Bloodborne, gioco del 2015 sviluppato da From Software (qui i 20 migliori boss della saga SoulsBorne) in esclusiva per Playstation 4 è uno dei titoli che maggiormente ha segnato la vita di quella che oramai possiamo definire come Old Gen. Tuttavia, sebbene siano passati diversi anni dal suo rilascio sul mercato, sono ancora molti i misteri che aleggiano attorno all’intricata trama del titolo e, soprattutto, ai concetti tutt’altro che di facile intuizione che sono alla base del gioiellino di casa Miyazaki. Abbiamo deciso dunque di analizzare non il gameplay o la lore, ma bensì di fare un viaggio in tutta la filosofia che si trova alla base dell’incubo lovecraftiano che è Bloodborne.
Bloodborne e il tributo pagato a Lovecraft
Prima di entrare nel vivo della nostra analisi che verterà su molti degli aspetti che caratterizzano la trama di Bloodborne è giusto ricordare il tributo che From Software ha pagato a H. P. Lovecraft, geniale scrittore statunitense che nei primi anni del 900 rivoluzionò il mondo della narrativa horror.
Dal suo genio nacquero creature come lo Cthulhu, dalla cui idea sono nati alcuni dei Grandi Esseri presenti nel gioco, come ad esempio Amygdala. Inoltre le ambientazioni gotiche, dai tratti grotteschi che troviamo in ogni dove a Yharnam sono un chiaro esempio di come i racconti di Lovecraft abbiano influenzato lo sviluppo di Bloodborne. Basti pensare al mare di nebbia nel quale sono posti dei pilastri a perdita d’occhio nella Frontiera dell’Incubo; un’ambientazione tipica dello scrittore americano.
Inoltre molti dei suoi racconti si ambientano in mondi onirici e su piani esistenziali diversi dal nostro, esattamente come l’intricatissimo plot di Bloodborne. Con questo non vogliamo assolutamente dire che From abbia semplicemente trasposto un racconto di Lovecraft in un contesto videoludico. La trama infatti è totalmente originale. Tuttavia probabilmente questo gioco non avrebbe mai potuto avere le ambientazioni che lo contraddistinguono senza il genio dello scrittore americano. Ci sembrava giusto per lo meno ricordarlo. Detto questo, iniziamo.
Bloodborne, la Trama
Prima di addentrarci nelle idee alla base della Caccia, è bene cercare di avere bene in mente quale sia il plot attorno al quale si svolge l’intera vicenda. Noi impersoniamo uno straniero senza ricordi, giunto nella città di Yharnam per attingere alle infusioni di un sangue di natura misteriosa in grado di curare ogni male. Panacea che tuttavia permette al lato ferale insito in ogni uomo di emergere fino a trasformarlo in una creatura abietta.
Per questo dopo pochi secondi di gioco, veniamo posti al test che mostra la nostra forza d’animo. Questo ci rende idonei ad utilizzare il tempo che ci rimane prima di divenire una bestia anche noi, per cacciare le immonde creature che infestano e strade della città.
Tuttavia solo in seguito scopriremo che quello che cacciamo realmente è molto più pericoloso. Noi siamo infatti al servizio de La Presenza della Luna, Grande Essere divino che vuole la distruzione di ogni altro Grande Essere. Ovviamente è tutto molto più complicato di così, ma per la nostra analisi questi concetti di base sono sufficienti. Se siete curiosi di conoscere la trama del gioco in maniera più approfondita, fatacelo sapere che provvederemo con un articolo ad hoc.
Fatta questa rapidissima introduzione sul fulcro della trama di Bloodborne, iniziamo a mettere carne al fuoco.
La dicotomia tra conoscenza e fede
In Bloodborne giungiamo a Yharnam in un momento nel quale la situazione è oramai allo stremo e il ciclo della notte di caccia si ripete da un tempo indefinito. Tuttavia la situazione non è sempre stata così tragica. Quando infatti fu scoperto il sangue curativo, probabilmente donato dal Grande Essere supremo, Oedon l’Informe, gli effetti collaterali del suo utilizzo erano ancora ignoti. Solo quando i primi uomini iniziarono a trasformarsi in belve bisognò trovare una soluzione, la caccia per l’appunto, per arginare l’epidemia.
