Bad Luck Banging or Loony Porn, Recensione del film Orso d’oro a Berlino
Dopo l'Orso d'Oro al Festival di Berlino 2021, Bad Luck Banging or Loony Porn di Radu Jude arriva in esclusiva dal prossimo 16 Aprile sulla piattaforma Mio Cinema. Ecco la nostra recensione in anteprima.
Non senza una certa sorpresa, l’Orso d’Oro del Festival di Berlino 2021 è stato assegnato a un delirante film rumeno: Bad Luck Banging or Loony Porn. Ora, finalmente, questo sfrontato esperimento di Cinema arriva anche in Italia, dal 16 Aprile in esclusiva sulla piattaforma Mio Cinema.
Oltremodo irriverente, più che debordante, il film di Radu Jude è strutturato come una provocazione audiovisiva continua. Non a caso, la sequenza d’apertura è un’autentica porzione di porno amatoriale. Un vero filmino hard casalingo, con tanto di maschera, parrucca, urla di suocera fuori campo.
Disorientati da questa intro realisticamente impietosa, scopriremo che le provocazioni sono appena cominciate. Perché il regista procederà a suddividere il film in quattro differenti capitoli, totalmente dissonanti, irriducibili nella forma come nel contenuto.
Strada a senso unico. Breve dizionario di aneddoti, simboli e meraviglie. Prassi e allusioni. Tre possibili finali. Queste le quattro parti di una parabola anti-moralistica, pronta a mettere a nudo, ben più della protagonista, la Romania e il suo popolo, tra ferite passate e ipocrisie presenti.
Il risultato è un mash-up profondamente disturbante, ma anche irresistibilmente ironico, pervaso di quell’umorismo nero che sembra apertamente ispirato dalla gloriosa lezione dell’Avanguardia Surrealista, dallo Humor Noir, la mirabile arte della provocazione secondo André Breton.
Bad Luck Banging or Loony Porn: la Trama
Sullo sfondo di Bucarest, della primavera del 2020 e la fine del primo lockdown, assisteremo allo sventurato porno incidente di un’insegnante di Storia, Emi (Katia Pascariu). Come tanti, si è dilettata con suo marito in una sessione di porno amatoriale; solo che l’uomo ha ingenuamente caricato il video su Porn Hub.
Gli studenti della Professoressa, che insegna in una prestigiosa Scuola Media, hanno immediatamente intercettato il filmato, mostrandolo ai propri compagni in classe, durante la sua lezione. Per quanto cerchi di farlo rimuovere, il video per altro sembra moltiplicarsi sul web.
Emi si troverà allora al centro di un vero e proprio incubo. Riuniti di fronte alla Preside, inflessibili e sdegnati, i genitori degli alunni si riuniranno nel cortile della scuola, pronti a sottoporre l’insegnante ad un lungo, articolato, spietato processo.
Bad Luck Banging or Loony Porn: la Recensione
Mandate a letto i bambini. Una volta sarebbe stato questo l’avvertimento espresso caldamente prima dell’inizio delle trasmissioni. Ma d’altra parte, cosa potevamo aspettarci da un film che s’intitola Bad Luck Banging or Loony Porn (letteralmente, La scopata sfortunata o il Porno scemo)?
La parola loony suggerisce in effetti uno tra i pochissimi precedenti di questo bizzarro film sperimentale, portato fieramente oltre le estreme conseguenze dal regista Radu Jude, uno dei più apprezzati autori del panorama rumeno contemporaneo.
Parliamo naturalmente degli Idioti di Lars Von Trier, che nel 1999 scandalizzava Cannes mostrando per la prima volta in un Festival di Cinema una sequenza di vera penetrazione, per la quale erano stati assoldati attori professionisti del settore Porno.
Dal 1999 a oggi non stati in molti i registi a travalicare il confine con il Porno amatoriale, epitome di uno squallore, una bassezza morale e audiovisiva così sfacciatamente in contrasto con lo spirito di grande una kermesse internazionale, delegata a celebrare il Cinema nelle sue massime espressioni.
