Gabriele Muccino alla cerimonia di premiazione dei David di Donatello 2019, credits: Rai
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Con le nomination ai David di Donatello di certo non sono mancati i commenti su candidati ed esclusi: compreso quello di Gabriele Muccino.
Il regista ha infatti postato sul suo account Twitter un articolo del Rolling Stone, dove il suo film Gli anni più belli comparare nella lista degli “snobbati”.
La condivisione dell’articolo è stata accompagnata dal commento: Non dovrei dirlo, ma sono d’accordo.
Se è più lecita l’amarezza per non essere rientrato nella lista dei film considerati migliori della strana stagione cinematografica del 2020, un po’ meno comprensibile può apparire l’accanimento del regista.
Infatti Gabriele Muccino è andato avanti, con un altro post, scrivendo:
Diciamocelo, cari giurati dei Premi David: questa ennesima volta (è dal 2003 che snobbate il mio lavoro) l’avete fatta grossa. A perdere non sono io, ma la vostra credibilità, smarrita peraltro da tempo. Farò il tifo per Michaela Ramazzotti e Claudio Baglioni.
Diciamocelo, cari Giurati del @PremiDavid: questa ennesima volta (è dal 2003 che snobbate il mio lavoro), l’avete fatta grossa. A perdere non sono io, ma la vostra credibilità, smarrita peraltro da tempo. Farò il tifo per @miramazzotti e @ClaudioBaglioni#Gliannipiùbelli
Gabriele Muccino, successivamente, decide di non fermarsi, e commenta uno dei film con più nomination ai David di Donatello: Favolacce, dei fratelli D’Innocenzo.
Sto provando a guardare da stamattina Favolacce. Non lo sono ancora riuscito a finire. Sarò poco intelligente o cinefilo per comprenderle la grandezza? (Eppure sono di quelli che quando vedono Dogman, chiamano il regista per ricoprirlo di complimenti)
Sto provando a guardare da stamattina #Favolacce. Non lo sono ancora riuscito a finire. Sarò poco intelligente o cinefilo per comprenderne la grandezza? (Eppur sono di quelli che quando vedono Dogman, chiamano il regista per ricoprirlo di complimenti).
Naturalmente, dopo i tweet di Gabriele Muccino non hanno tardo ad arrivare anche i commenti degli altri iscritti a Twitter.
Quando qualcuno gli fa notare che dal suo tweet emerge più una sensazione di rosicamento che un giudizio obiettivo, Gabriele Muccino risponde con un tweet in cui chiama in causa il politicamente corretto.
Per la cronaca: Pasolini detestava Calvino, Moretti Monicelli, i viscontiani si odiavano con i felliniani e a volte venivano persino alle mani. Se posso dirla tutta e fino in fondo, tutto questo politicamente corretto, è la tomba dell’arte e lo trovo insopportabile.
Il mio ragionamento è: faccio film da 23 anni. Ho girato in diversi continenti, mi sono misurato con il pubblico italiano e anche globale. Il mondo reale, nel nostro mestiere, è fuori del perimetro del cortile in cui si giocava alla champions league quando era solo briscola.
Il mio ragionamento è: faccio film da 23 anni. Ho girato in diversi continenti, mi sono misurato con il pubblico italiano e anche globale. Il mondo reale, nel nostro mestiere, è fuori del perimetro del cortile in cui si giocava alla champions league quando era solo briscola.
La querelle è stata poi (forse) conclusa da un ultimo tweet del regista, in cui Gabriele Muccino sembra volersi riappropriare del suo diritto a dire la sua su un film. E scrive:
Quando C. Bene e V. Gassman si confrontavano a colpi di veleno e fioretto, davano all’arte antitetica che portavano in scena, una statura immensa. Se un film non mi piace perché non dovrei dirlo?! Per evitare che si dica che è invidia?!! Amo ammirar le cose belle! Non deprimermi!