I Tune-Yards proseguono coerentemente la loro discografia con un altro lavoro competente ed eclettico, ma senza sorprese
È sempre un piacere risentire gli intricati intrecci musicali finemente intessuti da Merrill Garbus nel progetto Tune-Yards. Da ormai una decina d’anni l’artista prosegue a creare questi quadri (non potrebbero essere definiti altrimenti) di colori che si ricoprono l’un l’altro, mescolando generi di ogni tipo come elettronica, soul, indie, rock, R&B, psichedelia. E siamo di nuovo qui.
Sketchy, già dal titolo tutto un programma, è l’ultimo album dei Tune-Yards e fa, di nuovo, esattamente quanto sopra descritto. La Garbus gioca con la musica come se si divertisse a scomporre e ricomporre un puzzle a suo piacimento e il risultato è una bellissima confusione. Una confusione che, però, trova naturalmente un suo senso, seppur complesso.
Non stiamo ascoltando la West Coast Pop Art Experimental Band (anni ’60) ma ci troviamo comunque di fronte ad una delle più intriganti sperimentatrici del panorama indie. In Sketchy, non si tira indietro e riesce a creare canzoni che funzionano e coinvolgono sempre. Ma, questo è un po’ il problema, non riescono a svicolarsi dall’urgenza di suonare anti-commerciali.
O meglio, di momenti orecchiabili ce ne sono, ma la maggior parte del disco sembra quasi averne paura ed evitarli di proposito. Il che poteva andare bene per la Garbus del 2011. Ora, però, pare davvero un peccato che la cantante e multi-strumentista venga portata ad auto-limitare le proprie intuizioni melodice e ritmiche in favore della strenua ricerca di un’arte pura.
Lo prova per esempio, nella tracklist, il momento alla John Cage di Silence pt. 2 (Who is “We”?): puro silenzio d’ambiente. Bello, ma occorre davvero? Perché i migliori “bozzetti” di questo insieme sono le canzoni che vanno in ben altra direzione: Nowhere, Man (riferimento ai Beatles), Hold Yourseld, Under Your Lip (la migliore) e Be Not Afraid.
Insomma, dopo un decennio Merrill Garbus sembra avere espresso appieno tutte le potenzialità della sua musica e sarebbe forse ora per lei di concentrarsi su qualcosa di più mirato. Qualcosa che le consenta di racchiudere i colori che riesce ad evocare in un quadro più ordinato e godibile. Ma non siamo ancora a quel punto e forse lei intende non giungervi mai.