Ratchet & Clank alla salvezza della galassia in un platform colorato e tamarro
Ratchet & Clank. Se siete cresciuti con la PlayStation 2 li avrete sicuramente sentiti nominare. Ma ogni caso, la “strana coppia” creata da Insomniac è diventata talmente famosa, nel corso di due decadi di avventure, che è impossibile non conoscerli e non apprezzare le loro stravaganti vicende.
I due personaggi sono stati (e sono tuttora) a centro di quel ponte che lega il platform classico ai moderni giochi action e realistici. Mentre nel frattempo Insomniac si è spinta ben più avanti in questa direzione (con la saga di Resistance), quello di Ratchet & Clank rimane un franchise sempre in continuo sviluppo, come prova il nuovo titolo per il 2021, Rift Apart.
Seguendo la saga di Spyro the Dragon, l’idea di questa serie è proprio quella di riprendere le caratteristiche del platform anni ’90, adattandole alle possibilità grafiche e di gameplay del nuovo millennio. Aggiungiamo una trama (per l’epoca) sviluppata e coinvolgente, personaggi approfonditi e un po’ più di “serietà ”. E il gioco, letteralmente, è fatto.
Anche se in due decadi o quasi Ratchet & Clank sono stati protagonisti (anche separatamente) di molti titoli diversi, il gioco originale, uscito nel 2002, è quello che ancora rimane tra i più apprezzati e “groundbreaking” nel campo. Agli inizio degli anni ’00, infatti, gli unici veri rivali di Ratchet & Clank nel campo platform sono Jak and Daxter.
Dietro c’è lo spietato presidente Drek, a capo di una congrega di alieni chiamati i Blarg. Costoro hanno completamente inquinato e distrutto tutte le risorse del loro pianeta natale (ogni riferimento è voluto) e pensano ora quindi di… costruirne uno nuovo, utilizzando parti di altri pianeti sottratte a delle inermi popolazioni aggredite senza scrupoli.
Ratchet e Clank chiedono dapprima l’aiuto del mitico Capitano Qwark, eroe famoso in tutta la galassia. Egli però non solo si rivela un fedifrago, ma è pure al soldo dello stesso Drek. Ratchet rimane molto deluso dalla “svista” e se la prende con Clank. I due entrano in conflitto ma risolvono le loro divergenze quando Ratchet comprende davvero che cosa c’è in ballo.
Ratchet & Clank fonde elementi classici dei giochi platform (un genere all’epoca ancora florido) con caratteristiche tipiche del third person shooter (lo sparatutto), action e adventure. Mentre i toni del gioco sono sempre leggeri e “cartoonistici”, le possibilità di devastazione fornite dalle varie armi a disposizione lo situano in un contesto sci-fi pseudo-realistico.
Ratchet ha infatti a propria disposizione un arsenale ampio e complesso di gadget e dispositivi, dai più prevedibili come il “blastatore” (una pistola, in pratica) ai più improbabili come l’idrosostitutore, che serve a rimuovere e immettere acqua in aree più o meno ampie. Nel corso dei titoli successivi l’utilizzo dei gadget è diventerà una costante della serie.
Clank non è da meno, potendo contare su vari potenziamenti (acquistabili, come i gadget, raccogliendo la valuta del gioco, i bolt) che consentono ai due di volare, planare, scattare, ecc.. Non mancano i collectibles, nello specifico i famosi bolt d’oro nascosti, che permettono di sbloccare contenuti extra e altro.
La maggior parte del gioco è impostata sull’esplorazione di aree e percorsi, spesso diversificati, che conducono i due ad aiutare le popolazioni attaccate dai Blarg, o a cercare di fermare o sabotare i piani di Drek. In questo intervengono anche alcuni elementi puzzle, per sbloccare vie d’accesso o aree segrete. La fusione di tutti questi stili di gameplay è in definitiva il punto forte del gioco.
Le tematiche
Pur non essendo un gioco sviluppato al punto da confrontarsi con i titoli impegnativi del periodo, come quelli della serie di Metal Gear, il primo gioco di Ratchet & Clank si espone in maniera significativa su una serie di temi non trascurabili. Questo considerando che si tratta di un gioco “per ragazzi”, non per adulti.
Il primo e più importante tema toccato è di sicuro quello dell’ambientalismo. Già a inizio anni ’00 la minaccia del global warming è ben nota e il gioco sceglie di mostrare cosa accadrebbe ad un pianeta completamente inquinato e deprivato di ogni risorsa. Ma non è tutto: l’aggressiva politica industriale e corporativa dei Blarg fa danni ovunque ed è impossibile ignorarla.
