Nuove noie legali per Popcorn Time, uno dei più noti siti di streaming illegale del web. Le case di distribuzione sono infatti tornate all’attacco ed hanno ottenuto, attraverso un’ingiunzione del giudice federale della Virginia, che gli account Paypal delle compagnie dietro al sito venissero bloccati, nel contesto di un’azione legale alle porte.
La società, fondata tra gli altri da Elon Musk, si è imposta in breve tempo come principale strumento per i pagamenti e spostamenti di denaro su internet. Particolarmente apprezzato è il livello di sicurezza che consente di operare ogni tipo di pagamento i totale serenità.
Paypal è anche, ad esempio, utilizzatissimo per i pagamenti sui casinò online. Approfondire la questione casinò Paypal, potete andare su questa pagina con i migliori siti di scommesse che accettano il servizio.
Il sito di streaming ha a lungo evitato la scure del copyright in quanto non detentore dei file che permette di riprodurre. Popcorn Time si appoggia infatti a contenuti caricati altrove. Un espediente già utilizzato da molti altri siti simili, che però sembra sempre meno efficace.
Le accuse contro Popcorn Time
Millennium Funding, Voltage Holdings e altri detentori di diritti hanno infatti denunciato Wicked Technology e VPN.HT (società dietro al sito di Popcorn time) per violazione del copyright, falsificazione di marchio e competizione sleale. Secondo le loro accuse, il sito fornisce l’accesso illegale a parecchio contenuto coperto da diritti d’autore, fra i quali Angel Has Fallen, Automata, The Hitman’s Bodyguard, Hellboy, Hunter Killer e I Feel Pretty.
In seguito a queste accuse, ed all’azione legale che ne seguirà, il giudice federale della Virginia ha deciso quindi di bloccare i loro conti Paypal, per evitare che i soldi potessero essere trasferiti altrove, lontano dagli spazi giuridici di competenza federale.
Il giudice Alston, che ha predisposto la misura, si è esposto in favore del blocco richiesto dai querelanti, sostenendo l’alta possibilità di ottenere un successo in fase di processo da parte loro.
Al momento non ci sono risposte da parte dei rappresentati delle società a capo di Popcorn Time.
Come riportato dall’articolo dell’Hollywood Reporter, Alston ha commentato così le misure restrittive prese contro il sito di streaming:
“Il fatto che Popcorn Time offre libero accesso a copie illegali di opere coperte da copyright detenuti dai querelanti suggerisce che l’applicazione sta minando il mercato legittimo. Un mercato in cui i consumatori pagano per accedere a quelle stesse opere. Inoltre, senza questa ingiunzione, gli accusati potrebbero trasferire i fondi da Paypal ad un provider oltre la giurisdizione della corte, continuando ad offrire il servizio per cui sono stati accusati.”
Siamo dunque soltanto alle fasi iniziali di quello che sarà sicuramente uno dei casi più importanti della lotta contro la pirateria. Un caso che farà discutere molto e che potrebbe creare un precedente importante nella legislazione americana ed aprire una nuova ondata di blocchi e accuse.
La lotta alla pirateria: non solo Popcorn Time
Giorni duri quindi in vista per uno dei colossi dello streaming illegale. Quello di Popcorn time è solo l’ultimo caso di battaglie legali contro la pirateria digitale, fra cui è impossibile non ricordare, in anni passati, quella condotta contro Megavideo ed il suo creatore Kim Dotcom.
O, ancora, uno dei casi più noti in ambito musicale, ovvero quello del caso Metallica vs. Napster, che rappresentò in questo senso una delle prime azioni legali contro il fenomeno e destò particolare interesse.
La lotta contro questi canali di distribuzione è sempre più serrata, attraverso azioni legali e servizi a prezzi concorrenziali, come Netflix,Amazon Prime Video e Disney+, che hanno contribuito, grazie a cataloghi sempre più ampi, alla facilità di utilizzo, la sicurezza e l’economicità, ad arginare il fenomeno della pirateria in anni recenti.
Popcorn Time è uno dei siti più conosciuti nell’ambito della pirateria. Il sito si basa sul sistema dei torrent, andando a riprodurre, in base alla richiesta dell’utente, un contenuto non fisicamente caricato sui propri server. È questo il meccanismo che ha permesso al sito (e tanti altri come lui) di ripararsi legalmente da accuse di violazione dei diritti d’autore.
Nato nel 2014, il servizio è stato da subito particolarmente apprezzato per la sua interfaccia intuitiva e l’ampia disponibilità di titoli. Nel corso degli anni si è visto più volte oscurare per poi riaprire poco dopo, come molti siti simili.
Attendiamo quindi gli sviluppi di questa nuova azione legale scoprire il suo destino, che potrebbe, come detto, rappresentare un precedente importante per altri servizi simili.