Scegliere i migliori protagonisti nella storia dei videogiochi non è un’impresa semplice. Alcuni nomi sono palesi altri invece se la giocano con tantissimi altri personaggi di spicco. Oltretutto, come in ogni arte, prodotti non troppo simili tra loro sono estremamente difficili da confrontare. Stessa cosa vale quindi per i protagonisti di tali opere. Oltretutto il medium videoludico è enormemente cambiato nel corso degli anni portando nuove icone oppure oscurando vecchie glorie.
La nostra ricerca si è focalizzata quindi su diversi aspetti, per noi, fondamentali: carisma, background e iconicità. Abbiamo aperto il ventaglio, ovviamente, a tutte le piattaforme presenti e passate per poter identificare quali sono, secondo noi, i migliori protagonisti nella storia dei videogiochi.
25. Aloy – Horizon: Zero Dawn
Dopo anni passati sull’iconica serie Killzone, i Guerrilla Games hanno deciso di puntare su di un universo totalmente nuovo. Nuovo non solo come ambientazione ma anche come genere e gameplay. Da un fps si è passati quindi a un action in terza persona. Horizon: Zero Dawn fu una vera e propria sorpresa: ambientazione ispirata, ottima giocabilità e una grafica sopra la media. Una delle particolarità del gioco risiede senza dubbio sulla protagonista.
Aloy, come altre prima di lei, non vuole rappresentare né la ragazza mascolinizzata né l’icona sexy che il medium videoludico ha accostato troppo spesso ai personaggi femminili. Una protagonista semplice che punta a una caratterizzazione più pregnante sia nel design che nel background. Il viaggio alla scoperta del suo passato la porterà a confrontarsi con gli altri ma soprattutto con se stessa. In attesa del nuovo Horizon: Forbidden West, siamo sicuri che Aloy sia già entrata di diritto tra i personaggi preferiti di molti giocatori.
A cura di Claudio Faccendi.
24. Pac-Man
Un eroe d’altri tempi, si potrebbe dire. Pac-Man viene lanciato da Namco nel 1980 e il successo del suo gioco, l’arcade per eccellenza, è subitaneo nonché leggendario. Siamo in un mondo astratto: Pac-Man deve mangiare tutta una serie di pallini gialli, all’interno di un labirinto, sfuggendo a quattro fantasmi che lo inseguono.
Niente eroi medievali, niente caratteristiche al di là di due semplici occhi e (nelle rappresentazioni 3D del personaggio) un sorriso tanto ottimistico quanto ottuso. Eppure, è questo il primo vero “volto” del mondo dei videogiochi: prima di Mario, prima di Sonic, ma dopo Arkanoid e Space Invaders, giochi senza protagonista.
Questa è l’intuizione fondamentale di Namco, che, seppure giunga in contemporanea con la nascita di diversi altri personaggi minori, riesce ad indovinare la formula giusta per ottenere un impatto straordinario. Pac-Man è la pallina gialla animata che, infatti, ancora oggi tutti conoscono. E amano.
L’opera di BioWare è senza alcun dubbio un vero e proprio tassello fondamentale nella storia videoludica. Al loro arco possono vantare nomi come Baldur’s Gate, Neverwinter Nights, Dragon Age e l’acclamatissimo Star Wars: Knight of the old Repubblic. Mass Effect si eleva però a opera fantascientifica di prim’ordine sia nel medium che al di fuori: un vero capolavoro di genere. Ogni elemento dell’ambientazione non è lasciato al caso e i personaggi che caratterizzano la storia sono sempre enormemente approfonditi.
Abbiamo infatti un unicum in questa nostra classifica dei migliori protagonisti nella storia dei videogiochi. Il Comandante Shepard infatti non ha un concept scolpito nella pietra. Il sesso, il background, il nome, l’aspetto e le scelte del videogiocatore possono plasmare il protagonista dell’opera. Esistono però nell’immaginario collettivo John e Jane Shepard, i due modelli predefiniti dell’iconico comandante.