Fu in quel momento, dopo che gli uomini scoprirono l’esistenza dei Grandi Esseri e dopo che la Piaga delle Belve prese il sopravvento, che ci fu una scissione tra due linee di pensiero che puntavano ad uno stesso scopo: l’evoluzione umana e il contenimento dei danni causati dal sangue.
Mastro Willem e l’elevazione del pensiero
I Grandi Esseri sono, come detto, creature divine che vivono su piani esistenza più elevati di quello umano, che possono essere sogni o incubi cosmici. Tuttavia questo non significa che agli uomini non sia permesso elevarsi fino a trascendere le barriere divenendo un “simile del cosmo”, esattamente come loro. Per fare questo Mastro Willem, saggio studioso della mente umana, credeva nella possibilità di evolvere i pensieri degli uomini, arrivando a comprendere nella loro totalità la natura dei Grandi Esseri.
Willem era spaventato dall’uso del sangue e dalle conseguenza che derivano da questo, tanto che il maggiore insegnamento portato ai suo scolari fu quello racchiuso nell’adagio Temi il Sangue Antico. Per lui era sbagliato tentare di evolvere l’uomo utilizzando un mezzo così pericoloso, ma bisognava tentare la strada della conoscenza.
In Bloodborne questo concetto è reso in maniera fisica e non solo concettuale. Per Willem l’evoluzione della mente umana avviene fornendo un maggior numero di occhi al proprio cervello. Una scelta stilsitica grottesca certo, ma che permette di capire anche visivamente come l’uomo possa evolversi.
Noi pensiamo sul più basso dei piani – questa fu l’intuizione di Willem
Tuttavia questa è una strada pericolosa. Difatti anche quando un qualsiasi uomo riesce a elevare i suoi pensieri, acquisendo conoscenza cosmica del mondo che lo circonda, la cosiddetta Intuizione, questo non lo salva dalla Follia. Questa è intesa come impossibilità dell’uomo di comprendere la vastità del cosmo. Quando infatti qualcuno nel mondo pecca di Ubris cercando di comprendere cose per le quali il suo cervello non è pronto, impazzisce.
Uno dei casi più esemplificativi di tale concetto ci viene da Amygdala, Grande Essere con quale interagiamo in molti momenti della nostra avventura. Se infatti la nostra intuizione sale e quindi la conoscenza cosmica aumenta, ecco che possiamo vedere la spaventosa silhouette di Amygdala apparire in diversi punti della mappa. Tuttavia anche se raggiungiamo il massimo livello possibile di intuizione, quando la creatura ci afferra e ci obbliga a guardare dentro di lei, veniamo investiti da un’ondata di sapere cosmico esorbitante e dunque, impazziamo.
Questo ci potrebbe far pensare che Willem sia solo dunque un Don Chisciotte che lotta per un qualcosa di irrealizzabile. Ma non è così. Lui infatti è riuscito ad elevare sé stesso ad un livello superiore, scindendo la sua persona, oramai simile del cosmo in due parti. La mente superiore contenuta nel suo aspetto umano e il suo corpo che ha trasceso la conoscenza, Rom, una creatura, guarda caso, che possiede un gran numero di occhi.
Rom infatti, il Ragno Vuoto (e per l’amor di dio non ottuso) non è altro che la proiezione fisica dell’evoluzione che Willem ha ottenuto elevando i suoi pensieri. Non dimentichiamoci che è grazie a lui che la Luna Rossa viene bloccata all’orizzonte e che la piaga delle belve non prende il sopravvento. É infatti solamente dopo che noi uccidiamo Rom che il tutto diventa incontrollabile.
