il suo struggente e intenso racconto trova una perfetta affinità elettiva con il cinema di Montaldo. La colonna sonora di Morricone non è che la ciliegina sulla torta di un film davvero imperdibile.

Fratelli Taviani, La notte di San Lorenzo (1982)

Liberazione

Il film più noto dei fratelli Taviani è probabilmente Allonsanfàn, opera di ispirazione risorgimentale in cui Marcello Mastroianni porta in scena il giacobino Fulvio Imbriani, che rimane coinvolto in una campagna di liberazione del meridione. La libertà e la Storia sono evidentemente un tema caro per i due registi, che con La notte di San Lorenzo completano un ideale dittico, guardando questa volta al secondo Risorgimento.

Il nono lungometraggio dei fratelli Taviani è un’operazione analoga a quella di Nanni Loy. La Resistenza e la Liberazione si fanno quindi nuovamente dramma storico, questa volta lontano da Napoli nel mezzo della campagna toscana. La guerra partigiana torna quindi ad assumere i connotati di una certa epica, e questo affresco corale sarà popolato di eroi come mai prima umani.

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