Eppure, quanto di più spudorato vedremo sullo schermo, mentre il regista rilancia la posta capitolo dopo capitolo, una provocazione dopo l’altra, non saranno necessariamente quelle scene di sesso, filmate dall’insegnante e suo marito tra le quattro mura della stanza.
Lo scopo del gioco è chiaramente un altro. Anzitutto, da spettatori vivremo il contrasto stridente tra la sequenza d’apertura e l’inizio del primo vero capitolo. Ovvero, il passaggio tra l’Hard crudo e una sessione di autentico pedinamento neorealista, che segue la nostra protagonista in giro per le strade di Bucarest.
Il regista segue la donna, travolta dallo scandalo e dai suoi pensieri, mentre vaga per le strade di Bucarest, una città che si risveglia faticosamente dal lockdown. Dalla scarsa definizione delle immagini amatoriali si passa così a una fotografia dalla bellezza quasi irreale, caratterizzata da colori saturi e brillanti.
L’incanto cinematografico è in netto contrasto con il tormento della protagonista, ma anche con il degrado umano e materiale della città. Quello che vediamo è un tessuto sociale strappato, dove la tensione esplode a ogni angolo, mentre la gente litiga al supermercato, nel traffico, in farmacia.
Le mascherine e il distanziamento sociale sono solo nuove scuse per scatenare discussioni fra sconosciuti frustrati. E sullo sfondo, la grandeur degli edifici storici, delle cattedrali del potere e del lusso, ovvero i nuovi centri commerciali, sono sempre più in contrasto con gli edifici abbandonati, fatiscenti.
L’inquietudine della protagonista somiglia sempre di più a quella di una intera nazione. Ma ecco che, con il secondo capitolo, il regista cambia ancora direzione. Presenta qualcosa di totalmente diverso.
Un bizzarro dramma surrealista sull’oscenità della Storia
Disorientato dal contrasto tra l’intro e il primo capitolo, con il secondo ci troveremo catapultati improvvisamente attraverso un vero e proprio percorso didattico, una raccolta enciclopedica dei termini minimi e i momenti chiave della Storia rumena.
La Storia di Romania verrà così illustrata attraverso immagini di repertorio, corredate di commento e didascalie. Eppure, i termini che si succedono non sembrano seguire alcuna logica, che non sia quella dell’assemblage surrealista.
Ovvero, un procedimento che cerca il senso filosofico profondo nel disordine e la ricombinazione di immagini e oggetti, come fosse “l’incontro casuale di una macchina per cucire e di un ombrello su di un tavolo operatorio” (Max Ernst).
Dal porno amatoriale al pedinamento della protagonista, come in un moderno dramma neorealista in alta definizione, il nostro Radu Jude cambia ancora, totalmente registro, virando verso i toni asettici e descrittivi della cinematografia documentaria, del Cinema del reale.
Ma è proprio qui, in questo brusco passaggio audiovisivo, che il film rivela la sua natura profondamente surrealista. I termini che si succedono in questo delirante percorso enciclopedico comprendono infatti l’Olocausto e la Rivoluzione dell’89, Nicolae Ceaușescu e la Chiesa Ortodossa, la fellatio e le pellicce di Volpe.
Lo spettatore emergerà allora da questa imprevedibile, disturbante lunga digressione pronto ad affrontare il clou del film. La protagonista che affronta infine il suo processo, i genitori, l’intera gamma dei cliché e dei pregiudizi del moralismo alto-borghese.
Il nostro Radu Jude sembra suggerire che nei corsi e ricorsi storici, perfino in un’epoca che sembra aver bruciato ogni tabù, la sessualità e la condizione femminile restano ancora il nodo critico, il punto di collisione dove ogni ipocrisia, ogni forma di prevaricazione rivela il suo volto più mostruoso.
Ma il dato stupefacente, è il regista abbia intessuto tante riflessioni in un film imprevedibile, eclettico, capace di mutare continuamente registro e linguaggio. E il risultato è evidentemente una di quelle “opere sperimentali”che sembravano ormai appartenere a un’altra epoca, un altro tempo.
Bad Luck Banging or Loony Porn arriva sulla piattaforma Mio Cinema il prossimo 16 Aprile. Di certo, al momento, è l’esperimento di cinema più strano, più ardito sul mercato. Non perdetevelo.