La Chiesa della Cura e la Comunione del Sangue
Se da una parte Mastro Willem temeva gli effetti nefasti del sangue e puntava ad un’evoluzione lenta ma inesorabile dell’intelletto umano che avrebbe portato la nostra razza alla sua naturale elevazione, alcuni suoi scolari avevano idee totalmente opposte. Il suo braccio destro Laurence infatti credeva che la soluzione per il passo successivo nell’evoluzione dell’uomo fosse da ricercare nel sangue antico. Solo attraverso lo studio costante di questo fluido e delle conseguenze della sua somministrazione si sarebbe potuto trovare un modo di contattare i Grandi Esseri e poter dunque far evolvere la razza umana.
Fu per questo che, dopo essersi separato dal suo mentore, decise di fondare la Chiesa della Cura, luogo di culto attraverso il quale avrebbe potuto utilizzare gli ignari abitanti di Yharnam come cavie. Laurence infatti mostrando la miracolosità del sangue in grado di curare ogni male, attirò a sé prima i malati e gli afflitti e poi l’intera popolazione.
Tuttavia non ci volle molto prima che gli effetti collaterali iniziarono a manifestarsi e le strade della città iniziarono a pullulare di bestie. Come continuare ad avere persone che volontariamente partecipassero alla Comunione (rito di infusione del sangue alla popolazione) se poco dopo si sarebbero trasformate in terribili creature? Semplice, tenendolo nascosto.
Venne dunque istituita una sezione segreta della Chiesa, l’Officina, i cui cacciatori avevano il compito di ripulire le strade dalle mostruosità che si andavano formando. Non solo, Laurence chiuse Mastro Willem nel suo luogo di studio, Byrgenwerthe lo rese zona proibita.
Così facendo la popolazione avrebbe continuato a fare uso del sangue curativo senza avere bene in mente tutta la situazione. Tuttavia quello che Laurence cercò di fare, giocare a fare Dio con l’evoluzione umana, non era tuttavia sostenibile. Per questo motivo troviamo la zona di Old Yharnam sigillata e ancora in fiamme. La Chiesa infatti perse il controllo di quella sezione della città e non poté fare altro che sigillarla e dare tutto alle fiamme. Uomini, donne, bambini, trasformati totalmente o meno. Tutti vennero giustiziati.
La feroce critica alla religione e alla società in Bloodborne
Bloodborne pone dunque le basi di una profonda critica al concetto stesso di Dogma e di Credo. Non è un caso che l’Istituzione venga chiamata Chiesa e l’atto di iniettare il sangue antico alla popolazione sia conosciuta come Comunione. Rimarchevole inoltre notare come, nella concezione di questo mondo, la trasformazione in belve non sia per tutti uguali. C’è infatti una punizione che il Cosmo stesso infierisce ai responsabili della Piaga. I chierici infatti e gli uomini di Chiesa si trasformano nelle bestie peggiori. Il chierico belva, Il Vicario Amelia, Laurence stesso. Sono tra le creature più grandi e spaventose che possiamo incontrare nel gioco.
Questo ovviamente ad esclusione dei Grandi Esseri che, come sappiamo sono esseri divini e unici. Se infatti questi ultimi sono perfettamente riconoscibili, le belve sono tutte uguali tra loro. Il Chierico Belva è pressoché identico a ciò che diventa Laurence. Questa la grande differenza tra chi vuole ergersi a divinità e giocare con l’evoluzione e chi divino lo è davvero.
Inoltre, seppure sotto mentite spoglie, il capolavoro di casa From lancia anche una frecciatina dal punto di vista politico. Innanzitutto per il modo nel quale Laurence tratta il suo mentore Willem. Egli infatti non viene eliminato, in quanto fonte di sconfinata saggezza. L’uomo viene rinchiuso vicino al Lago dove si trova Rom con un emissario della Chiesa della Cura subito fuori la porta affinché nessuno lo trovi. Questo perché Laurence sa perfettamente che se Willem rivelasse alla popolazione la verità, nessuno prenderebbe parte alla Comunione. La verità che porterebbe al bene sociale viene dunque occultata per le meschine ambizione di un piccolo gruppo di esaltati.
Quella che Laurence istituisce su Yharnam inoltre è a tutti gli effetti una dittatura basata su una feroce propaganda. La popolazione è infatti inebetita dalla promessa di un elisir magico in grado di curare ogni malore. Tuttavia è totalmente ignara di spingersi verso una terrificante trasformazione.
