Il primo e unico disco dei Temple of the Dog è un involontario manifesto di ciò che poi diventerà il grunge
Anno 1991. Un anno d’oro per la musica rock. 16 aprile: esce il primo e unico disco di una band chiamata Temple of the Dog. Formazione: Chris Cornell alla voce e Matt Cameron alla batteria, entrambi celebri come membri dei Soundgarden. Ci sono poi Stone Gossard e Jeff Ament, chitarrista e bassista dei Mother Love Bone. Anche loro partecipano al progetto.
Il motivo: rendere omaggio ad Andrew Wood, cantante e frontman dei Mother Love Bone, morto qualche mese prima di overdose. Carismatico, rivoluzionario e ribelle, Wood viene ancora oggi considerato il vero precursore di quella che poi diventerà l’immagine del cantante grunge tipica degli anni ’90.
Con i Mother Love Bone il compianto Wood ha fatto in tempo a colmare il gap, nel rock americano, tra i fasti del glam metal fine anni ’80 e la crescente influenza della scena alternativa di Seattle. Il gruppo ottiene un seguito di culto e nella famosa città è popolare al punto che nel film Singles di Cameron Crowe (1992) si scorge il loro nome graffittato su di un muro.
Con la morte di Wood tutto finisce, ma in un altro senso tutto inizia. Chris Cornell, anche ex-coinquilino di Wood, si rivolge a Gossard e Ament con del materiale scritto mentre era in tour con i Soundgarden. Si decide di formare un gruppo per registrarlo e nel progetto vengono coinvolti anche il chitarrista Mike McCready e un certo cantante di nome Eddie Vedder.
Il risultato: la quintessenza di quello che poi sarà chiamato grunge, il tipico suono rock alternativo di Seattle, caratteristico degli anni ’90. Un rock abrasivo, ruvido, rabbioso ed intemperante. Sporco come la strada e incontrollabile come la gioventù. Se aggiungiamo il carico emotivo della morte di Wood e la voglia di omaggiarlo, il capolavoro è già annunciato.
Nel disco suonano tutti i futuri Pearl Jam, compreso Cameron, che si unirà al gruppo nel 1998, dopo lo scioglimento dei Soundgarden. Quanto a Cornell, de-facto frontman dei Temple of the Dog, non ha certo bisogno di presentazioni. Una delle due band non è ancora nata e l’altra è ancora lontana dal successo, ma qui tutti danno già il meglio.
Delle dieci canzoni del disco, quasi tutte scritte da Cornell e trasudanti grunge a ogni nota, gli esemplari più eclatanti sono Say Hello 2 Heaven, Reach Down, Wooden Jesus, Call Me a Dog e Pushin Forward Back. Oltre a tutti questi, il brano che si ricorda è ovviamente Hunger Strike, che ci fa sentire per la prima e unica volta un emozionante duetto Vedder/Cornell.
In definitiva, nel disco dei Temple of the Dog si può sentire tutto che c’è di buono e di interessante del genere grunge. Tanto più che il progetto nasce quasi per caso, non con l’intenzione di inseguire il successo. L’esplosione del genere giungerà solo qualche mese dopo, con i Nirvana. Quindi, qui parliamo ancora di emozione, spontaneità e pura, primeva energia rock, oggi inarrivabile.