Verità Supposte è l'album dell'affermazione di Caparezza, ma è anche quello nel quale il rapper inizia ad inventare un genere a sé stante, fatto di citazioni, parodie, personaggi e canzoni che sembrano scene di un film
Ogni canzone è un commento a sé stante in un panorama di verità che vengono da Capa “supposte”, ossia teorizzate, sulla base di ciò che lo circonda. L’insieme tematico è quindi ampio ed universale. La Legge Dell’Ortica è una riflessione, per esempio, sul suo stesso stile “pungente” e provocatorio, che evita cliché e richiede grande apertura mentale.
Giuda Me (Giù Da Me) esplora stereotipi e preconcetti della sua meridionalità (Capa è pugliese). Dagli All’Untore lo reinventa come figura temuta e parodistica, evitata e quasi mostruosa quanto i paurosi e semi-mitologici untori Manzoniani. Dualismi mette in scena un confronto schizofrenico tra lui e la sua personalità artistica, con tanto di seduta terapeutica.
Nel Paese dei Balordi è una re-interpretazione cinica e spietata della favola di Pinocchio, che trasporta il povero burattino in un mondo (il nostro) freddo e brutale. L’Età dei Figuranti parla della superficialità del mondo dei talk show e della televisione, con tanto di imitazione di Bruno Vespa.
Non mancano, naturalmente, forti riferimenti alla scena politica e sociale in fermento. Nessuna Razza e Vengo Dalla Luna prendono di petto il razzismo rampante, all’epoca come oggi, in Italia. Follie Preferenziali è invece una dichiarazione di intenti pacifista che si indirizza alla Seconda Guerra del Golfo e all’impegno militare americano in Medio Oriente.
Culmine del tutto, una decostruzione della autorevolezza di Caparezza in quanto osservatore di tutte le verità esposte, ne Jodellavitanonhocapitouncazzo (tutto attaccato). Capa scende dalla cattedra e insiste sulla follia come unico mezzo per affrontare il panorama altrettanto folle che gli si presenta. Diventa sempre più (e sempre meno) sé stesso.