Basti pensare per esempio al soleggiato resort sul pianeta Pokitaru, uno dei livelli del gioco (somiglia alle Hawaii), le cui acque vengono allegramente inquinate con rifiuti tossici. Come risultato, gli animali mutano e diventano mostri letali. In generale l’ideologia distruttiva dei Blarg, che va a braccetto con un capitalismo senz’anima, viene condannata senza remore.
I vari pianeti sui quali i due personaggi si spostano costituiscono il setting variegato del gioco e fungono da “livelli”, aree limitate da esplorare. Tipicamente, si tratta di percorsi (a volte due o tre diversi) che partono dal punto di atterraggio della navicella spaziale utilizzata da Ratchet e Clank per viaggiare e che ad essa sempre ritornano o riportano.
Per quanto riguarda gli ambienti veri e propri, si va dalla parodia/citazione alla creazione di luoghi realistici e credibili. Pensiamo per esempio a Kerwan, uno dei primi pianeti visitati, che ricorda l’enorme pianeta-città Coruscant di Star Wars, a sua volta ispirato al pianeta Trantor, cuore dell’Impero Galattico nelle saghe sci-fi di Isaac Asimov.
Si va quindi oltre la classica caratterizzazione per stereotipi, tipica dei platform anni ’90 (come Spyro the Dragon): non ci sono il mondo “western”, il mondo “della Cina”, il mondo “del medioevo”, ecc.. Viceversa, lo sforzo di costruzione del setting è vivace e concreto, percepibile chiaramente durante il gameplay e capace di conferire quel tanto di credibilità necessaria.
Naturalmente è sempre importante la varietà : i pianeti non sono tutti uguali, un altro punto di forza del gioco. Si passa da un mondo desertico ad uno prevalentemente acquatico, da uno ghiacciato ad uno ricoperto di lava. C’è spazio per una stazione spaziale, per un mondo tutto foresta e per un livello interamente ambientato a bordo di alcune astronavi. C’è tutto.
Il lato comico
Non si può esattamente parlare di Ratchet & Clank come di un gioco “comedy”. Tuttavia, la componente satirica e parodistica spesso impiegata, specialmente nella caratterizzazione dei personaggi e nella messa in scena delle situazioni e dei dialoghi, è più che evidente. A venir parodiati sono soprattutto stereotipi, preconcetti e aspettative basate su luoghi comuni.
Ci sono tante altre parodie: dal classico nerd di Al’s Roboshack alla ginnasta sovrappeso dall’accento tedesco Helga, dal “fricchettone” campione di overboard Skid McMarx al truffaldino proprietatio del resort su Pokitaru. Tanti sottili riferimenti alle figure più svariate della società e della cultura occidentali, riprese e rimaneggiate sì che ognuno mostri pregi e difetti.
Per concludere, c’è il running joke per eccellenza non solo di questo gioco, ma dell’intera saga: il famoso idraulico. Costui non ha un nome: viene salvato da Ratchet e Clank ad inizio gioco e, dopo essere stato ritrovato su Batalia (pianeta in preda ad una guerra perenne) ritornerà in tutti i successivi titoli della saga (o quasi) nelle situazioni più improbabili. I fan lo conoscono bene.
L’intera missione intrapresa prosegue solo grazie ad un continuo dialogo tra Ratchet e Clank, che passa anche infatti per contrasti e inclinazioni verso esigenze diverse. All’inzio, per esempio, Ratchet è più interessato ad incontrare il Capitano Qwark e a diventare famoso, che a salvare la galassia; è poi Clank a fargli capire la criticità della situazione.
Ratchet & Clank rappresenta ancora oggi una produzione esemplare per quanto riguarda la re-immaginazione dei videogiochi per ragazzi all’inizio del nuovo millennio. Emancipato dall’inegnuità e dalla semplicità dei giochi anni ’90, il titolo si ferma tuttavia qualche passo indietro rispetto ai lavori più ambiziosi del genere videoludico realistico “per adulti”.
Le battute non sono mai spinte, non ci sono contenuti espliciti di alcun genere e persino l’utilizzo delle armi è spesso più fumettistico che altro. Aggressività e violenza tecnicamente ci sono, ma i toni sono sempre leggeri e la morale di fondo è comunque “pacifista”. I protagonisti vogliono costruire, non distruggere.
Che sia grazie a queste caratteristiche o meno, il successo del gioco è enorme e dà vita ad un franchise florido che coinvolge gamer di ogni età ancora oggi. In questo senso Ratchet e Clank si rivelano ben più longevi dei rivali Jak and Daxter o di altre figure simbolo del platform come Crash Bandicoot. Per la mitica coppia, l’avventura è appena all’inizio.
Ratchet e Clank | Testato su PlayStation 4 – via PlayStation Now –