Ed è proprio questa la forza dell’opera di BioWare, caratterizzare in modo capillare e iconico un personaggio così personalizzabile. L’ambientazione e le vicende che gravitano intorno al protagonista fanno sì che quest’ultimo sia rimasto nei cuori dei fan indistintamente da tutto il resto.
A cura di Claudio Faccendi.
22. Jill Valentine – Resident Evil
Jill Valentine, fa il suo debutto al fianco di Chris Redfield in Resident Evil (Bio Hazard) nel 1996. Successivamente la troviamo in Resident Evil 3, Resident Evil 5 e Resident Evil Revelations. Jill è uno dei membri della S.T.A.R.S., unità speciale della polizia di Raccon City, creata unendo membri di forze speciali (Jill è un ex Delta Force) a scienziati, con lo scopo di contenere atti di terrorismo o stati di emergenza a seguito di guerriglie urbane.
È proprio un’emergenza a far si che Jill faccia la conoscenza di zombie e mostri vari nella villa del primo Resident Evil. Estremamente addestrata, Jill è letale sia con le armi da fuoco che nel combattimento a mani nude. A questo unisce un’intelligenza superiore alla media che le permette di uscire abilmente da ogni situazione tramite l’uso ingegnoso degli oggetti che trova nel corso delle sue avventure.
Jill è un personaggio femminile molto importante, con lei Mikami ha voluto infrangere tutti gli stereotipi che fino a quel momento erano legati normalmente alle protagoniste femminili in ambito videoludico. Jill non vuole essere salvata da nessuno e non ha bisogno di una spalla su cui piangere, è determinata ed indipendente e questo l’ha resa una delle icone femminili del gaming e non solo (vedi i film basati sulla serie Resident Evil dove Jill è spesso la protagonista indiscussa).
Red Dead Redemption 2 è, ad oggi, l’ultima fatica Rockstar. La terza iterazione della saga Red Dead, dopo Revolver e il primo Redemption, ha come protagonista Arhur Morgan. Un gioco che è una summa della mitologia western, di quel mondo perduto che tutti amiamo nel cinema da John Ford a Sergio Leone, aveva bisogno sicuramente di un protagonista che fosse alla sua altezza.
Un personaggio che fosse capace di incarnare il fascino spietato e impietoso degli echi della Monument Valley, ma che fosse allo stesso tempo intriso di una profonda umanità. Arthur Morgan è l’indimenticabile alter-ego del giocatore in questa odissea in un’America fittizia, che vede morire i suoi miti all’alba del XX secolo.
Arthur è quindi un criminale, un pirata delle praterie selvagge, ma allo stesso tempo un uomo che d’onore, con dei principi irrinunciabili. Una caratterizzazione complessa, che vedrà nel finale ribaltare completamente l’immagine dell’efferato assassino. E ripensando all’ultima cavalcata in sua compagnia, le parole di Guillermo Arriaga in uno dei passaggi più belli de El Salvaje sono forse il miglior ritratto possibile di questo cowboy umano, troppo umano.
Salvaje. Seré el Salvaje. No me van a detener. Si me he de vengar, me vengaré. Si he de perdonar, perdonaré. Si he de amar, amaré. Si he de renunciar, renunciaré. Si he de pelear, pelearé. Me queda claro que es la vida —no la muerte— la que guiará mis decisiones. Daré la vida por la vida, siempre por la vida.
Selvaggio. Sarò il selvaggio. Non mi fermeranno. Se dovrò vendicarmi, mi vendicherò. Se dovrò perdonare, perdonerò. Se dovrò amare, amerò. Se dovrò rinunciare, rinuncerò. Se dovrò combattere, combatterò. Mi è chiaro che sarà la vita – non la morte – a guidare le mie decisioni. Darò la vita per la vita, sempre per la vita.