Vi ricorda mica una storica dittatura che gettò le sue basi sul malcontento comune? Ovviamente non solo il nazismo, al quale facciamo riferimento, giocò sulla rabbia o sui sentimenti di sconforto del popolo, è ovvio. Tuttavia è cosa nota che nei campi di prigionia venissero compiuti esperimenti umani atti ad evolvere la razza ariana. Un qualcosa di fortemente simile a quanto Laurence fa sulla povera popolazione di Yharnam non trovate?
Bloodborne e l’obiezione di coscenza
Come detto, durante l’avventura vissuta in Bloodborne, impersoniamo un cacciatore che deve, per l’appunto, cacciare tutte le orrende creature che gli si parano dinnanzi. Sono belve, noi cacciatori, tutto giusto.
Tuttavia, in alcune quest secondarie del gioco ci viene fatta una domanda. Il gioco la pone sottovoce, in maniera quasi subliminale, ma arriva al nostro orecchio forte e chiara. Quelli che noi cacciamo sono infatti uomini che si sono trasformati a causa dell’infusione del sangue antico, per un effetto collaterale di cui non avevano conoscenza. Dove si pone il confine tra uomo e belva? Sebbene siano oramai mostri, quelli che cacciamo non sono pur sempre uomini, per lo meno in origine? In quale momento esattamente smettiamo di essere assassini e diveniamo guerrieri al servizio di un bene superiore?
Questi quesiti vengono prepotentemente alla luce quando incontriamo Djuraex cacciatore e ora guardiano di Old Yharnam, la zona sigillata per essere data alla fiamme ed ora casa solamente di belve. Se infatti ci avviciniamo uccidendo queste creature, lui ci sparerà dall’alto. Quando completiamo la sua quest, egli ci spiegherà che quelle che noi uccidiamo non sono bestie, ma persone e che quindi lui non ha più intenzione di cacciare.
Tale concetto è ancor più chiaro quando ci addentriamo nei Boschi Proibiti, una delle zone più tetre e ansiogene dell’intera mappa di Bloodborne. Qui troviamo un uomo cieco, all’apparenza debole e indifeso. Tuttavia questi non è altro che una tremenda belva, nella quale si trasforma non appena lo attacchiamo. Lo scontro è arduo ma la cosa più interessante è sicuramente il dialogo che l’uomo fa durante il combattimento. Egli infatti definisce i cacciatori come assassini e mentre lotta per la vita pone una domanda che maggiormente fa riflettere rispetto a quanto fatto in precedenza da Djura: Credi che abbia chiesto io tutto questo?
L’uomo, come le altre belve di Yharnam, non ha colpa della sua situazione ma è solo una delle tante vittime dell’uso sconsiderato del sangue.
Inoltre, all’inizio della nostra avventura, nei primi minuti di gioco, affrontiamo un’intera popolazione di uomini, non belve. Cittadini impazziti e che cercano di ucciderci in ogni modo, tuttavia sempre uomini. La nostra è certamente un’autodifesa però unendo questa prima esperienza di gioco a quanto incontrato nelle ore successive la domanda rimbomba nel cervello del giocatore: Chi sono le vere belve assetate di sangue? Noi che uccidiamo scientemente o quelle creature che non hanno colpa?
Non a caso esiste un’altra figura all’interno del gioco Eileen il Corvo, la Cacciatrice di Cacciatori. Ella, come il suo epiteto fa capire, si occupa di eliminare tutti quei cacciatori, oramai ebbri di sangue, che perdono la ragione. Padre Gascoigne ed Henryk ad esempio. Sono ancora due esseri umani quando li affrontiamo per eliminarli, uccidendoli senza pietà e senza riserva alcuna. Cosa dunque ci rende meglio di una bestia qualsiasi che altro non fa che seguire il suo istinto?
Che ne pensate della nostra analisi? Siete d’accordo con il nostro punto di vista? Fatecelo sapere nei commenti. Se invece volete immergervi nel mondo di Bloodborne, potete procedere all’acquisto direttamente qui!