5 momenti imperdibili di Mario Brega, da Sergio Leone a Carlo Verdone
Mario Brega è stato un attore caratterista che ha fatto della romanità il suo marchio di fabbrica. Ecco 5 momenti indimenticabili per celebrare il suo personaggio.
Il 23 Luglio del 1994, Mario Brega moriva stroncato da un infarto. Durante la sua lunga carriera, l’attore ha preso parte a oltre 90 film. Fra questi, i più rappresentativi ed indimenticabili sono i film di Sergio Leone e quelli di Carlo Verdone.
Mario Brega: una breve biografia
Florestano Brega, in arte Mario Brega, nasce a Roma il 25 Marzo del 1923. Figlio dell’atleta olimpico Primo Brega, Mario cresce in un ambiente di estrazione popolare. Fa il suo esordio al cinema nel 1954. Grazie alla sua corporatura robusta e al suo sguardo severo, si impone presto come caratterista. In seguito a La marcia su Roma (1962) e I mostri(1963) di Dino Risi, Mario Brega ottiene un discreto successo nell’ambiente lavorativo cinematografico.
In quegli anni conosce Sergio Leone, regista con il quale lavorerà più volte e al quale deve la sua notorietà. L’attore partecipa a tutta La trilogia del dollaro(1964-1966) e in Per un pugno di dollariMario Brega viene accreditato con lo pseudonimo Richard Stuyvesant. Con lo stesso nome viene accreditato nel film Buffalo Bill – L’eroe del Far West (1964); ma mentre il primo film è passato alla storia del Cinema, il secondo viene ricordato per la famosa scazzottata tra l’attore romano e Gordon Scott.
I tipi grossi come te mi piacciono
Nel 1966 Sergio Leone, a conclusione della trilogia del dollaro, girò Il buono, il brutto, il cattivo. E per il ruolo del terribile caporale Wallace, Leone volle ancora una volta Mario Brega. Per rendere il personaggio ancora più crudele , Leone fa mettere sull’occhio di Brega una cicatrice.
Le scene (in qualche modo complementari) che lo hanno reso memorabile vedono Mario Brega dare un pugno nello stomaco di Eli Wallach nella prima delle due. Al che, Eli Wallach rialzandosi lo guarda e dice “I tipi grossi come te mi piacciono, perché quando cascano fanno tanto rumore“.
Invece la seconda scena vede Eli Wallach prendersi la rivincita su Mario Brega e pronunciare la battuta “Ne hai fatto di rumore!”. Da notare che a inizio carrieraMario Brega è stato spesso doppiato. In questo film sentiamo la voce di Renato Turi.
L’incontro con Carlo Verdone
Alla fine degli anni ’70 Carlo Verdone stava preparando il suo esordio cinematografico. Un giorno il comico romano stava parlando con il suo mentore: Sergio Leone. I due stavano discutendo sul film che avrebbero fatto di lì a poco: Un sacco bello (1980). Verdone stava cercando un attore che potesse interpretare il ruolo del padre di Ruggero.
Quest’ultimo personaggio era un hippie e Verdone voleva che il padre fosse un duro, un uomo rude. In quel momento – stando a quanto racconta il regista romano – entrò nella stanza Mario Brega. Stava portando la frutta e la verdura a Sergio Leone. Verdone appena lo vide ebbe una folgorazione e propose immediatamente a Mario Brega il ruolo del padre.
Questa non è violenza
Il film ebbe un grandissimo successo di pubblico oltre a vincere un David di Donatello, un Globo d’Oro e un Nastro d’Argento. Ma soprattutto segnò un nuovo inizio di carriera per Mario Brega che insieme a Verdone realizzò altri tre film.
Sono molti i momenti memorabili che possono essere citati. Ve ne presentiamo due: il primo, che fa anche un po’ da tormentone al personaggio del padre, è la battuta “E me la chiami violenza questa?”.
A me fascio?
Il secondo è la famosissima “A me fascio?”. Racconta sempre Carlo Verdone che la scena fu improvvisata da Mario Brega e che la battuta finale non era scritta nel copione. E, giustamente, Verdone decise di tenerla, rendendola una delle battute più conosciute e citate ancora oggi del caratterista romano.
Sta mano po’ esse fero e po’ esse piuma
A Un sacco bello (1980) seguì Bianco, rosso e verdone(1981). Qui il ruolo di Mario Brega è più piccolo rispetto al precedente, ma non per questo meno memorabile.
L’attore interpreta Er principe, un burbero camionista romano che inizialmente riscuote la simpatia di Sora Lella. La seguente scena vede Mario Brega fare una puntura a Sora Lella, davanti agli occhi spaventati di Carlo Verdone. Er Principe, manco a dirlo, fa un’iniezione perfetta, seguita dalla famosissima battuta già citata nel titolo. Quel giorno la mano fu ‘na piuma.
Assaggia ste olive, so greche
La terza collaborazione tra Carlo Verdone e Mario Brega è dell’anno seguente: Borotalco(1982). In questo nuovo film Brega è Augusto, il suocero di Sergio.
Sergio si reca presso l’alimentari di Augusto e quest’ultimo gli fa assaggiare i prodotti che ha comprato per rifornire il suo negozio, tra cui le famose olive. Poi inizia a fare un discorso un po’ autocelebrativo un po’ intimidatorio nei confronti del suocero Sergio per passargli i valori del rispetto.
Il racconto di Augusto è un episodio realmente accaduto tra Mario Brega e Gordon Scott, e svoltosi sul set di Buffalo Bill – L’eroe del Far West.
Gli ultimi anni
Mario Brega continuò a lavorare per diversi anni e con diversi registi, fra cui Carlo Vanzina e Sergio Citti. Nel 1984 prese parte a C’era una volta in Americadi Sergio Leone. In quello che è l’ultimo grande film del regista italiano, Brega interpreta un piccolissimo ruolo, una comparsata.
L’attore romano è uno dei 4 sicari che vogliono uccide Robert De Niro. Tuttavia la piccola scena bastò a far nascere fra i due una forte amicizia, tanto che quando Brega era in ospedale De Niro lo andò a trovare e gli regalò una foto di scena di Toro scatenato. Lo stesso Brega racconterà l’episodio in un’intervista.
L’attore romano morì il 23 Luglio 1994 e venne seppellito al Cimitero del Verano.
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